Trento
Caos appalti quartiere Le albere, sotto accusa Itas Assicurazioni e Spektra

Bandiere, trombette, fischietti, molta rabbia e una valida ragione per continuare a combattere: ecco le armi del gruppo di lavoratori che si sono radunati stamane presso il complesso residenziale delle Albere.
Circa venti lavoratori, tutti addetti al servizio di portierato delle Albere, hanno manifestato a seguito del loro licenziamento, che a quanto pare è avvenuto in maniera estranea a qualsivoglia concetto di legalità e di correttezza verso l’operato finora svolto da queste persone. Al loro fianco, erano presenti dei rappresentanti delle organizzazioni sindacali Filcams Cgil e Uiltrasporti.
Per capire meglio i motivi della rabbiosa protesta e per immaginare i possibili scenari urge tornare indietro di qualche giorno e cominciare la storia dall’inizio. Della pulizie, servizi di portierato, e della security per il quartiere delle Albere fino a poco tempo fa si occupava la ditta Arco Tecnica di Milano. Poi una Joint Venture trentina (denominata IURE) composta da ITAS ASSICURAZIONI, l’imprenditore Boller e ISA (la finanziaria della Curia) decidono di prendere in mano la situazione dedicandosi alla continuazione del servizio mantenendo i contratti in essere con le stesse aziende, cioè Tama Service e Aries, almeno questo fino al 17 giugno quando via e-mail è stato comunicato alle stesse la fine del rapporto di lavoro e che l’appalto veniva rinnovato a favore della ditta Homeland Securnet.
Questo significa mettere sul lastrico 18 famiglie. Ma la cosa piuttosto strana è che la ditta a cui è stato dato l’appalto risulta non avere nessun dipendente a busta paga, e non solo, risulta in realtà essere un’azienda di consulenza con nessuna caratteristica per operare in simili servizi.
La cosa ha insospettito i lavoratori a tal punto che attraverso fonti certe sono poi venuti a sapere che la Homeland Securnet aveva giù sub – appaltato il lavoro alla Spektra, un’azienda che si occupa di Sicurezza e solo da ottobre del 2015 di pulizie. Altro problema è la mancanza di una trattativa per l’assunzione dei vecchi dipendenti, in questo senso c’è stata una chiusura completa non motivata, o almeno così sembra, perché dalle dichiarazioni di alcuni dipendenti che hanno protestato sembra che ci sia una ragione discriminatoria che potremo leggere in fondo all’articolo.
Ma anche la Spektra non sembra avere la forza lavoro per dare continuità al servizio, infatti dalla visura camerale l’azienda, che è un’impresa individuale, avrebbe solo 5 dipendenti. La decisione da parte di IURE è stata molto travagliata, infatti ISA voleva riassumere tutti i dipendenti della Tama Service per non lasciare 18 famiglie del dramma, ma pare che ITAS assicurazioni abbia forzato la mano e sia l’unica responsabile di quanto sta succedendo.
La trattativa è stata portata avanti dal direttore ITAS Ermanno Grassi in forma privata con Vincenzo Circosta titolare della Homeland Securnet, e questo potrebbe avere dei seri contraccolpi all’interno della compagnia assicurativa che fino ad ieri si è contraddistinta per serietà e professionalità.
A questo proposito abbiamo sentito Giovanni Coletti l’amministratore delegato della Tama Service che ha riferito molto contrariato: «la situazione appare imbarazzante, infatti l’articolo 4 del contratto con IURE dice chiaramente che in caso di mancato rinnovamento del contratto con la mia azienda il personale debba essere assunto dalla nuova azienda». Coletti ha confermato che metterà a disposizione gratuitamente ai dipendenti lasciati a casa i suoi avvocati per tutelare i loro interessi verso chiunque non ottemperi al contratto e soprattutto a verso chi manchi di etica sociale e morale nei confronti di chi ha tenuto sempre un comportamento corretto verso tutti.
«È ovvio – ha poi concluso Coletti – che non intendono rispettare l’articolo 4 solo per pagare meno tasse e meno il personale, insomma una situazione davvero scorretta che mi amareggia ancora di più perché adottata da persone che pensavo corrette e trasparenti e che penalizza un’azienda di qualità che paga le tasse regolarmente e che oltre che essere perfettamente idonea tutti gli enti previdenziali non ha mai avuto problemi con nessuno»
Ci siamo recati sul posto e abbiamo parlato con i manifestanti. Ciò che è emerso è uno scenario di precariato e di ingiustizia che ha colpito le vite di giovani e di padri di famiglia. In particolare, abbiamo raccolto le testimonianze di Mouria Fradj, Sinacciolo Stefano, Redjepi Elmedin, Boussalem Elmokhtar e Barhoumi Marouan.
