Trento
Trivelle SI o NO, oggi tutti alle urne per votare il nostro futuro.

Nel quesito referendario non compare la distanza, ma il citato comma 17 del decreto legislativo numero 152 sancisce che entro le 12 miglia dalle coste non sono possibili nuove attività di ricerca ed estrazione di idrocarburi di qualunque genere. Quelle già in attività possono invece continuare fino al termine della concessione ed essere eventualmente prorogate.
Ma come voteranno i Trentini? che indicazioni hanno dato associazioni e partiti politici? Nella maggior parte dei casi tutti hanno invitato a votare SI, se si esclude il PD che seguirà le indicazioni del premier Renzi che ha consigliato di disertare le urne. Il centro destra Trentino e i pentastellati sono per il SI, idem per tutte le altre associazioni. PATT e UPT hanno lasciato libertà di scelta e lo stesso Bruno Dorigatti ha affermato, «Non è mia intenzione, ovviamente, entrare nel merito del quesito referendario: mi preme però sottolineare come sia di fondamentale importanza – tanto più in questa fase, segnata da un crescente disinteresse e da una sostanziale sfiducia nei confronti della vita politica – il valore della partecipazione attiva, che è la linfa vitale della democrazia».
Piccanti invece le dichiarazioni di Claudio Cia che ha contestato Renzi e anche Panizza, «Il Presidente del Consiglio Matteo Renzi, – ha spiegato – colui che alle inutili primarie del Pd esorta tutti ad andare a votare per non lasciare il futuro agli altri, ha invitato i cittadini italiani ad astenersi per impedire il raggiungimento del quorum, dichiarando inoltre il referendum uno spreco di denaro. Semplicemente deplorevole, mai sentito dirgli la parola "spreco" per i benefit elargiti ai politici».
«In casa nostra posizioni più soft e, pur dichiarando la propria astensione, il senatore Panizza ha riferito che la consultazione «non riguarda il Trentino», come se la politica energetica nazionale non ci toccasse e come se quel piccolo margine di eccedenza idroelettrica che oggi abbiamo ci garantisca l’autarchia energetica. È stimato che a causa dei cambiamenti climatici entro il 2030 avremo una riduzione del 7% della produzione idroelettrica ed entro il 2050 del 22%. Cosa faremo allora? Ci alimenteremo con i dividendi di Dolomiti Energia? Cercheremo uranio sui confini del Tirolo storico?»
«Io andrò a votare perché nel referendum non devo ringalluzzire un partito piuttosto che un altro o premiare personaggi nei quali non mi riconosco. Il processo democratico tramite il referendum si svolge senza intermediari, – ha aggiunto Claudio Cia – il mio pensiero non ha interpreti, la mia volontà non è appaltata ad altri. Se non partecipo attivamente non posso accusare nessuno di essere stato defraudato del diritto di essere ascoltato, o lasciato in balia delle decisioni di politici che, in nome del mandato popolare, usano la democrazia per sdoganare le proprie porcate. Olof Palme ci rammenta che “I diritti della democrazia non sono riservati ad un ristretto gruppo all’interno della società. Sono i diritti di tutte le persone”. Votiamo possibilmente informati, ma votiamo».
Il referendum, che avrà valore solo se andrà a votare il "50 per cento + 1" degli aventi diritto (il cosiddetto quorum), ha dunque l'obiettivo di vietare il rinnovo delle concessioni alle trivelle attualmente in azione entro le 12 miglia.
Le ragioni del SI e del NO:
QUAL È LO STATO DELL'ARTE DELLE ESTRAZIONI DI IDROCARBURI NEI MARI ITALIANI? – Ci sono 66 concessioni attive con 110-130 piattaforme operative. Di queste, solamente 21 concessioni sono attive entro le 12 miglia e perciò di interesse per quanto riguarda il referendum: 1 in Veneto, 1 nelle Marche, 2 in Emilia Romagna, 2 in Basilicata, 3 in Puglia, 5 in Calabria e 7 in Sicilia. Non ci sono invece dati ufficiali che permettano di distinguere quanto petrolio proviene dalle 21 concessioni entro le 12 miglia e quanto dalle 45 concessioni oltre le 12 miglia. Le più vecchie richieste di estrazione ottennero concessioni per 30 anni negli Anni Settanta, e alcune hanno già ottenuto proroghe di 5 o 10 anni. Quelle che hanno ottenuto le concessioni in anni più recenti continueranno a estrarre idrocarburi per 15-20 anni ancora.
CHE COSA SUCCEDE SE PASSA IL "SÌ" – Le concessioni attualmente attive non potranno essere rinnovate alla scadenza, anche se il giacimento non fosse esaurito. Se invece il referendum non raggiunge il quorum, oppure se passa il NO, le attuali norme non saranno modificate e le richieste di rinnovo delle concessioni saranno valuate secondo l'iter stabilito, ed eventualmente prorogate.
DOVE SI POTRÀ ANCORA CERCARE ED ESTRARRE PETROLIO? – Se passa il sì, si potranno ancora cercare ed estrarre idrocarburi al di là delle 12 miglia e sulla terraferma.
PERCHÉ REGIONI E ASSOCIAZIONI HANNO PROMOSSO IL REFERENDUM? – Anche se gli stessi promotori del referendum si sono dichiarati certi che le piattaforme italiane non possono causare incidenti simili a quello che si verificò nel Golfo del Messico nel 2010, in ogni caso, sostengono, sono sempre possibili incidenti di minore entità che, in mari chiusi come quelli italiani, possono alterare l'ambiente anche profondamente. È un rischio che non vale la candela, affermano, perché le quantità di petrolio e gas dei nostri mari sono limitate. Sostengono inoltre che l'estrazione di petrolio danneggia il turismo.
QUALI ARGOMENTI PRESENTA CHI SOSTIENE IL "NO" – Ridurre l'estrazione di idrocarburi dai nostri giacimenti comporta maggiori importazioni: oltre all'impatto sulla bilancia dei pagamenti, sul versante ambientale questo aumenterebbe il numero di petroliere che transitano nei nostri mari, con tutti i problemi di inquinamento che ciò comporta. In più, nel lungo periodo si perderebbero migliaia di posti di lavoro tra diretti e indotto.
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