Trento
Andreatta e il «rimpastino» di Giunta, non cambia assolutamente niente, anzi…

Sono trascorsi solo pochi giorni dalla conferenza stampa in cui il sindaco Alessandro Andreatta ha annunciato il rimpasto della Giunta, ma non sono mancate le numerose reazione del mondo politico. Si parte con le critiche per la scelta maschilista come quella del presidente del Patt Tamanini che ha dichiarato: «pesante come un macigno e velenosa come la saliva di un cobra, l’assenza di motivazioni politiche con le quali l’Asse.ra Ferrari è stata estromessa dall’Esecutivo comunale; questa assenza di presupposti politici costituisce il vero vulnus di una vicenda sulla quale si sono incardinate ragioni di prepotenza, maschilismo, opacità, pavidità, doppio giochismo».
Anche l’assessora Sara Ferrari con un tweet dice la sua contro la decisone di Andreatta: «È avvilente che una coraggiosa scelta d’innovazione di ieri, finisca oggi con una giovane donna fuori». Parole di stima per Marika Ferrari arrivano anche dalla presidente Lucia Coppola: «Ha portato le sue competenze professionali, freschezza di idee, sincera passione, capacità d’ascolto e di relazione con i cittadini. Doti che non sempre appartengono alla politica». Seguono Donatella Conzatti, ex segretaria dell’Upt: «Marika Ferrari. Resilienza. Ad ogni sgambetto si apre la possibilità di un successivo passo più deciso» e Antonia Romano (L’Altra Trento): «In Marika ho apprezzato la volontà di mettersi in gioco, le potenzialità di crescita, l’entusiasmo, la disponibilità. Dispiace che, mentre abbiamo la pretesa, forse la presunzione, di candidare la città a capitale della cultura, dobbiamo cedere a una visione politica maschilista».
Adirate le opposizioni: «Non basta spostare una pedina sullo scacchiere, sostituire un assessore con un altro: l’ingresso in giunta di Tiziano Uez non sposterà di una virgola i problemi, che si ripresenteranno puntuali da domani» dice il M5s. Mentre è ancora più decisa la posizione di Claudio Cia di “Agire”: «Andreatta ha scelto la dolce morte, un vero suicido programmato». Ma c’è anche chi giudica ipocrita la maggioranza, come Rodolfo Borga (Civica Trentina) che afferma: «il rimpastino costituisce l’ennesima manifestazione dell’ipocrisia che caratterizza l’operato di una spudorata coalizione». Anche la Lega Nord critica il rimpasto puntando alla sostituzione di “genere”: «Mentre i consiglieri del centrosinistra in Consiglio provinciale “discettano” su preferenze di genere e quote rosa, impartendo lezioni sulla loro superiorità morale il sindaco di Trento fa un mini rimpasto di giunta in cui l’unica cosa chiara ai cittadini è la sostituzione del “genere” maschile con il “genere” femminile».
Maestranzi (che oggi prende la delega sul Bondone ) dice: «Io non ci sto» ed esplode una “guerra” nel Patt. «Avevamo dato l’ok a un’altra soluzione e invece ieri arrivo qui e mi ritrovo Uez assessore. Quello che in aula ha votato contro il sindaco e la giunta» aggiunge Maestranzi. Anche Tiziano Mellarini attacca il sindaco e dice: «l’Upt esce penalizzata».
Intanto però il dato di fatto è che l’assestamento di bilancio è passato veramente per il rotto della cuffia: 21 voti considerati gli assenti (Castelli giustificato, Panetta già andato via, Maestranzi fuori dall’aula, Bozzarelli all’estero). I 23 voti della maggioranza tratteggiata da Andreatta quindi non ci sono. Ciò che emerge è quindi una maggioranza ancora più in bilico, pronta a cadere al primo voto segreto.
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