Trento
«Commissariamento della scuola trentina. Capitolazione della nostra Autonomia.»

«L’eventuale ipotesi di commissariamento della scuola trentina», come dichiarato alla stampa da Ugo Rossi già dal novembre scorso, è divenuto realtà.
«Una realtà – spiega il consigliere provinciale Claudio Cia – ampiamente preventivata e tuttavia sempre negata dal presidente che non ha mai neppure ammesso scorrettezze da parte dell’amministrazione provinciale».
È quindi la trasparenza – come sottolineato anche dal segretario del sindacato Delsa Mauro Pericolo – il punto cruciale sul quale ci si è giocati in un colpo solo credibilità e autorevolezza.
«Sprezzante come uno scolaretto discolo ai richiami della maestra, – insiste Cia – il nostro presidente, che già dal 5 agosto scorso aveva ricevuto indicazione di attribuire le cattedre in base alla vecchia graduatoria e non con i criteri “collaudati”, si è visto commissariare gli uffici scolastici per gravi irregolarità durante la rissegnazione delle cattedre ai docenti che avevano ricorso al Consiglio di Stato. L’ostruzionismo mostrato nei confronti del Commissario ad acta, dott.ssa Daniela Beltrame, impedendole di insediarsi per sovrintendere alla corretta ottemperanza delle ordinanze emesse dal Consiglio di Stato, ha suscitato poi la giusta presa di posizione del Sindacato Delsa, il quale denuncia fatti di una gravità inaudita».
Per chiarezza, chiamata in giudizio dal presidente della VI sez. del Consiglio di Stato, la nostra Provincia era già stata denunciata dalla dott.ssa Beltrame, e più volte anche dal Segretario del Sindacato Delsa, Mauro Pericolo, per «l’oggettiva mancanza di trasparenza, tale da rendere impossibile la valutazione dell’avvenuta o non avvenuta esecuzione corretta e completa all’Ordinanza n.3377/2016», come anche, «la documentazione depositata dalla Provincia è assolutamente lacunosa, parziale, incongruente e inidonea a rivelare lo stato dell’attuazione dell’Ordinanza cautelare».
Risulta dimostrata e messa alla berlina la impenitente volontà dell’Amministrazione provinciale a disattendere quell’ordinanza.
Ma secondo Claudio Cia è ancor più grave, se possibile, «che in questa vicenda abbiamo pure visto dirigenti provinciali assecondare la volontà del politico di turno a favore di Tizio piuttosto che di Caio, assecondando interessi privati, anziché curarsi di applicare la legge nel rispetto del bene comune che è chiamato e demandato ad amministrare, senza inventare nulla, senza prendere alcuna posizione se non quella legale».
I dirigenti citati da Claudio Cia, facenti capo a Rossi, sono la dott.ssa Ferrario e la dott.ssa Mussino, che hanno, «per così dire, – afferma ironicamente il consigliere di Agire – intrapreso atti che in buon trentino possiamo definire come “pestare un merdone”!»
«Hanno compromesso la credibilità della loro funzione e degli uffici che rappresentano. Si è pure assistito all’utilizzo improprio degli avvocati in forza alla Provincia, – aggiunge ancora Cia – coinvolti in una sorta di azione di copertura, trovare escamotage, e giustificare gravi irregolarità amministrative rilevate invece poi dal Consiglio di Stato. Una Avvocatura che è entrata in più occasioni a gamba tesa in questioni che erano di natura prettamente sindacale, vero esempio di un uso distorto dell’autonomia.
«Invito quindi il presidente Rossi a prende atto della propria inadeguatezza a rappresentare e difendere la credibilità della nostra autonomia, e a dimettersi. Ben più gravi saranno i pericoli ai quali lo esporrà la sua inaccettabile permanenza in questa funzione che ambirebbe a fare della trasparenza il supremo frutto dell’Autonomia».- conclude Claudio Cia
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