Trento
«Casa Padre Angelo» uno spot per mascherare la verità

È da molto tempo ormai che noi de “La Voce del Trentino” seguiamo il caso riguardante la casa di accoglienza “Casa Padre Angelo”, numerosi sono stati i nostri articoli in merito e le inchieste che ci hanno portato il 19 marzo 2016 a presentare un esposto presso l’ufficio della Procura della Repubblica del Tribunale di Trento, contro la suddetta struttura.
Brevemente è bene riassumere quanto emerso fino ad ora in merito a questa vicenda.
In seguito a svariate segnalazioni da parte di alcune madri che erano state ospitate nel centro, che denunciavano la somministrazione di cibi scaduti anche mediante prove fotografiche, ci siamo attivati facendo partire un’inchiesta che ha fatto emergere un quadro piuttosto allucinante di quanto avviene quotidianamente in questo che dovrebbe essere un luogo sicuro per mamme e bambini in difficoltà.
Bambini messi nei vani delle caldaie, la presenza di vermi nei letti, nei bagni e nei lavandini, di furti di alimenti e vestiario, di atti intimidatori pesanti e violazioni della privacy giornaliere ai danni delle male mme ospiti nella casa, di un senso di sporco e degrado diffuso sono solo alcune dei fatti raccapriccianti che emergono non solo dalle testimonianze scritte delle mamme, ma anche dalle registrazioni effettuate presso la struttura che sono state poi inserite come prove nell’esposto presentato in Procura a Marzo, tuttora al vaglio del Magistrato.
“Da quel momento non abbiamo mai smesso di occuparci della vicenda Casa Padre Angelo“ – commenta Gian Piero Robbi, uno degli autori delle inchieste assieme a Roberto Conci, Editore del nostro giornale e Gabriella Maffioletti, delegata regionale di ADIANTUM, e il nostro invito è quello di leggere tutti i nostri articoli e inchieste che troverete in calce, ma quello che ci ha portato oggi a scrivere questo nuovo post è un articolo apparso sulla stampa locale il 18 settembre 2016.
A nostro giudizio questo articolo è impostato come un vero e proprio spot pubblicitario per promuovere la struttura.
“L’articolo edulcorato apparso ieri su un quotidiano locale riservato a dare un rilancio di immagine allo standard alloggiattivo, di vivibilità e di progettualità sociale dei servizi offerti dalla Struttura Casa Padre Angelo onlus Trentina – ci dice in una nota Gabriella Maffioletti -, lascia basiti non solo per la tempistica con la quale si è scelto, da parte del Direttivo, di assumere tale iniziativa ma sopratutto per la spocchia usata nell’illustrare particolari descrittivi di spazi, assistenza e cura sia dei locali che delle utenti/ospiti della Struttura adatti alla “favoletta delle buone fatine” piuttosto che calzanti alla realtà oggettiva vissuta da molte mamme lì alloggiate.”
“Noi pubblici opinionisti di cronaca di indagine – conclude la Maffioletti – non potevamo lasciare che questi Signori tentassero “con un colpo di pennello” di ridisegnare una tela che noi sappiamo bene che non ha i connotati chiari e intonsi che millanta nel verbo, abbiamo visto in questo tentativo anche una provocazione nei confronti di quelle donne che, umiliate nella loro dignità di donne prima e di madre poi, si sono sentite trattate alla stregua di “persone calpestate nei loro diritti”! Ora noi de La Voce del Trentino il nostro lavoro lo abbiamo credo compiuto fin nei minimi dettagli , attendiamo fiduciosi quali siano le determinazioni degli Organismi provinciali, della Autorità giudiziaria inquirente , soggetti istituzionali tutti con funzioni di controllo e vigilanza su tutte la strutture para/pubbliche che attraverso la sottoscrizione della Carta dei Servizi, con apposito statuto e atto costitutivo dichiarano di perseguire progetti sociali con locali, risorse umane e standard di vivibilità e presa in carico sociale con determinati requisiti standard qualitativi al seguito.”
Che questa operazione di marketing sia stata studiata per attutire il colpo inflitto dalle nostre inchieste e dalle varie visite dei NAS che si sono susseguite negli ultimi mesi? Beh, basta leggere l’articolo per comprendere che l’obiettivo è quello di far apparite “Casa Padre Angelo” come un luogo immacolato in cui mamme e bambini possono vivere in “un ambiente familiare e tranquillo”.
“Il nostro obiettivo è sostenere e coltivare i rapporti positivi tenendo uniti mamma e bambino”, dice Carlo Pasolli direttore della casa d’accoglienza, nell’articolo apparso su un quotidiano locale, insomma sono tante le belle parole, e buoni propositi riportati nell’articolo, ma francamente a noi interessa la voce di chi non ha voce anche in questo caso. Il direttore di “Casa Padre Angelo” e chi per lui possono dichiarare ciò che vogliono alla stampa, ma sono le spiegazioni che dovrà dare alle tante testimonianze comprovate che ci interessano.
Anche se hanno provato a far tacere chi ha vissuto e vive tali esperienze in quel luogo, la realtà è emersa, le testimonianze fotografiche e audiovisive ci sono e rappresentano un dato di fatto non solo nei confronti della legge che speriamo prenda al più presto provvedimenti in merito, ma anche per l’opinione pubblica che non potrà fare a meno di prendere atto di quanto emerso.
Restiamo in attesa degli sviluppi e vi terremo aggiornati, inoltre vi invitiamo a dire la vostra su questa vicenda, anche aggiungendo delle testimonianze in merito.
I misteri di «Casa padre Angelo»: ora si muove anche la politica Trentina.
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