Le polemiche che hanno investito «Piazzetta Trentino» ad Expo Milano 2015 organizzata dall'assessorato provinciale dell'agricoltura e del turismo ci hanno spinto a vederci chiaro in prima persona.
E così abbiamo mandato a dare un'occhiata il nostro inviato Stefano Leto che per non dare nell'occhio si è portato dietro tutta la sua allegra e simpatica famiglia.
Ma prima di riportare quanto visto facciamo un passo indietro. Lunedì Claudio Civettini a proposito della presenza del Trentino ad Expo rincarava la dose. «Prendiamo atto delle dichiarazioni dell’Assessore e dei rappresentanti provinciali quando asseriscono che, ad EXPO 2015, il Trentino avrebbe attuato un marketing innovativo» – esordiva Civettini, che però subito dopo, con il colpo in canna continuava, «A tal proposito, un gruppo di amici roveretani che proprio ieri ha visitato lo stand del Trentino, ha realizzato una fotografia che francamente appare fin troppo significativa. Ora, se sono stati spesi oltre 1.800.000 euro per tre mesi – esattamente il doppio di quanto investito dell’Alto Adige – la Provincia, con ogni evidenza, ha provveduto anche, con la spesa di un euro, all’acquisto di un pennarello utilizzato, come detta foto evidenzia, per un cartellone questo sì, ahinoi, da osteria».
In effetti il cartellone che testimonia le innovative strategie di marketing citate dall'assessore Dallapiccola esiste per davvero. E noi sul posto ne abbiamo avuto la conferma. (vedi foto)
«Dinnanzi a cotanta, documentata “avanguardia” del marketing promosso dall’Amministrazione provinciale, se ne prende atto nella speranza che, ad EXPO 2015, il Trentino non abbia in realtà perso una preziosa occasione di autopromozione agroturistica rimediando figure che non fanno onore a questa terra né, tanto meno, a coloro che vi abitano e che contribuiscono, in modo ben più credibile, a tenerne alto il nome. Questo, sia chiaro, senz’alcuna volontà polemica ma con la grande voglia di responsabilità affinché il Trentino possa fare la figura che si merita essendo fra l’altro anche ricco, oltre che di agricoltura e turismo, di parte delle Dolomiti, che com’è noto sono patrimonio dell’umanità» – incalzava ancora Claudio Civettini.
In realtà quanto riportato dai media e da numerosi testimoni risulta vero a tal punto che abbiamo persino fatto fatica a capire che la Piazzetta rappresentava il Trentino, infatti racconta il nostro inviato, «Ci ho messo del tempo a capire che quella era la piazzetta del Trentino, infatti non vi era nulla legato alle nostre eccellenze, non una televisione, un fimato, un video che rappresentasse la nostra regione».
Va ancora peggio sugli operatori, due ragazze e un ragazzo sotto i trent'anni, «mi sono parsi annoiati e svogliati, dall'accento mi pare che due non fossero nemmeno trentini, ma questo conta poco, ma certo le informazioni avute dopo aver posto alcune domande mi sono parse davvero scarne sotto tutti gli aspetti» – afferma il nostro collaboratore.
Il nostro inviato è tornato in 4 momenti differenti dentro la Piazzetta, ma il risultato è sempre stato lo stesso afferma, «vedevo le persone entrare, ma parevano disorientate, non sapendo bene cosa fosse quella piazzetta, e era chiaro l'intento di molti di fermarsi e sedersi solo per riposare».
Non c'è molto altro da raccontare, in un contesto, quello degli altri padiglioni, molto bello e apprezzabile, dove i sapori e i profumi aiutavano a viaggiare con la mente in posti del mondo lontani e spesso sconosciuti. A parer nostro il cartellone scritto con il pennarello è mortificante per tutti i cittadini Trentini, e ci fa pensare alle proposte di alcune osterie degli anni 60/70. E le critiche fatte ai cugini Alto Atesini da parte dell'assessore Dallapiccola sono un torto alla sua riconosciuta intelligenza. In proposito la coda per la piazzetta Bolzanina era lunga anche ieri, a fronte di una spesa che risulta essere meno della metà della nostra.
L'ultima considerazione, quella forse più amara, visto il periodo, riguarda i costi per l'allestimento della «Piazzetta Trentina». Francamente non è plausibile la spesa di 1,8 milioni di euro per l'allestimento di quello che abbiamo visto, che riteniamo piuttosto desolante, e in noi nasce la curiosità di conoscere voce per voce le spese per cotanto spreco, frutto probabilmente di una pianificazione raffazzonata, veloce e poco professionale.
Un Trentino che vanta eccellenze importanti e di valore mondiale, che in questo caso si deve accontentare dei titoli di coda, nella speranza che scorrano più velocemente possibile per chiudere questa esperienza poco rappresentativa e fallimentare per la nostra regione. La domanda ora è la solita: qualcuno pagherà per questa figuraccia?
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