Trento
Il caso assurdo del Sig. Schmidt
Dall’1 gennaio dello scorso anno nei Comuni della Provincia Autonoma di Trento, al posto di IMU e TASI, è entrata in vigore una nuova imposta: l’IMIS, l’imposta immobiliare semplice, dovuta dalla persona fisica o giuridica, titolare di diritto reale di proprietà, usufrutto, uso, abitazione superficie ed enfiteusi.
Ok, un’imposta come tante che, piaccia o non piaccia, i trentini sono costretti a pagare. Questa da aggiungere a tutte le altre. Ma ci sono casi, però, che l’IMIS ha generato dei paradossi critici, come quello di cui è vittima un contadino di 86 anni di Spini di Gardolo, di nome Enrico Schmidt.
La sua storia – che vi farà alzare dalla sedia per la rabbia – è stata raccontata da un quotidiano locale e noi della Voce del Trentino, tramite la nostra collaboratrice Gabriella Maffioletti, lo abbiamo raggiunto al telefono.
In sintesi, l’uomo, nel corso della sua lunga vita, mettendo per la prima volta gli stivali sul terreno nel lontano 1957, è riuscito ad assicurare una vita dignitosa a sé e ai suoi familiari grazie ai frutti di un appezzamento di terreno di un etto e mezzo che circonda la sua casa.
Fino al dicembre del 2014, ovvero quando è stata introdotta la nuova IMIS dalla finanziaria provinciale, il contadino Schmidt non ha avuto alcun problema. Dopo, invece, il Comune si è affrettato a recapitargli una lettera con cui gli si richiedeva il pagamento della prima rata, da versare entro sei mesi, dall’ammontare di 10.842 euro.
Il motivo? Il terreno da lui coltivato, secondo il piano regolatore cittadino, ha una destinazione industriale e, quindi, anche il povero signor Schmidt, che fino a quella data non aveva pagato nulla, deve pagare l’imposta.
Insomma, una botta, considerando la quota annuale di Imis (21.684 euro), i contributi INPS (circa 3.000 euro), in ‘forza’ di una rendita del terreno di 10mila euro e una pensione di 600euro al mese.
Ora, è vero che, negli anni 70, quando si decise di trasformare l’area in cui si trova il terreno del signor Schmidt, lo stesso si era opposto alla possibilità di rivenderlo a un prezzo alto, in quanto voleva che restasse zona agricola, perché un contadino, si sa, alla propria terra – che gli dà vita – ci si affeziona; ma vi sembra giusto che adesso sia costretto a sborsare una cifra così esosa che, all’improvviso, rischia di vanificare i sacrifici di una vita?
Ma andiamo per ordine: la scorsa primavera il signor Enrico si è visto recapitare al proprio domicilio una comunicazione da parte del Comune di Trento riguardante il computo della quota IMIS riferita al proprio possedimento terriero.
Ora , se non fosse stato perché il nostro ancora arzillo cittadino era, in quel momento seduto, avrebbe sicuramente subito un tracollo tanto è stato lo smarrimento nel leggere la cifra: 10.842 euro di Imis prima trance per un totale 21.684 annui , ai quali si deve aggiungere la aliquota INPS quantificata in 3mila euro.
Possiamo ben capire come possa essere letteralmente crollato adosso a tutta la famiglia del nostro capostipite tutta una serie di preoccupazioni e gravami onerosi soprattutto in ordine a verificare la congruità di tali abnormi somme.
Specifichiamo, a tal proposito, che non si tratta in questo caso di terreni vitivinicoli di alto pregio in quanto sono insiti nella piana rotaliana e per giunta in zona definita industriale.
Da quel momento sono iniziati per i famigliari del nostro malcapitato cittadino, tutta una serie di incontri con le varie Istituzioni preposte alla tematica (Coldiretti, Assessore all'urbanistica della provincia Daldoss, Assessore Biasiolli per quanto concerne il Comune e l’Assessore Stanchina ) che dovevano essere prodromi a ricercare in primis risposte sulla questione e in secondo luogo una soluzione congrua a tale incresciosa situazione che rischia di minare profondamente le economie famigliari di un nucleo di coltivatori diretti nati in epoche in cui con la campagna si poteva ancora mantenere decorosamente i propri famigliari.
Da questi incontri istituzionali sono venuti a conoscenza della nuova disciplina provinciale in materia che ha stabilito criteri ben precisi per la classificazione e la quantificazione delle aliquote da applicare per i coltivatori di “prima” (quale risulta essere il signor Schmidt) ossia di quelli che al pari suo hanno fatto del lavoro per la terra la loro principale attività redditizia.