Ci raccontano che questi lavoratori facevano parte di due aziende di portierato, Tama e Aries, e da quasi tre anni operavano nel quartiere delle Albere. Recentemente, le due aziende hanno perso l’appalto e la nuova Srl, Spektra, non ha però intenzione di assumerli, lasciando così 18 famiglie a casa. Questo fatto è successo oggi, ma è stato comunicato solamente alcuni giorni fa, dando così un preavviso irrisorio di poche ore. «Avendo un contratto indeterminato – spiega uno di loro – abbiamo il diritto di essere nuovamente assunti, lo dice anche l’articolo 4. Dal momento che Spektra si è rifiutata, noi siamo qui a protestare per riprendere il nostro posto di lavoro.»
I partecipanti esprimono un forte senso di delusione verso le aziende per cui hanno prestato il loro servizio per così tanto tempo, facendo sacrifici e impegnandosi giornalmente nelle loro mansioni, anche quando i turni erano doppi. L’unica alternativa che è stata loro proposta sembra essere la disoccupazione.
Ciò che più anima le voci dei protestanti è la mancata riconoscenza che il loro lavoro ha ricevuto. Infatti, non svolgevano soltanto incarichi da portinai, ma anche di netturbini, di sorveglianti esterni e di pulizia del canale: insomma, un contratto multi-task. Dichiarano che, pur di non perdere la loro occupazione, hanno svolto incarichi extra, che non rientravano nel loro contratto, e accettando di essere sottopagati durante gli orari notturni in cui sorvegliavano il quartiere e di lavorare fino a 12 ore al giorno. Un fatto sconcertante considerati i rischi che comporta un lavoro come questo, con cui si ha a che fare con delinquenti e con ladri. Hanno inoltre fatto fronte a due furti avvenuti nei negozi del quartiere e tenuto sotto controllo lo svolgimento delle feste che hanno luogo nel parco delle Albere.
Si insinua anche il fattore della discriminazione. Da quanto è stato affermato, la Spektra non sarebbe propensa ad assumere stranieri. «Solo a tre di noi hanno fatto un colloquio – continua un manifestante – e ci hanno sottoposti alla lettura di un testo in italiano molto complicato, fatto di frasi astratte, ingannevoli e non connesse fra loro, per giudicare il nostro livello di italiano. Il vicepresidente dell’azienda, Tommaso Clementi, ha detto che questa è una sua strategia. Hanno richiamato solamente un nostro collega italiano, proponendogli di licenziarsi, così da perdere tutti i suoi diritti, per poi poter accettare un contratto a tempo determinato di sei mesi.» Certo che se la cosa risultasse vera per la Spektra si aprirebbero scenari davvero inquietanti e l’apertura da subito di un’inchiesta
«Abbiamo intenzione di proseguire le proteste fino a quando non avremo qualche risposta, sperando sia a nostro favore – ha continuato uno dei presenti – Non abbiamo nessun limite prefissato. Vogliamo venire qui tutti i giorni per avere giustizia. Questo avvenimento è inconcepibile e noi non lo accettiamo. Non ci saremmo mai immaginati di venire licenziati dopo la perdita dell’appalto, era una situazione che non credevamo possibile.»
Anche Paola Bassetti della Cgil e Francesca Vespa di Uiltrasporti, in strada a sostenere questi lavoratori, hanno rimarcato il loro dissenso di fronte a questa situazione. «È vergognoso voltare le spalle a chi si è mosso per costruire e promuovere questo quartiere, diventandone parte integrante – aggiungono le due sindacaliste – Una decisione gravissima, che non trova nessuna giustificazione. Lottiamo insieme a loro per cambiare questo mondo di precariato e di disoccupazione. Il cambio d’appalto prevede l’assunzione, ma il problema è che ogni volta mutano le regole e a perderne sono proprio i lavoratori invisibili, che nessuno sa che ci sono ed iniziano ad esistere solo quando avvengono questi drammi.»
Lo scopo di questa mobilitazione è dunque quello di venire riassunti e di riavere il loro precedente contratto a tempo indeterminato. «Ci sono famiglie con bambini, con persone a carico, tra cui dei disabili, con mutui e affitti. Noi abbiamo bisogno di lavorare e, soprattutto, questo posto ci spetta di diritto. Siamo molto delusi e arrabbiati, perché con i nostri sacrifici siamo ormai entrati a far parte di questo quartiere, è come una seconda famiglia per noi.»
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