Trento
Quando il calcio era vissuto in modo diverso…
Tutte le settimane si leggono notizie di provvedimenti sanzionatori nei confronti di tifosi (i cosiddetti DASPO, o divieti di accedere alle manifestazioni sportive), sia di società che militano nei campionati maggiori o in quelli inferiori, se non addirittura determinatisi in gare del settore giovanile.
Tutte le settimane si leggono notizie di provvedimenti sanzionatori nei confronti di tifosi (i cosiddetti DASPO, o divieti di accedere alle manifestazioni sportive), sia di società che militano nei campionati maggiori o in quelli inferiori, se non addirittura determinatisi in gare del settore giovanile.
Il 2014, peraltro, ha visto una recrudescenza della violenza negli stadi e comunque di atteggiamenti antisportivi. E' stato l'anno della retrocessione per lo sport number one ( anche se bisogna riconoscere che, rispetto all'anno 2005/2006, con la morte di Filippo Raciti e le misure successive varate, gli incontri con feriti siano diminuiti del 60%, i feriti tra le forze di Polizia siano calati dell'85%).
Tuttavia capita di vedere, anche nei campionati giovanili, sulle gradinate semidesertiche, genitori sanguigni "in assetto bellico" pronti a rimproverare energicamente il proprio figlio, magari per un passaggio filtrante non andato a buon fine, per un gol mangiato a porta libero. Insomma genitori, padri ma anche non poche madri agguerriti, che urlano a più non posso, non di rado litigiosi con altrettanti capifamiglia, mossi da uno spirito tutt'altro che decoubertiniano. Discussioni animate senza senso… figuriamoci il povero arbitro di turno!
Ma lasciamoli giocare e divertire i nostri figli, peraltro in pochi "autentiche promesse del calcio"! Che importa se non hanno la stoffa del "Messi" del futuro!
Certo per tornare alle gare professionistiche, con i suoi feriti, con gli incidenti con le forze di polizia ed altro, un panorama poco incoraggiante, un quadro spiacevole che non ha nulla in comune, aprendo i cassetti della memoria, con quel mondo puro e incontaminato, descritto da un grande scrittore friulano, oltre 50 anni fa, che amava la sua Triestina.
Umberto Saba ha composto ben cinque poesie per il gioco del calcio. In una biografia dell'autore si legge che in un'occasione "il poeta rimase commosso dalla gentilezza di un tifoso avversario, a Padova, che offrì dei fiori a sua figlia". Situazioni probabilmente anacronistiche, che sottolineano tuttavia come sulle tribune calcistiche si respirasse un clima sportivo assai diverso. Il calcio come momento di entusiasmo collettivo, come divertimento autentico e puro, non macchiato da violenza e fanatismo, vissuto con genuina semplicità, "sine" imbrogli e violenza.
L'evento sportivo rappresentava un momento di unione , di condivisione con gli altri, vissuto "con sentimento", come capacità di farsi tutt’uno col popolo, di compartecipazione fraterna e solidale. Bella la lirica "Goal" in cui, in tempo reale il poeta ci regala l'istantanea della segnatura, una sorta di fermo immagine e in cui si celebra la forza, anche di coesione sociale, dello sport per antonomasia.
Una squadra trionfa, tra la gioia dei compagni, dei "fratelli che si gettano al collo" dell'autore della rete, e della folla "che unita ebbrezza par trabocchi nel campo" e che pertanto assiste "in delirio" sugli spalti . Tuttavia non manca la solidarietà nei confronti del portiere che ha visto violare la propria porta; infatti, "il compagno che l'induce con parole e con mano, a rilevarsi, scoprendo pieni di lacrime i suoi occhi". Ciononostante il clima festoso risulta imperante su ogni cosa: c'è l'enfatizzazione della vittoria dello sport. Infatti, pochi sono "i momenti belli come questi".
Siamo distanti oggi da questo scenario "surreale e incantato"…
La Carta del Fair Play, varata nel 1975 dal C.I.F.P. (Comitato Internazionale Fair Play), è un decalogo internazionale dei nobili principi a cui dovrebbe ispirarsi chiunque si accosti a qualunque titolo allo Sport, quello con la esse maiuscola. Vediamone i contenuti:
Qualunque sia la mia funzione nello sport, anche quella di spettatore, mi impegno a:
Fare di ogni incontro sportivo un momento di privilegio, una specie di festa, qualunque sia l'importanza della posta e la virilità della gara;
Conformarmi alle regole e allo spirito dello sport praticato;
Rispettare i miei avversari come me stesso;
Accettare le decisioni dell'arbitro o dei giudici sportivi, sapendo che, come me, hanno diritto all'errore, ma che fanno di tutto per non commetterne;
Evitare la cattiveria e le aggressioni con atti, parole o scritti;
Non adoperare espedienti o inganni per ottenere un successo;
Restare degno nella vittoria come nella sconfitta;
Aiutare ognuno con la mia presenza, la mia esperienza e la mia comprensione;
Portare aiuto ad ogni sportivo ferito o in difficoltà tali da mettere in pericolo la propria vita;
Comportarmi da vero ambasciatore dello sport, aiutando a far rispettare intorno a me i principi suddetti.
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