Trento
Ridare la “vista” ai non vedenti attraverso il suono.
Restituire la vista ai ciechi con il suono. Come? Sviluppando e allenando l'udito a percepire e a identificare gli oggetti circostanti.
Restituire la vista ai ciechi con il suono. Come? Sviluppando e allenando l'udito a percepire e a identificare gli oggetti circostanti.
E' la sfida che parte da Reggio Emilia dove Irene Lanza, giovane CEO della start up “Soundsight Training”, ha sviluppato una realtà acustica virtuale che permetterà ai non vedenti di allenare il proprio udito a percepire ed identificare gli oggetti. «Fino a poter riuscire a tirare in porta o mettere a segno un tiro libero a basket», spiega provocatoriamente.
Il prototipo del software è pronto e da lunedì prossimo sarà on line una campagna di crowd-funding sulla piattaforma Kickstarter, con l'obiettivo di raccogliere i 250.000 euro necessari a svilupparlo e renderlo accessibile a tutti.
Se tutto andrà secondo i piani dal 2017 il software sarà libero e open source. Irene Lanza, studentessa di 25 anni di ingegneria gestionale dell'Università di Modena e Reggio Emilia, assessore nel Comune reggiano di Rio Saliceto con le deleghe ad Ambiente e Politiche giovanili, si è posta dunque un obiettivo che potrebbe davvero rivoluzionare la vita delle persone cieche, sfruttando una tecnica che può essere adottata anche dai normodotati per aumentare la percezione di se stessi nell’ambiente.
In una parola: ecolocalizzazione, ovvero lo stesso principio del sonar, la tecnica del pipistrello.
Ma come è nata l'idea, come funziona il software, quando e grazie a chi è stata sviluppata?
«Oggi nel mondo c’è una ampia disponibilità di tecnologia sonora, che viene usata soprattutto per l'intrattenimento», spiega Lanza. «In questo momento lavoriamo su un prototipo dimostrativo già testato da non vedenti che può essere utilizzato con un normale computer. Servono due periferiche: cuffie e microfono. Grazie al microfono il non vedente dà un input e ascolta il ritorno dell'eco in base all'ambiente simulato all'interno del software. Il principio è lo stesso del sonar, la tecnica del pipistrello. Allenandosi, anche i vedenti possono migliorare le loro capacità. Chiunque potrebbe imparare ad ecolocalizzarsi in base al suono».
Per sviluppare il software «abbiamo lavorato con un gruppo di tre volontari, tutti non vedenti. Abbiamo chiesto loro di indovinare se un pannello di 50 per 20 centimetri fosse alla loro destra o alla loro sinistra, e se era fatto di cartone o di plexiglas. Sono riusciti a dare le risposte corrette in meno di un pomeriggio di lavoro. Utilizzando il nostro software, si impara a spostare l'attenzione del cervello non più sulle immagini, ma sui suoni e sull’eco».
Insomma, un risultato «straordinario ottenuto in meno di un anno di lavoro» e parte del merito va all’Università di Modena e Reggio Emilia. Sottolinea ancora Lanza, «Grazie all’Università, ho potuto frequentare per sei mesi il corso CBI (Challenge Based Innovation) del Cern di Ginevra insieme a studenti provenienti da Università di tutto il mondo. Siamo stati divisi in team. Al mio è stata affidata questa sfida: trovare una soluzione tecnologica per i non vedenti. Durante questa esperienza ho avuto la fortuna di conoscere i miei due attuali compagni di viaggio, Marco Manca (italiano, medico, 37 anni, lavora ancora al Cern) e Henrik Kjeldsen (ingegnere informatico tedesco di 37 anni che nel frattempo si è trasferito a San Francisco per lavoro), con i quali ho iniziato a lavorare nel febbraio 2015.
Ora però abbiamo un problema, prosegue Lanza, come possiamo continuare a sviluppare il software a budget zero? Per questo abbiamo deciso di lanciare la campagna di crowd-funding con l’obiettivo di raccogliere 250 mila euro. Su Kickstarter pubblicheremo un nostro video di presentazione girato insieme ai nostri volontari. I soldi serviranno per arrivare in un anno ad avere non più solo un prototipo dimostrativo, ma un prodotto che i non vedenti potranno utilizzare».
E sulla scelta dell’open source, cioè di fornire liberamente il software, aggiunge: «Stiamo parlando di uno strumento educativo. Sarebbe sbagliato? E’ contrario al trattato di Marrakech tenerlo chiuso in uno scrigno e non condividerlo».
Una scelta che fa onore al team di Soundsight Training. Se diffuso su larga scala, questo software potrebbe infatti aiutare milioni di persone, ma al tempo stesso, valere anche un mucchio di soldi.
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