Per il signor Schmidt e per i suoi famigliari questa nuova disposizione legislativa è divenuta a tutti gli effetti una vera e propria patrimoniale che rischia di produrre dalla sua introduzione in divenire tutta una serie di effetti domino a caduta!
Ma interessante riteniamo sia riportare un sunto di quanto emerso nei vari incontri avuti con le Maestranze sia di settore che di riferimento politico.La Codiretti si è chiamata fuori, scaricando il peso di questa ingiusta tassazione sulla responsabilità legislativa. L'assessore provinciale, incontrato al tempo, ribadiva la sua volontà di verificare, in sede di finanziaria, la questione ma evidentemente alla luce della nuova legge finanziaria per l'assesto di bilancio pluriennale.
In ultimo il verbale dei due rispettivi Assessori comunali, assessore urbanistica Paolo Biasiolli e assessore alle attività commerciali Roberto Stanchina , che hanno così ritenuto di attivarsi.
Il primo proponendo di fare una richiesta scritta nella quale specificare la natura agricola del podere rinunciando per 10 anni all’opzione edificatoria che la classificazione della rendita catastale nel PRG inquadra. Diversa la risposta data dall'assessore Stanchina che pare abbia liquidato sommariamente la questione così : “Ma di che cosa vi lamentate? Avete usufruito fino ad oggi dei benefici di pagare un IMU irrisoria e siete possessori di una proprietà di oltre un ettaro di terreno, potete sempre vendere dato che oltretutto la vostra proprietà ricade nel quadro della zona espansa a industriale”.
Infatti, e qui sta l'altra “gabola” della “trappola amministrativa”, al tempo vi era una previsione di sviluppo industriale forte che aveva portato il governo della provincia autonoma a trasformare alcune zone prima agricole in industriali ed in questo contesto economico la periferia nord di Trento ha subito tutta una serie di trasformazioni urbanistiche in virtù delle esigenze dettate dal mercato immobiliare e artigianale/industriale momento che ha segnato pesantemente le maggiori speculazioni urbanistiche ai danni del territorio e della sua popolazione.
Ora, proprio in considerazione che la scelta della trasformazione della proprietà del signor Schmidt è stata cagionata da queste scelte dettate dalle logiche di una visione politica “palazzinara e affaristica” crediamo di poter dire senza ombra di smentita, che un genere di risposta così superficiale e in qualche maniera offensiva per il rispetto del lavoro e della dignità di un nostro anziano concittadino, l'assessore Stanchina se la poteva risparmiare!!
Il nostro cittadino non vuole vendere il proprio terreno perché per lui è tutta la sua vita, la sua principale occupazione e vi è una sorta di reverendo rispetto reciproco tra lui e la sua terra, quasi come fosse una sua creatura da accudire! Ma evidentemente questo genere di governanti ragionano solo con la fredda logica dei calcoli economici, in maniera asettica e fredda, così per fortuna non può essere per la vecchia generazione che ha tutta una serie di altri valori di radicamento e di rispetto sacrale verso la terra che ha dato loro modo di provvedere alla propria vita e alla crescita della propria famiglia.
In un certo qual modo questo tipo di risposte vanno a detrimento della normativa che disciplina le regole per la organizzazione ed il funzionamento delle istituzioni e degli organi e uffici pubblici stabilendo un principio su tutti: “l'amministratore pubblico deve agire nell'amministrazione della cosa pubblica con il principio di prudenzialità di un buon padre di famiglia”.
In questo caso trattandosi di valutare uno status di proprietà privata lasciare al privato che disponga della sua proprietà con una destinazione d'uso per la quale egli la aveva acquistata al tempo dato che egli ha subito solo il cambio destinazione d'uso in PRG.
Ma il conto salato al signor Schmidt, che nella zona degli Spini non è solo ma in buona compagnia e la scrivente già aveva sollevato il problema in Comune nella precedente legislatura tanto da indurmi a raccogliere al tempo una serie di altri casi analoghi al suo che però divergevano solo per il fatto che nei singoli casi per gli altri la attività agricola non era di “prima” lavoro esclusivo ma attività secondaria.
Chiaro che dinanzi a questi casi che sollevano più di un dubbio sulla legittimità della esigibilità di somme abnormi di tributi che in un certo qual modo rasentano profili di costituzionalità (in quanto lesivi del pacifico godimento del bene reale posseduto e la inviolabilità della proprietà privata) nonché forti criticità sui criteri adottati in casi così dalle Istituzioni preposte alla conduzione della amministrazione pubblica l'approfondimento della materia è un atto dovuto a coloro che di storture legislative “periscono”.
Gabriella Maffioletti
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