Trento
Spesi 467 mila euro di spese legali da parte della giunta per impugnare le norme statali dettate dal governo

Per 34 volte dal 2008 ad oggi la Provincia ha impugnato leggi dello Stato davanti alla Corte Costituzionale, incaricando della propria rappresentanza e difesa sempre gli stessi due professionisti esterni – Giandomenico Falcon e Luigi Manzi –, sostenendo per loro una spesa che al netto degli oneri fiscali è ammontata complessivamente a 466.953,67 euro.
E’ quanto si evince dalla risposta scritta che il presidente della Giunta Ugo Rossi ha dato a un’interrogazione di Claudio Civettini, consigliere provinciale di Civica Trentina. Circa le motivazioni che hanno portato alla scelta dei legali esterni incaricati, per il presidente Rossi “si deve richiamare il carattere assolutamente fiduciario della prestazione professionale conferita, nonché la preparazione professionale, l’assoluta unicità dell’esperienza maturata nei giudizi avanti la Corte Costituzionale le la riconosciuta profonda conoscenza dell’ordinamento autonomistico provinciale; caratteristiche, queste, necessarie per lo svolgimento di un incarico di difesa avanti alla Corte costituzionale. Inoltre – conclude il presidente – si consideri che proprio il prof. Giandomenico Falcon è componente del Comitato legislativo provinciale, ossia dell’organo di consulenza scientifica prevosto dalla legge provinciale 12 del 1983, oltre che professore di diritto amministrativo presso l’Università degli studi di Trento”.
“Non è affatto schizofrenico“, per Rossi, che i parlamentari trentini aderenti a partiti della maggioranza approvino a Roma norme statali che poi la Provincia impugna.
Nella sua interrogazioni Civettini chiedeva che come mai la Giunta impugna leggi statali approvate a Roma anche con il voto favorevole dai parlamentari trentini appartenenti agli stessi partiti da cui è formato l’esecutivo provinciale.
Rossi risponde che “la situazione non è affatto schizofrenica, ma è spiegabile con i diversi ruoli e funzioni degli organi istituzionali e statutari e nei principi che caratterizzano il nostro sistema costituzionale”.
Tra i quali, ricorda Rossi, il divieto di mandato imperativo espresso dall’articolo 67 della Costituzione (“Ogni membro del Parlamento rappresenta la nazione ed esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato“), per cui ogni parlamentare esprime liberamente le proprie scelte di voto senza alcun tipo di automatismo derivante dall’appartenenza o dalla provenienza da un territorio.
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