Nella nostra provincia, la tassa d'iscrizione interessa circa 3600 professionisti sanitari del comparto sanità ed autonomie locali.
La quota di iscrizione al collegio non riguarda solo gli infermieri, ma anche altre figure come i tecnici di radiologia, le ostetriche, gli assistenti sanitari…ecc, e grazie alla L.43/2006 è diventata obbligatoria.
«Molti dei professionisti a noi associati si sono rivolti all'azienda sanitaria trentina per chiedere il rimboso della tassa di iscrizione al collegio, – spiega il Il Coordinatore provinciale Nursing up Trento Cesare Hoffer – in analogia a quanto già concesso a livello locale e nazionale per altre figure, che operano come noi in un rapporto di esclusività con il proprio ente».
«Noi riteniamo che tale problematica deve essere affrontata con un orizzonte più ampio, in quanto i professionisti sanitari del comparto non hanno pari diritti rispetto ad altre professioni, ad esempio i medici possono effettuare la libera professione intramoenia, oppure optare per un regime di esclusività con l'azienda, ricompensato economicamente con specifiche indennità, noi siamo obbligati all'esclusività in quanto ci è negata la libera professione intramoenia e non percepiamo per questo alcuna indennità. Pertanto, – continua Hoffer – è ben vero che non abbiamo un elenco speciale come gli avvocati in questione, che in base alla sentenza n.17985/ 2012 Sezione Lavoro da parte dell’INPS, hanno avuto il rimborso delle tassa di iscrizione in quanto operanti in regime di esclusività, ma ci chiediamo come mai la nostra categoria sia sistematicamente esclusa da tutti i tipi di benefici, mi pare che i principi sanciti dalla nostra Costituzione non prevedano le discriminazioni tra categorie».
Ricordiamo che a livello nazionale è già uscita una prima sentenza favorevole al rimborso tassa d'iscrizione per gli infermieri e si preannunciano ora numerose azioni legali. Ben vengano pertanto iniziative legislative come il DDL provinciale sul rimborso della tassa di iscrizione, – si auspica il Nursing Up – perchè pongono in evidenza l'atteggiamento discriminante e vessatorio esercitato dall'attuale normativa nei confronti dei nostri professionisti del comparto e che hanno diritto ad avere pari dignità con le altre categorie, con le quali condividono una formazione universitaria e un alto livello di responsabilità.
Nursing Up venerdì ha incontrato anhe i rappresentanti dell’Apss e dell’Apran, incaricati dall’assessore alla salute Luca Zeni, di attivare un tavolo sindacale per condividere una regolamentazione sulla mobilità d’ufficio entro i 50 chilometri, normativa introdotta d’imperio dalla legge finanziaria provinciale senza la consultazione/concertazione delle sigle sindacali e pertanto da noi osteggiata.
«Ferme restando le disposizioni previste dalle vigenti norme e riguardanti la mobilità volontaria e la mobilità d’urgenza, abbiamo concordato con le parti che la mobilità d’ufficio non sia attuata a totale discrezionalità dell’Apss, ma sia oggetto di consultazione obbligatoria da parte di una istituenda commissione paritetica aziendale, con 5 componenti sindacali e 5 dell’amministrazione ed un presidente da nominare in accordo tra le parti» – riporta una nota del sindacato.
Secondo Cesare Hoffer questa modalità permetterà di esaminare i singoli casi proposti dall’amministrazione di volta in volta, limitandone nel contempo la totale discrezionalità, che prima era assoluta ed ora invece sarà mediata dalla consultazione.
«Un elemento positivo, è stata la disponibilità dell’azienda sanitaria a rivedere con noi l’attuale regolamentazione della mobilità volontaria, finora gestita dall’Apss in maniera discrezionale in seguito al DPGP del 2013, altro atto unilaterale della Provincia» – conclude la nota di Nursing Up
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