Italia ed estero
Nuovo ISEE: Il Consiglio di Stato boccia il Governo.
Il Consiglio di Stato, con una clamorosa sentenza depositata ieri, dà ragione ai disabili ed alle loro famiglie bocciando i criteri del nuovo Isee. Le indennità economiche a fronte di una disabilità non vanno considerate come reddito.

Il Consiglio di Stato, con una clamorosa sentenza depositata ieri, dà ragione ai disabili ed alle loro famiglie bocciando i criteri del nuovo Isee. Le indennità economiche a fronte di una disabilità non vanno considerate come reddito.
I criteri restrittivi e fortemente discriminanti nei confronti delle persone con disabilità contenuti nel nuovo Isee vedono la loro prima formulazione durante il governo Letta per poi entrare in vigore con il governo Renzi.
Le modifiche, apportate per rendere il modello più robusto nei confronti di eventuali elusioni da parte dei contribuenti infedeli hanno avuto effetto su milioni di cittadini onesti, poiché la dichiarazione Isee regola l’accesso alle prestazioni sociali agevolate ed a varie tipologie di aiuti da parte del welfare ai cittadini in stato di necessità.
Con il nuovo Isee l’occasione per il governo di far cassa sulla pelle dei più deboli era ghiotta ed è stata colta al volo con l’inserimento nel computo dei redditi delle indennità a fini assistenziali ricevute dalle persone con disabilità, in tal modo i titolari di questi trattamenti sono istantaneamente diventati ricchi ed hanno perso il diritto ad altre tipologie di aiuti sociali come ad esempio all’assegnazione di un alloggio popolare.
Il TAR del Lazio qualche mese fa aveva già bocciato i criteri del nuovo Isee ma il governo caparbiamente si era appellato al Consiglio di Stato, facendo ricorso contro la sentenza.
I giudici del TAR non avevano ritenuto idoneo il sistema di franchigie pensato dal governo per l’abbattimento del reddito di natura indennitaria ed avevano disposto l’annullamento del DPCM per la parte che considerava come reddito disponibile le somme a «compensazione della situazione di svantaggio che ricade sui disabili e sulle loro famiglie». Era stata annullata anche la parte che prevedeva franchigie variabili a seconda che il disabile fosse maggiorenne o meno, i giudici infatti non rilevavano una ragione per cui al compimento della maggiore età una persona con disabilità dovesse automaticamente sostenere spese minori per il proprio handicap.
La posizione del governo dopo la sentenza del TAR del Lazio era ancora palesemente arroccata su preoccupazioni di natura economica, infatti, le dichiarazioni in aula del sottosegretario all’Economia Enrico Zanetti erano tese a ribadire che qualunque iniziativa normativa avrebbe dovuto tener conto degli effetti negativi sui saldi della finanza pubblica e per questo il governo si era appellato al Consiglio di Stato, sospendendo intanto l’esecutività della sentenza del TAR.
Nella sentenza del Consiglio di Stato si legge: «Deve il Collegio condividere l'affermazione degli appellanti incidentali quando dicono che “ricomprendere” tra i redditi i trattamenti indennitari percepiti dai disabili significa allora considerare la disabilità alla stregua di una fonte di reddito – come se fosse un lavoro o un patrimonio – e i trattamenti erogati dalle pubbliche amministrazioni non un sostegno al disabile, ma una “remunerazione” del suo stato di invalidità oltremodo irragionevole, oltre che in contrasto con l'art. 3 della Costituzione».
Con queste parole, in maniera inequivocabile, il Consiglio di Stato sancisce che le provvidenze economiche previste per la disabilità non possono e non devono essere conteggiate come reddito.
Il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, Giuliano Poletti, ha così commentato la sentenza: «Come Governo non possiamo che prendere atto della sentenza appena depositata dal Consiglio di Stato e provvederemo ad agire in coerenza con questa decisione».
Dopo le pensioni i disabili, il Consiglio di Stato smonta l’ennesima manovra di un governo inefficiente che non riuscendo a ridurre il deficit pubblico recuperando efficienza e tagliando sprechi ha come unico obiettivo quello di far cassa sui cittadini più indifesi.
La dichiarazione di Poletti costituisce l’accettazione delle decisioni del Consiglio di Stato, oppure nell’immediato futuro dobbiamo aspettarci qualche contromossa del governo sempre a scapito delle fasce sociali più deboli per recuperare le somme sperate?
A cura di Mario Amendola
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