Trento
L’ avventura di una famiglia Trentina a Colonia: quando la sanità trentina deve imparare da quella tedesca.

Una famiglia trentina in vacanza a Colonia, nello Stato della Renania Settentrionale Westfalia in Germania, ci racconta la propria esperienza con il pronto soccorso tedesco in una tranquilla giornata estiva.
«In un pomeriggio di agosto a Colonia, quando il caldo si fa sentire ed i figli smaniano alla ricerca di novità e divertimento, cosa proporre? Ormai la vacanza è agli sgoccioli e le attrazioni principali sono state già visitate sia in città che nei dintorni.
Con un rapido giro su TripAdvisor scopriamo che a Colonia nel quartiere di Ehrenfeld c’è un minigolf 3D-Blacklight.
Si tratta di un minigolf indoor (al coperto, ndr) al buio dove si usano neon e proiettori (3D-Blacklight) che assieme agli occhiali 3D creano ambientazioni suggestive fosforescenti per i percorsi delle 18 buche (sono attivi 2 impianti del genere in Germania, un terzo sarà attivato nel corso del 2016 ed altri tre nel corso del 2017, ndr).
Diamo inizio alla partita (sfida a quattro) il punteggio lo segniamo elettronicamente con una App su un telefonino che il gestore ci ha consegnato all’ingresso assieme alle mazze ed alla pallina, superiamo tutti la prima buca con il Par previsto, ci apprestiamo ad affrontare la seconda buca ma l’imprevisto è dietro l’angolo, nostro figlio maggiore nell’oscurità scambia per virtuale un ostacolo reale del percorso e ci cade rovinosamente sopra procurandosi una vistosa ferita sotto al ginocchio sinistro dalla quale il sangue fuoriesce abbondante.
Usciamo immediatamente dal locale di gioco ed il gestore dell’impianto ci fornisce prontamente garze e bende dalla cassetta di primo soccorso (sappiamo che tenere la cassetta è obbligatorio, ma ci stupiamo ugualmente nel vedere che il suo contenuto è in perfetto stato di conservazione), vista poi la difficoltà a muoversi del ragazzo (con una ferita sanguinante e col sospetto di una frattura) il gestore decide di chiamare un’ambulanza che arriva in appena cinque minuti dalla telefonata.
I sanitari sbendano nostro figlio, danno un’occhiata, effettuano una disinfezione, un nuovo bendaggio ed in pochi minuti trasportano l’intera famiglia in ambulanza al St. Franziskus-Hospital (nella foto); durante il breve viaggio l’autista ci racconta che Colonia ha molti ospedali per cui qualunque emergenza è presa in carico in brevissimo tempo, quando arriviamo all’ospedale l’autista ci fa notare che è in costruzione una nuova ala per l’ampliamento dello stesso (il St. Franziskus-Hospital è un ospedale minore cattolico tenuto da una fondazione di natura religiosa – il motto dell’ospedale è “Der Mensch in guten Händen – L’uomo in buone mani”, ndr).
Arrivati all’ospedale ci affidano ad una infermiera che subito avvisa il medico del triage, intanto all’accettazione consegniamo carta d’identità e tesserino sanitario del ragazzo ad un’impiegata amministrativa che ne fa una fotocopia e ce li restituisce prontamente, poi mi fa firmare un modulo nel quale dichiaro che siamo in Germania per le vacanze e non alla ricerca di cure mediche (si tratta di un inasprimento delle leggi tedesche dopo che per anni soprattutto i cittadini rumeni hanno praticato “turismo sanitario” a spese dei contribuenti tedeschi, ndr).
A questo punto entriamo in una piccola sala di attesa dove sono già presenti tre pazienti con i loro accompagnatori, la sala è tranquilla e silenziosa, non c’è il tabellone con i codici di emergenza a colori che è presente al Santa Chiara di Trento né la grande quantità di pazienti in attesa.
Qui iniziamo a pensare ad una nostra precedente esperienza al Santa Chiara dove nostro figlio a causa di una distorsione ha impiegato ben sei ore dall’accettazione alla dimissione e crediamo che ne usciremo tardi anche questa volta.
Il giovane medico chiama un paziente anziano prima di noi, poi in meno di un quarto d’ora ci fa entrare, da questo punto in poi il medico fa eseguire al tecnico di radiologia delle lastre al ragazzo per scongiurare la presenza di fratture, poi accertata l’assenza di fratture effettua una disinfezione della ferita, applica una leggera anestesia locale e ricuce la ferita con quattro punti, intanto fa somministrare al ragazzo dall’infermiere un’anti-tetanica e nel frattempo ci racconta che l’indomani partirà per una vacanza sul lago Maggiore e che l’anno prima è stato sul lago di Garda.
Veniamo dimessi in appena un’ora e tredici minuti dall’accettazione, più che un pronto soccorso lo definiremmo un pit-stop da Formula 1.
Ringraziamo il personale sanitario, medico, paramedico ed amministrativo (che oltre al tedesco parlava anche l’inglese) che si è adoperato con estrema professionalità, competenza, cortesia e simpatia per farci superare i momenti difficili dissipando completamente i nostri stati d’ansia ed i nostri timori.» (lettera firmata).
Dalla redazione de La Voce del Trentino aggiungiamo che queste sono le storie di buona sanità che ci piace ascoltare, sappiamo che rispetto ai dati nazionali la situazione trentina è migliore della media, ma ancora per quanto?
A noi piacerebbe che il benchmark di riferimento non fosse l’Italia ma la Mitteleuropa. Valutando i fatti in termini calcistici potremmo semplificare affermando che essere i primi della serie B non è poi questo gran merito, meglio sarebbe posizionarsi almeno a metà classifica della serie A.
Negli ultimi tempi con la chiusura dei presidi ospedalieri territoriali (punti nascita), la riduzione della guardia medica, l’ingolfamento del pronto soccorso, la burocrazia imperante in questo Paese e le liste di attesa spesso superiori all’anno per le visite specialistiche (che ci costringono a prestazioni fuori provincia, intramoenia o addirittura private) il primato della Sanità trentina si sta rapidamente ridimensionando ed appiattendo sulle posizioni delle regioni più problematiche d’Italia.
Non diamo la colpa ai nostri bravi e competenti professionisti della Sanità, ma ricordiamo ai nostri amministratori che non è questo il Trentino che vogliamo e li esortiamo a guardare alle buone prassi dell’Europa centrale e del nord prima che il gap tra noi e loro diventi irrecuperabile.
È necessario però riportate un dato che crediamo importante: A Colonia abitano oltre un milione di abitanti e nonostante questo il pronto soccorso funziona in modo ineccepibile, Trento con poco più di 115 mila abitanti si ritrova notte e giorno il pronto soccorso intasato con lunghe code che spesso interessano anziani già provati da qualche malattia.
A cura di Mario Amendola
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