Italia ed estero
Il gran rifiuto: il “Nein” che rischia di far affondare il piano italiano sui migranti
Nei prossimi mesi l’Italia rischia di essere travolta da un’ondata migratoria senza precedenti. Secondo Frontex, l’agenzia europea per la gestione delle frontiere esterne, il numero dei migranti sbarcati sulle coste italiane a marzo (9.600) sarebbe più che raddoppiato rispetto al mese precedente. L’anno scorso, nello stesso mese, erano “solo” 2.283.

Nei prossimi mesi l’Italia rischia di essere travolta da un’ondata migratoria senza precedenti. Secondo Frontex, l’agenzia europea per la gestione delle frontiere esterne, il numero dei migranti sbarcati sulle coste italiane a marzo (9.600) sarebbe più che raddoppiato rispetto al mese precedente. L’anno scorso, nello stesso mese, erano “solo” 2.283.
E intanto ieri il Mediterraneo ha inghiottito altri duecento disperati: erano somali che avevano tentato la traversata dalle coste libiche su di un’imbarcazione di fortuna.
La vicina Austria non ci sta a essere travolta dall’ondata migratoria e sembra intenzionata ad andare avanti nella costruzione di una “diga”, a dispetto delle leggi europee e della tanto sbandierata solidarietà transfrontaliera tra Tirolo e Alto Adige, con quest’ultimo che rischia di trasformarsi nel collo di bottiglia dove rimarrà bloccata la maggior parte dei nuovi arrivati.
Il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, ha cercato di correre ai ripari e ha presentato in sede europea un documento, il cosiddetto “Migration Compact”, che avanza una strategia per stringere con i Paesi dall’altra parte del Mediterraneo degli accordi che riprendano lo spirito di quello recentemente siglato tra Unione europea e Turchia.
L’obbiettivo è chiaro: fornire ai Paesi nordafricani una serie di contributi finanziari in cambio di un rinnovato sostegno a frenare il flusso dei migranti. Soldi, tanti soldi, in cambio di un controllo comune delle frontiere, della collaborazione sui rimpatri e della lotta comune ai trafficanti.
Per recuperare le risorse necessarie a mettere in atto questo ambizioso piano, Renzi ha tirato fuori dal cilindro una soluzione che già in passato ha scatenato la ferma opposizione di Berlino: gli Eurobond, cioè l’emissione di obbligazioni garantite congiuntamente da tutti gli Stati membri. Una soluzione che permetterebbe di ripartire a livello europeo i costi della gestione della crisi dei migranti.
L’ennesimo “Nein” tedesco non si è fatto attendere. “Il governo tedesco non vede alcuna base per un finanziamento comune dei debiti per le spese degli stati membri per la migrazione”, ha comunicato ieri il portavoce del governo Steffen Seibert.
Un “Nein” che stride terribilmente con il ritornello sulla solidarietà europea con cui la cancelliera Angela Merkel ha convinto uno a uno i Paesi membri, non senza esercitare pressioni, a impegnarsi a versare i contributi necessari perché l’accordo con la Turchia venisse concluso e la rotta balcanica, vero problema della Germania, venisse chiusa.
Di fronte alla reticenza del governo tedesco, Renzi ha messo la cancelliera alle strette, invitandola pubblicamente a presentare una soluzione differente.
Ora Merkel farà bene a passare dalle parole i fatti: l’alternativa è lasciare affondare nel Mediterraneo quel poco che resta della solidarietà europea.
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