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Trento

Svolte le audizioni sulla legge in materia di cave Focus su Distretto e Concessioni

Istituito nel 2014, su impulso di una proposta di legge del consigliere Walter Viola che oggi lo presiede, si è riunito questa mattina il Tavolo di coordinamento per la valutazione delle politiche pubbliche.

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Istituito nel 2014, su impulso di una proposta di legge del consigliere Walter Viola che oggi lo presiede, si è riunito questa mattina il Tavolo di coordinamento per la valutazione delle politiche pubbliche.

Fanno parte dell’organismo i consiglieri Filippo Degasperi, Gianpiero Passamani, Chiara Avanzo e l’assessore Mauro Gilmozzi (sostituito nell’incontro odierno dal collega Alessandro Olivi).

Si tratta di un Tavolo misto Consiglio/Giunta provinciali, unico in Italia, che svolge un programma di attività su più fronti, tra cui la valutazione dell’efficacia delle norme e delle politiche pubbliche. Un lavoro, quello del Tavolo, che sarà utile anche all’eventuale revisione della norma in questione, ma che tuttavia ha un compito di valutazione dell’impatto della legge e della sua capacità di rispondere alle esigenze del settore.

Nel programma 2015 –prima sezione- si è stabilito di sottoporre al controllo di valutazione la legge 7 del 2006 in materia di cave. Due i quesiti valutativi posti sulla norma ed oggetto di una consultazione, uno sugli esiti dell’art. 33 sulle concessioni, l’altro sul funzionamento del Distretto del porfido (artt. 22 e seguenti).

Nella mattina odierna sono state completate le audizioni che lunedì scorso avevano interessato Sindacati, Associazione artigiani e industriali, Federazione cooperative, Consorzio estrattivo trentino (CET) e Ente sviluppo porfido (ESPO).

CET: Distretto, ruolo d’avanguardia

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La Presidente del CET, Consorzio estrattivo trentino Flavia Angeli ha osservato che il Distretto ha un ruolo culturalmente e politicamente d’avanguardia, perché non esistono forme così trasversali in altri territori, ossia soggetti che collegano tutti i gangli delle attività produttive intorno alle risorse minerarie.

Una delle criticità è stata l’assenza di interconnessione tra i vari segmenti di filiera e su questo occorre lavorare. Anche il tavolo di coordinamento del Distretto necessita di una revisione nel numero dei componenti ed di un riequilibrio rispetto ai vari settori rappresentati. Il Consorzio, ha concluso, vuole farsi parte attiva della modalità incoraggiata anche dall’Europa, della collaborazione e gestione comune in un’ottica di ottimizzazione delle risorse.

Trentino Sviluppo sul Distretto: bene la mission, occorre qualche correttivo

La Commissione ha quindi ascoltato Trentino sviluppo (Ezio Cristofolini e Monica Carotta), in particolare l’Area sviluppo imprese che si occupa di servizi, filiere, rete e network con l’obiettivo di far crescere la competitività del territorio. In questo senso, è stata evidenziata la bontà dell’istituzione del Distretto (collocato all’interno di Trentino Sviluppo), e la sua capacità di coinvolgere e far collaborare le diverse filiere.

La grande intuizione del legislatore è stata la creazione di un organismo in cui imprenditori e associazioni di categoria con il supporto del pubblico potessero insieme creare sinergie e politiche utili a dare impulso al sistema estrattivo, non solo del porfido.

Da quando è partito il Distretto nel 2009 il tema delle aggregazioni e del fare sistema è stata la stella polare che ha condotto tutte le nostre azioni. Tuttavia, se è innegabile il valore del Distretto, ci sono oggettive difficoltà quando serve dare attuazione alle strategie e rendere operativi i progetti (ne sono stati creati moltissimi e di estremamente interessanti) quando sul tavolo di coordinamento ci sono troppi attori. Il Distretto, se ridotto nella composizione, può diventare il soggetto intermedio tra politica e mondo delle imprese e il vertice dovrebbe essere individuato dalla Giunta provinciale.

Occorrerebbe mettere in atto sistemi premianti, che valorizzino capacità e merito, nell’ottica di avere dei sistemi che si orientino all’eccellenza. Sull’articolo 33 occorre contestualizzare e tornare alla situazione del 2005 allorquando la legge garantiva una concessione a vita. Porre un limite temporale e trovare un punto di equilibrio non è stato facile e le concessioni non superano i 18 anni.

Consiglio delle autonomie locali: un’occasione per rappresentare le criticità della legge

Il Consiglio delle autonomie locali (dott.ssa Antonietta Nardin e avv. Paola Foresti) ha colto l’occasione della convocazione per apportare alcune osservazioni e porre quesiti sulla legge che esulano dalla specifica istanza posta dal Tavolo di verifica. Si tratta di alcune criticità riferite alle aree gravate da uso civico ed al ruolo che le amministrazioni devono avere relativamente ai controlli in materia di impegni riferiti alle maestranze. Diverse amministrazioni locali hanno lamentato di dover spesso subire un rapporto non sempre collaborativo con le Asuc che a volte subordinano il procedimento dell’uso civico all’aumento del canone della concessione: sarebbe auspicabile chiarire che i criteri per il calcolo e l’aggiornamento del canone siano omogenei per tutte le aree estrattive, indipendentemente dal vincolo di uso civico. Alcune criticità sono state sottolineate con riferimento all’art. 19 “avocazione di giacimento” al fine di dissuadere, in un contesto di crisi come quello attuale, la sospensione dell’attività estrattiva: si potrebbe subordinare la previsione di cui all’articolo, all’effettivo incasso dei canoni di concessione da parte dell’aggiudicatario del lotto.

Asuc: la legge è stata un fallimento

Il Presidente dell’Associazione provinciale delle Asuc Roberto Giovannini ha definito la legge “un fallimento”. Le norme trentine, oltre 40 articoli di difficile gestione, sono molto differenti e più complesse di quelle della vicina provincia di Bolzano sul cui modello, a suo parere, andrebbero ripensate. L’art. 33 è stato applicato a suo avviso in maniera disomogenea e non coordinata. La gestione delle Asuc da fastidio perché a nostro parere il bene porfido è un bene inalienabile: Giovannini ha espresso perplessità sulla valenza giuridica dell’articolo 13 sui beni di uso civico, un articolo che non ha portato benefici al settore, anzi ha causato gravi danni. A questo si aggiunge una gestione per nulla premiante nella proroga delle concessioni e la totale mancanza di coordinamento tra i diversi comuni. Sul Distretto: i compiti che la legge consegna a questo istituto sono stati in gran parte disattesi, sebbene gli intenti fossero molto nobili.

 

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