Trento
Il requiem verdiano pacifica la memoria di Battisti
E’ stato un evento, quello di sabato sera nel teatro Sociale di Trento, gremito in tutti gli ordini di posti.

E’ stato un evento, quello di sabato sera nel teatro Sociale di Trento, gremito in tutti gli ordini di posti.
Un evento positivo, con l’esecuzione in grande stile del Requiem verdiano in memoria di Cesare Battisti, di Fabio Filzi ma anche dei caduti di tutte le guerre. La Presidenza del Consiglio provinciale ha voluto dare così un contributo al centenario della doppia esecuzione che ha segnato la storia della nostra terra. Splendida e appassionata l’esecuzione da parte dei duecento orchestrali e coristi compresenti sul palcoscenico, concertati in modo millimetrico dal maestro Mauro Roveri.
Un applauso allora all’Orchestra de I Filarmonici di Trento, al Coro di Piazzola sul Brenta, alla Kammerorchester St.Pauli e al Chor der Friedenskirche di Amburgo. Magnifica l’interpretazione – dal Kyrie iniziale fino al drammatico “Libera me” finale – del soprano Rosanna Lo Greco e con lei del mezzosoprano Luciana Pansa, del tenore Paolo Antognetti e del basso Maurizio Franceschetti.
A introdurre la serata, salutando sul palco centrale gli ospiti d’onore Marco e Mimma Battisti, figli di Gigino e nipoti di Cesare, è stato il presidente del Consiglio provinciale, Bruno Dorigatti. “L’Ufficio di Presidenza – ha detto alla platea, – ha fortemente voluto affiancare in questa occasione musicisti italiani e tedeschi, a rappresentare così il valore assoluto del dialogo nel momento in cui ricordiamo l’età delle guerre e del sangue. Credo che oggi noi dobbiamo ritrovare le ragioni dell’unità anche a livello europeo, perché sono molto più forti delle poche motivazioni plausibili per dividerci. E venendo alla complessità della vicenda battistiana, vorrei che si sgombrasse finalmente il campo dai troppi stereotipi che ne hanno messo in secondo piano i valori più nobili. Le idee di Battisti attingevano alla grande lezione del socialismo e dell’internazionalismo europeo, all’ideale mazziniano dell’Europa dei popoli e al riconoscimento del valore primario della libertà. E allora vanno superate le letture ideologiche e le vulgate di comodo, davanti alla morte di Battisti e di Filzi non possiamo che rimanere in rispettoso silenzio”.
Un messaggio particolarmente significativo è stato poi formulato dal presidente della Provincia, Ugo Rossi: “E’ venuto proprio dai nipoti di Battisti – ha detto – l’invito a far uscire il loro nonno dalla cristallizzazione in cui è stato troppo a lungo imprigionato, a depurarne finalmente il mito dalla carica ideologica. Per farlo occorre guardare all’uomo, all’impegno profuso per la sua terra, per il Trentino. Dobbiamo fare tutti uno sforzo per comprendere i drammi vissuti da Cesare Battisti nel contesto di un’epoca terribile e complessa. Fu irredentista e interventista, certo. Sbagliò discostandosi dalle radici socialiste per invocare la guerra. Ma noi dobbiamo ricordare e onorare il suo grande impegno civico, l’azione culturale, la sua battaglia per avere un ateneo italiano, la sua opera di valente geografo”.
La capacità della musica di unire e lo spirito di condivisione della serata sono stati sottolineati infine da Pietro Franceschi, presidente dell’orchestra “I Filarmonici”. Parlando del programma musicale, ha voluto annotare come nel testo verdiano si sente una grande potenza drammatica, in cui però soffia la speranza proprio quando tutto sembra perduto. E’ lo spirito che la serata al Sociale ha regalato, conclusa da un lunghissimo scroscio di applausi.
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