Italia ed estero
Tsipras vince ancora, nonostante tutto, nonostante tutti
La scorsa domenica si sono svolte in Grecia le elezioni amministrative per eleggere un nuovo governo dopo le dimissioni del Primo Ministro Alexis Tsipras lo scorso 20 agosto e lo scioglimento anticipato del governo in seguito all’instabilità generata dalle difficoltà di dialogo con l’Europa.
La scorsa domenica si sono svolte in Grecia le elezioni amministrative per eleggere un nuovo governo dopo le dimissioni del Primo Ministro Alexis Tsipras lo scorso 20 agosto e lo scioglimento anticipato del governo in seguito all’instabilità generata dalle difficoltà di dialogo con l’Europa.
Ad agosto Tsipras sperava che le elezioni anticipate dessero nuova forza, nuovo sostegno e più stabilita al governo e al suo partito, Syriza. Auspicava un “nuovo e forte mandato” che originasse direttamente dal “popolo sovrano”.
E così è stato. Con il 35,5% dei voti, Syriza si è riconfermato il primo partito greco ottenendo 145 seggi in Parlamento che sono diventati 155 grazie all’alleanza con i nazionalisti di Anel, che potremmo tradurre con l’espressione “Greci indipendenti”. Anel è un piccolo partito di destra, euroscettico e assolutamente contrario all’austerità, che già nello scorso gennaio era entrato nella coalizione con Syriza nel Parlamento greco.
Syriza ha vinto dunque le elezioni e potrà tornare alla guida del Paese per terminare quel processo di riforme promesse a gennaio e messe in atto soltanto in parte. Sarebbe però corretto dire che Syrizam, e il suo leader Tsipras, governeranno nonostante tutto.
Il nuovo governo infatti è stato eletto nonostante la grande astensione registrata nel Paese. Soltanto il 55,4% degli aventi diritto al voto si è recato domenica alle urne per esercitare il diritto a scegliere i propri rappresentanti, segno inconfondibile di un popolo ormai alquanto sfiduciato.
Tsipras è quindi da ieri ufficialmente tornato alla guida del Paese nonostante l’ex Ministro delle Finanze Yanis Varoufakis abbia remato contro la rielezione del suo vecchio leader. Non è più un segreto ormai che Varoufakis sia stato uno dei sostenitori dei cosiddetti scissionisti che con il loro gruppo “Unità Popolare” hanno tentato di dividere la sinistra.
Nonostante a poche ore dal voto Varaoufakis ha pubblicamente resto noto il suo sostegno nei confronti del raggruppamento di Unità Popolare, questo non ha raggiunto la soglia del 3% necessaria all’ingresso in Parlamento e non ha dunque ottenuto nessun seggio.
Il trionfo di Tsipras è dunque arrivato nonostante una sinistra divisa, talmente spaccata da riportare Syriza all’alleanza con il partito nazionalista di Anel e nonostante una destra sempre più forte. Il partito di Alba Dorata, di estrema destra, ha letteralmente trionfato se si pensa al risultato raggiunto domenica.
La formazione di ispirazione neofascista ha riportato infatti quasi il 7% dei voti conquistando ben 18 seggi in Parlamento. È diventato così la terza forza nel panorama politico greco sull’onda dello scompiglio creato dall’arrivo dei tanti migranti e della crescente sfiducia delle frange più deboli della società, primi fra tutti i tanti disoccupati.
Alcuni sondaggi hanno messo in luce come quasi il 17% degli elettori che hanno espresso consenso verso il partito di Alba Dorata è costituito da persone senza un’occupazione, di cui soprattutto giovani.
Syriza e il suo leader hanno infine trionfato a queste nuove elezioni nonostante tutti sappiano perfettamente cosa la Grecia deve attendersi dal nuovo mandato della sinistra. Le riforme tanto invocate e decantate si tradurranno nell’inevitabile implementazione delle misure di austerità volute dall’Europa e accettate a capo chino da uno Tsipras pronto alle dimissioni.
Tsipras, una volta che i dati definitivi sono stati resi noti, ha commentato il risultato ottenuto parlando di una “vittoria del popolo” e ha aggiunto: “Il nuovo governo sarà un governo di lotta, che darà battaglia per difendere i diritti del popolo”.
Chissà se questi diritti verranno difesi anche di fronte all’intransigenza “austera” dell’Europa che conta.
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