Italia ed estero
Una matita contro il regime: Atena Farghadani, prigioniera dell’Iran degli ayatollah
Esulta l'Iran. Da sabato le sanzioni dell'Occidente non strangolano più la sua economia. È corsa all'oro per tutti gli altri, Italia compresa. La fine delle sanzioni apre, infatti, un'era di grandiose opportunità di affari per le nostre aziende. Apparentemente, un matrimonio perfetto, celebrato con la benedizione dall'agenzia atomica internazionale, che in un rapporto ha confermato che la Teheran ha fatto tutti i compiti a casa per la riduzione del suo programma nucleare.

Esulta l'Iran. Da sabato le sanzioni dell'Occidente non strangolano più la sua economia. È corsa all'oro per tutti gli altri, Italia compresa. La fine delle sanzioni apre, infatti, un'era di grandiose opportunità di affari per le nostre aziende. Apparentemente, un matrimonio perfetto, celebrato con la benedizione dall'agenzia atomica internazionale, che in un rapporto ha confermato che la Teheran ha fatto tutti i compiti a casa per la riduzione del suo programma nucleare.
Basta questo per tuffarsi tra le braccia dell'amico ritrovato? L'accordo sul nucleare è senza dubbio “storico”, ma ci sono ancora alcuni “ostacoli” che dovrebbero rendere l'abbraccio dell'Occidente perlomeno un po' meno caloroso. Piccoli sassolini nella scarpa sufficientemente affilati da fare a brandelli la nostra coerenza (se mai ce ne fosse stata una) in materia di diritti umani.
Il regime dei mullah avrà pur rispettato tutti i suoi impegni in materia di nucleare, ma questo non basta a Teheran per sbarazzarsi della maglia nera in materia di violazioni dei diritti umani. Basti pensare che nel solo 2015 l'Iran ha condannato a morte ben 1084 persone. Un record negli ultimi 25 anni per il Caino della politica internazionale.
È con impunità che Teheran continua a mettere il bavaglio ai suoi oppositori. Tra questi c'è anche una giovane donna, Atena Farghadani (nella foto), vignettista, che con i suoi disegni ha osato sfidare il regime. La giovane, 28 anni, ha infilzato gli ayatollah a colpi di matita, ritraendoli con la testa di scimmie, mucche e altri animali. Non ha risparmiato nessuno, neanche la guida suprema, Ali Khamenei. La ragazza, poi, si è distinta per il suo attivismo, che l'ha portata a incontrare i parenti di vari prigionieri politici.
La vendetta del regime non si è fatta attendere. Arrestata nel gennaio del 2015, Atena è stata condannata a marcire per 12 anni e 9 mesi nel carcere di Evin, a Teheran. E poi, l'orrenda umiliazione. Lo scorso giugno la ragazza strinse la mano al proprio avvocato, il tutto sotto gli occhi delle telecamere. Un gesto semplice, che le è costato il test di verginità e di gravidanza delle autorità carcerarie.
Sola contro il regime, Atena si fa interprete di quel che resta del coraggio che spinse nel 2009 i giovani iraniani a scendere negli piazze per protestare contro i presunti brogli nelle elezioni che portarono alla riconferma alla presidenza del Paese di Mahmud Ahmadinejad. Un assaggio di Primavera araba stroncato nel sangue, che condusse all'arresto di almeno 5000 persone.
Mercoledì scorso è stata pubblicato il testo della difesa di Atena. Una lettera indirizzata direttamente alla guida suprema, Ali Khamenei e alla sua Guardia Rivoluzionaria.
“Quella che voi chiamate 'propaganda contro il regime', non è altro che compassione per le donne e per gli uomini i cui figli sono stati affogati nel sangue, nel 2009… Quello che voi chiamate 'insultare i deputati del parlamento con dei disegni', io lo chiamo un'arte che ha dato una bella lezione a chi ha maltrattato e disonorato la Casa della nostra Nazione… La mia difesa non è né coraggiosa né folle… Non è altro che un rigurgito di quell'onestà che brillava negli occhi di Neda Agha Soltan (uccisa per strada il 20 giugno del 2009. Diventò il simbolo delle proteste dei giovani che scossero il Paese, ndr)… un rigurgito dell'onestà calpestata dal governo nel dicembre del 2009 e fatta fuori a sangue freddo”, denuncia la vignettista.
“Si tratta della stessa onestà che ci siamo tenuti dentro per 36 anni (il riferimento è al 1979, quando la rivoluzione trasformò l'Iran da monarchia a repubblica islamica, ndr)… Possiamo fare affidamento solo su noi stessi perché domani non ci sarà nessun altro se non la nostra coscienza a rispondere per le nostre colpe e per il nostro silenzio contro l'oppressione. Questo è un crimine imperdonabile che un giorno manderà a fuoco la nostra casa”, grida profeticamente Atena.
Un appello a non dimenticare. A non lasciare che insieme ad Atena, nelle prigioni di Evin marcisca anche il coraggio che spinse i giovani a ribellarsi al regime oppressore. È una sfida rivolta anche all'Occidente, troppo ansioso di cogliere i frutti della fine delle sanzioni.
Guai restare indifferenti. Il rischio è diventare complici dei carcerieri di Atena.
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