Italia ed estero
Strage di Orlando: le lacrime di Obama e l’opportunismo di Trump
L'America piange le vittime innocenti dell'ennesima strage da arma da fuoco. Stavolta il bersaglio è la comunità omosessuale di Orlando, in Florida. Una carneficina che ha fatto 50 morti e 53 feriti. “La strage peggiore nella storia dell'America”, così l'ha definita il presidente americano Barack Obama.

L'America piange le vittime innocenti dell'ennesima strage da arma da fuoco. Stavolta il bersaglio è la comunità omosessuale di Orlando, in Florida. Una carneficina che ha fatto 50 morti e 53 feriti. “La strage peggiore nella storia dell'America”, così l'ha definita il presidente americano Barack Obama.
Nella notte tra sabato e domenica, un uomo ha fatto irruzione in un locale gay e ha cominciato a sparare all'impazzata. L'uomo, armato di un fucile d'assalto, si è barricato dentro il locale con degli ostaggi, ma, alla fine, è stato ucciso dalla polizia.
L'autore di questa terribile strage è Omar Mateen, trentenne, di origini afgane. Secondo il padre, il movente sarebbe il suo odio irrefrenabile verso gli omosessuali. L'Fbi, però, sta indagando su possibili legami tra la strage e il terrorismo islamico. A tal proposito, lo stato islamico ha già rivendicato la strage attraverso Amaq, la sua agenzia stampa, dichiarando che il killer “era un combattente dell'Isis”.
Non è la prima volta che i servizi segreti americani si interessano a Omar Mateen. L'Fbi indagò già due volte su di lui, per possibili legami con il terrorismo, ma le indagini non proseguirono. Mateen fu interrogato nel 2013 e nel 2014.
Il presidente americano Barack Obama ha pronunciato ieri il suo ventesimo discorso per commemorare le vittime di una strage da arma da fuoco. “Ad Orlando sono state attaccate persone che si erano riunite per ballare, per vivere – ha ricordato Obama – L'attacco a qualsiasi americano indipendentemente dalla razza, dalla religione, dagli orientamenti sessuali è un attacco contro tutti noi, contro i valori fondamentali della dignità che identificano il nostro paese”.
Un discorso che ha scatenato la reazione veemente del candidato repubblicano alla Presidenza, il magnate newyorchese Donald Trump, che ha sbottato su Twitter: “Nelle sue dichiarazioni oggi, il presidente Obama si è rifiutato vergognosamente perfino di pronunciare le parole 'islam radicale'. Solo per questo motivo, dovrebbe dimettersi”.
Come prevedibile, Trump preferisce puntare l'indice contro l'islam radicale, piuttosto che riflettere sul fatto che se in America è così facile entrare in possesso di un'arma da fuoco la colpa è anche del suo partito, i Repubblicani, che hanno fatto tutto quanto era in loro potere per impedire all'amministrazione Obama di mettere in atto maggiori controlli sulla vendita delle armi.
Una mossa, inoltre, che mette a nudo la totale mancanza di empatia del candidato repubblicano, che si è affrettato a sfruttare la strage a suo favore, per supportare le sue tesi sull'estremismo islamico, piuttosto che fermarsi e piangere, insieme al resto del Paese, le vittime di questa ennesima insensata carneficina.
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