Trento
Fast fashion – i costi nascosti della moda a basso prezzo

Vi siete mai chiesti come fanno certe catene a vendere jeans, magliette, camicie e tanto altro a dieci euro o poco più? Come fanno a sostenere i costi e comunque guadagnare vendendo la marche a quel prezzo?
Purtroppo i costi ci sono e forse sono invisibili ad un primo sguardo, ma grazie ad internet ed alle inchieste dei giornali e all’interesse delle associazioni in difesa dei lavoratori, ora questi costi sono finalmente esposti ed sono parte di una verità accessibile a tutti.
La città di Dhaka è diventata famosa pochi giorni fa per via del terribile attentato che ha coinvolto sia cittadini locali, che turisti e lavoratori stranieri, eppure in pochi ricordano che qualche anno fa (nel 2013), proprio nella stessa città, un palazzo di nove piani crollò investendo completamente i lavoratori manifatturieri che si trovavano negli scantinati.
In tutto il mondo moltissimi bambini ed adulti sono vittime dello sfruttamento del settore dell’abbigliamento e le loro condizioni lavorative sono davvero precarie. Il fotografo Claudio Montesano Casillas, solo l’anno scorso, ha pubblicato le foto di un reportage realizzato per esporre lo sfruttamento di adulti e bambini da parte delle multinazionali occidentali in Bangladesh, in cambio di pochissimi centesimi al giorno.
Grazie ad una fitta rete di subappalti, per le autorità è molto difficile risalire alle aziende che richiedono questo tipo di manodopera, le quali chiaramente non vogliono esporsi verso i loro clienti abituali svelando il vero prezzo dei loro prodotti.
Il problema dei vestiti a basso costo purtroppo non riguarda solo i lavoratori, ma anche i materiali. La famosa organizzazione no profit Greenpeace ha lanciato una campagna per esporre i vestiti realizzati con materiali tossici, chiedendo alle aziende produttrici di cambiare prodotti, sia per tutelare la salute dell’uomo che quella dell’ambiente, dove infatti vengono riversati i residui dell’industria tessile.
Un’ultima riflessione riguarda lo smaltimento di questi vestiti. Qualità a parte (spesso questi vestiti resistono una sola stagione), il prezzo degli stessi è così basso che ci permette di cambiarli con più facilità e velocità. L’autrice Elizabeth Cline, nel suo libro “Overdressed: The
Shockingly High Cost of Cheap Fashion”, illustra i numeri incredibili della moda a basso costo: un dato impressionante ci dice che gli americani comprano 20 miliardi di capi l’anno, (circa 64 capi di abbigliamento a persona). Tenendo conto del fatto che questa tendenza è ormai presente in tutto il mondo possiamo solo immaginare i numeri che ruotano attorno a questo business. Il dato più preoccupante però riguarda proprio lo smaltimento di questi abiti: secondo le ricerche della Cline, nel Regno Unito i consumatori buttano via 2 milioni di tonnellate di abbigliamento l’anno.
Non potendo avere i dati di tutti i Paesi coinvolti nella ricerca e di quelli in via di sviluppo, anche in questo caso possiamo solo immaginare l’impatto ambientale di questa moda fast food, che vede abiti realizzati per la maggior parte con fibre petrolchimiche e coloranti tossici, riempire sempre più le discariche del mondo.
Nonostante la situazione sia grave, vi sono anche delle buone alternative. Le grandi multinazionali non sono rimaste indifferenti di fronte a questa esposizione negativa ed alcune catene di abbigliamento ora raccolgono i vestiti usati per ridurre l’impatto ambientale della loro produzione; altri producono abbigliamento in cotone biologico ed espongono nei loro piani aziendali l’intenzione di tutelare i loro lavoratori, dando loro un luogo sicuro dove lavorare ed una paga dignitosa.
In parallelo a questo mondo del cheap and fast fashion, esiste anche un movimento più lento, dove molti giovani stanno investendo per crearsi un futuro economico e per garantirne uno pulito al pianeta. I grandi ed i piccoli del mondo equo e solidale si sono già mobilitati da anni per garantire una moda sostenibile sia per chi produce che per chi compra; un capo realizzato con i dovuti criteri potrebbe all’apparenza costare di più rispetto ad uno “cheap”, ma sicuramente sarà più resistente nel tempo ed al momento del suo smaltimento peserà molto meno sull’ambiente.
Anche a Trento, ad esempio all’interno del Social Store di via Calepina, esistono piccole boutique di giovani stilisti emergenti che propongono vestiti realizzati con stoffe naturali o con materiali riciclati, non solo, grazie al web con una piccola ricerca è possibile collegare i tessuti naturali alla nostra provincia, trovando così dei negozi direttamente sul territorio.
Internet offre svariate soluzioni per chi vuole acquistare materie prime con le quali realizzare i propri vestiti o semplicemente acquistare un capo già realizzato in tutto il mondo.
Il cambiamento avviene dal basso, quindi come consumatori è nostro dovere far capire alle grandi multinazionali che i vestiti a basso prezzo non dovrebbero nasconderne uno molto più alto che in fondo ci coinvolge tutti. Il consumatore dovrebbe avere la possibilità di indossare vestiti naturali, fatti con materiali atossici e realizzati senza lo sfruttamento di bambini ed adulti, che vivono e lavorano in condizioni precarie nelle fabbriche di tutto il mondo.
La prossima volta che compriamo un vestito proviamo a pensare a chi lo ha realizzato ed a quello che vogliamo mettere sulla nostra pelle.
-
Trento1 settimana fa
«Sporco fascista di merda ti ammazzo, Trento è antifascista»: Massacrato il figlio minorenne di Emilio Giuliana
-
Rovereto e Vallagarina1 settimana fa
Schianto Marco di Rovereto: morto nella notte il 64 enne Italo Nave
-
Trento3 giorni fa
Prosegue il contenzioso nei confronti della Banca Popolare dell’Alto Adige Volksbank
-
Io la penso così…5 giorni fa
Il caso di Giovanni Verga vietato per la Scuola del Trentino Alto Adige
-
Rovereto e Vallagarina1 settimana fa
Rovereto, chiude anche «La Saponeria» sul centralissimo corso Rosmini
-
Trento3 giorni fa
Lutto nella politica Trentina, morto Claudio Taverna: «Era un grande uomo, un vero esempio»
-
Fiemme, Fassa e Cembra2 settimane fa
Lupi troppo vicini ai centri abitati della val di Fassa, quando cominceranno gli abbattimenti? Luca Guglielmi interroga la giunta
-
Trento4 giorni fa
Ex Sit/Atesina: la Mak Costruzioni vince l’appalto
-
Rovereto e Vallagarina2 settimane fa
58 enne si amputa la mano nel giardino di casa
-
Val di Non – Sole – Paganella3 giorni fa
Sfruz Comune dell’Euregio
-
Trento6 giorni fa
Marvin Vettori e il rapper Tony Effe ai ferri corti. Scoppia la rissa a Milano
-
Val di Non – Sole – Paganella2 settimane fa
Tentano l’incursione nella biglietteria della Trento-Malé: vandali in azione a Cles
You must be logged in to post a comment Login