Trento
Trasporti pubblici: quando c’era il bigliettaio….

“Avanti signori, avanti c’è posto”... celebre espressione consacrata nell’omonimo film in una straordinaria interpretazione del grande Aldo Fabrizi, risuonava come un invito attraverso il quale la “leggendaria” figura del bigliettaio cercava in qualche maniera di rendere scorrevole l’afflusso dei tanti passeggeri sull‘autobus particolarmente affollato.
Come dimenticarselo? Figura tutta d’un pezzo, con la sua bella divisa di ordinanza, che si collocava generalmente nella parte posteriore del mezzo, seduto sullo strapuntino in una postazione “strategica“, da cui veniva gestito il rilascio dei biglietti tramite una macchinetta e la relativa custodia del contante.
Nella sua imponenza e nella sua autorevolezza istituzionale intimava poi quasi soggezione o timoroso rispetto ai tanti ragazzini come noi, anche a quelli più temerari e spavaldi, pronti ad abbassare “la cresta” di fronte ad una lumata severa.
Come non ricordare qualche energica occhiataccia di rimprovero al bulletto di turno, che immediatamente si ridimensionava!
Nell’immaginario comune, pertanto, oltre a vigilare sul corretto pagamento del biglietto valido per l’effettuazione della corsa che impediva una qualsiasi forma di evasione dell’obbligo, esercitava una rassicurante funzione di controllo anche sui comportamenti dei passeggeri, che generalmente mantenevano una condotta composta, misurata ed educata per l’intero tragitto.
D’altra parte l’autorità era autorità e la presenza fisica della “divisa” era rincuorante per tutti i viaggiatori, di qualsiasi età; insomma, la parola “degrado” in tutte le sue componenti più svilenti era piacevolmente sconosciuta…
Oltretutto una figura di supporto disposta ad informare gli utenti su questa o su quell’altra fermata, una persona con la quale si scambiavano anche due chiacchiere e un sorriso, come ricordano oggi alcuni anziani, “con cui condividere non soltanto un tratto di strada, ma pezzo di vita quotidiana”, come descritto in una canzone di qualche decennio fa. In alcune occasioni, un vero galantuomo che invitava i passeggeri «distratti» a cedere il posto a sedere alla vecchietta di turno, o che interveniva con decisione nel caso in cui una ragazza venisse infastidita da qualche latin lover esasperato.
Una sorta di angelo custode che proteggeva e sorvegliava dall’alto, che coordinava anche le operazioni di “sgombro” del mezzo di trasporto.
Poi, con l’arrivo della tecnologia, più o meno verso la fine degli anni Settanta, la loro scomparsa, probabilmente per l’esigenza di razionalizzare la spesa comunale. Tutto ciò determinò la loro sostituzione con le tintinnanti macchinette obliteratrici.
Oggi, invece, salire sull’autobus è tutt’altro che rilassante, magari ad inizio giornata, soprattutto in alcune corse “accompagnate” dalla presenza di alcuni giovanotti “senza limiti” e non sempre rispettosi delle regole; alcuni ragazzini talvolta si aggirano con fare da bulli, spingono, strattonano; altri si stendono scompostamente sui sedili, si stravaccano con assoluta nonchalance, ingombrando ogni angolo con zaini e pacchi. Insomma l’anarchia sembra regnare incontrastata!
Che nostalgia dei tempi che furono…
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