Se con l’Italicum vincessero i 5 stelle

Pubblicità

Pubblicità

“La legge elettorale è stata l’operazione parlamentare più difficile di quest’anno perché era tutt’altro che semplice. È stato un capolavoro”, ha commentato ieri con il consueto ottimismo il premier Matteo Renzi, nella tradizionale conferenza stampa di fine anno.

Come dargli torto? L’Italicum ha finalmente liberato il nostro Paese da una legge elettorale iniqua che lo condannava puntualmente a governi di coalizione, costretti a vivere alla giornata, schiavi dei mini-partiti e aggrappati all’imbarazzante sostegno del Scilipoti o del Razzi di turno.

Approvato a maggio, l’Italicum vale solo per la Camera, in attesa del sì definitivo alla riforma costituzionale che porterà il Senato a non essere più direttamente elettivo. Si tratta di un sistema elettorale proporzionale (il numero di seggi verrà assegnato in proporzione al numero di voti ricevuti). Il calcolo sarà fatto su base nazionale e, fondamentale, verrà modificato fortemente da un premio di maggioranza.

Pubblicità

Pubblicità

E’ proprio questo premio di maggioranza che garantirà  governabilità al Paese. Il vincitore della sfida elettorale verrà scelto così: la singola lista che supererà il 40 per cento dei voti otterrà un premio di maggioranza che le conferirà 340 seggi, cioè il 55 per cento del totale. Se nessuna singola lista supererà il 40 per cento dei voti, avrà luogo un secondo turno. Qui si sfideranno le due liste con più voti al primo turno: quella che vincerà fara suo il premio di maggioranza. Da notare che tra il primo e il secondo turno non saranno possibili apparentamenti o coalizioni tra liste che si sono presentate inizialmente separate.

La governabilità, tuttavia, ha il suo prezzo. Il nuovo meccanismo  elettorale potrebbe consegnare il Paese  a una forza anti-sistemica, come il Movimento 5 Stelle o una coalizione di “centro-destra” guidata dalla Lega Nord. Si tratta di una possibilità tutt’altro che remota. Gli ultimi sondaggi non fanno che ripeterlo: in Italia si sta consolidando un tripartitismo, con Pd appena sopra il 30% e Movimento 5 Stelle e una potenziale coalizione Lega Nord – Forza Italia – Fratelli d’Italia entrambi appaiati al 28%.

Uno scenario che è reso ancora più probabile dal “tutti contro Renzi” che si è scatenato negli ultimi tempi. Come Berlusconi, anche Renzi è stato bravissimo a mettere insieme… gli avversari. Tanto che i fuoriusciti dai Dem, guidati da Giuseppe Civati e Stefano Fassina, non sembrano avere altro scopo che affossare il Pd a trazione renziana, anche stringendo alleanze con i grillini. Per di più, è tutt’altro che scontato il modo in cui voteranno gli elettori della lista esclusa dal secondo turno.

Pubblicità

Pubblicità

Ci toccherà rimpiangere la conquista della governabilità? Lo sapremo nel 2018. O, forse, prima.