Trento
Gender: la connivenza con il governo Renzi
La nostra inchiesta sulla teoria gender continua con la storia di quanto è successo nel gennaio del 2014 quando l’avvocato Gianfranco Amato (leggi qui e qui) viene in possesso in anteprima di 3 opuscoli del Governo, dell’UNAR (Ufficio per la promozione della parità di trattamento e la rimozione delle discriminazioni fondate sulla razza o sull'origine etnica) del Dipartimento Pari Opportunità presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri.
La nostra inchiesta sulla teoria gender continua con la storia di quanto è successo nel gennaio del 2014 quando l’avvocato Gianfranco Amato (leggi qui e qui) viene in possesso in anteprima di 3 opuscoli del Governo, dell’UNAR (Ufficio per la promozione della parità di trattamento e la rimozione delle discriminazioni fondate sulla razza o sull'origine etnica) del Dipartimento Pari Opportunità presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri.
Il titolo è Educare alla diversità a scuola. Sono 3 perché destinati a elementari, medie, superiori. Si dice che persino nell’elaborazione dei problemini di matematica bisogna tenere conto delle nuove figure omo-genitoriali. Per es: Rosa e i suoi 2 papà vanno a comperare 2 mele, 3 pere, ecc..
Cos’è l’omofobia per il Governo quindi? Nella premessa ai 3 libretti si dice che l’omofobia si ricava da 4 criteri: il grado di religiosità di una persona concorre a formare il suo profilo di omofobo, credere ciecamente nei precetti religiosi è omofobia, sostenere che l’omosessualità è peccato è omofobia, sostenere che l’unica attività sessuale lecita è quella finalizzata alla procreazione è omofobia.
Amato contatta la CEI e l’UNAR.
L’11 febbraio del 2014 Avvenire pubblica la denuncia di Amato. La politica risponde: Cecilia Guerra, allora Sottosegretario alle Pari Opportunità prende le distanze: ‘il Governo non sapeva nulla, tutta colpa dell’UNAR (del Direttore Marco Lunardi)’. Interviene anche il Sottosegretario all’Istruzione che dice che il Ministero dell’Istruzione non sapeva nulla. Quindi c’è un braccio di ferro tra governo e associazioni dei genitori.
Il 5 aprile del 2014 il Ministero dell’Istruzione con una circolare blocca definitivamente quei libretti .
Cosa ci insegna questo?
Se Avvenire non avesse pubblicato la denuncia di Amato quei libretti sarebbero nelle nostre scuole. Ci insegna che bisogna combattere perché si può anche vincere. Ci insegna che non bisogna restare fermi ma informare e lottare.
Ci insegna che se la legge non ci definisce cos’è l’omofobia ognuno può dare a questo concetto il contenuto che vuole con una differenza: che se lo scrive l’UNAR del Governo forse si può fare marcia indietro, se le scrive un giudice no.
Per quei libretti, inoltre, sono stati spesi centinaia di migliaia di euro. Giuristi per la Vita ha proposto un esposto alla Procura Regionale della Corte dei Conti del Lazio. L’avvocato Amato afferma che: “quei libretti li ha scritti non un Funzionario del Governo ma l’Istituto A.T.BECK, un’associazione privata con sede a Caserta, il cui direttore è la dott.ssa Antonella Montano, nota per aver scritto il libro ‘Mogli, amanti e madri lesbiche’.
Perché il Governo ha incaricato questa associazione? In che modo? Con una gara?”.
Un’altra storia riguarda una donna. Un’insegnante di religione dell’Itis di Moncallieri riceve una domanda: “Cosa pensa degli omosessuali?”. Dopo tentativi di sviare la risposta al ragazzo (uno degli attivisti dell’Arcigay) la donna afferma che non esiste una teoria unica sull’origine di questo orientamento sessuale, ci sono varie teorie: quella volontaria per cui si sceglie, quella psicologica per cui si è condizionati e chi vive con disagio tale situazione con un aiuto può trovare un equilibrio.
Repubblica il giorno dopo titola: “Insegnante di religione dice che gli omosessuali sono malati e devono curarsi”.
Per 24 giorni questa donna viene sottoposta a provvedimenti disciplinari e inchieste interne della scuola. 5 parlamentari presentano un’interrogazione contro di lei. Il presidente della Commissione Istruzione del Senato, il senatore del PD onorevole Marcuzzi presenta una interpellanza urgente al Ministro dell’Istruzione. L’assessore alle pari opportunità della regione Piemonte Monica Cerruti apre una procedura a carico di questa insegnante. Il consigliere comunale chiede che l’insegnante sia sottoposta ad un corso di rieducazione, il Vicesindaco chiede un provvedimento esemplare il licenziamentodell’insegnante e la dichiara indegna di essere cittadina di Moncallieri.
Per 24 giorni questa donna non può uscire di casa. Ci prova il primo giorno per andare a fare la spesa ma al supermercato viene additata come ‘l’omofoba che è sul giornale’. Allora non esce più di casa. In tv alla Vita in Diretta (programma Rai) viene psicanalizzata davanti a tutti da uno psicologo che non l’ha mai vista.
Dopo 24 giorni e dopo che tutti gli altri alunni interrogati hanno confermato la versione dell’insegnante, sbugiardando l’altro compagno, la donna viene liberata.
Immaginate lo stato d’animo di quella donna che per 24 giorni ha avuto il suo futuro professionale nella mani dei suoi alunni! In tutta questa vicenda nessuno ha chiesto scusa: né i giornalisti, né i politici, né i dirigenti scolastici. Perché?
Quello che contava non era il tenore di quanto detto ma quello che era stato percepito dal ragazzo, al quale è stato addirittura proposto il 10 in condotta.
Se per qualunque altra ragione un ragazzo avesse calunniato un’insegnante facendola passare in questo tritacarne mediatico e poi fosse stato sbugiardato dai compagni, minimo sarebbe stato sospeso 15 giorni. Qui invece viene premiato perché quello che conta è la percezione.
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