Italia ed estero
Quote obbligatorie, rimpatri e centri di registrazione: verso una politica dell’immigrazione europea
“La più grande sfida per gli anni a venire”: Non ha usato mezzi termini il premier spagnolo, Mariano Rajoy (nella foto), per descrivere la crisi migratoria che l'Europa si trova ad affrontare. Intervenendo ieri a Berlino in una conferenza congiunta insieme alla cancelliera tedesca, Angela Merkel, il primo ministro spagnolo ha insistito sulla necessità di “accordi e solidarietà”.

“La più grande sfida per gli anni a venire”: Non ha usato mezzi termini il premier spagnolo, Mariano Rajoy (nella foto), per descrivere la crisi migratoria che l’Europa si trova ad affrontare. Intervenendo ieri a Berlino in una conferenza congiunta insieme alla cancelliera tedesca, Angela Merkel, il primo ministro spagnolo ha insistito sulla necessità di “accordi e solidarietà”.
I due leader si sono mostrati d’accordo su una serie di proposte per rispondere alla crisi di rifugiati e migranti che ha investito l’Europa.
Sì alle quote obbligatorie. Sia Rajoy che Merkel hanno insistito sulla necessità di sviluppare una politica comune europea in tema di immigrazione e diritto d’asilo, anche mediante l’applicazione di un meccanismo di equa ripartizione dei richiedenti asilo.
“Il principio della distribuzione dei profughi in tutti e 28 i paesi europei è buono” ha risposto Rajoy ad una domanda sulla posizione di Madrid in merito alla distribuzione per quote obbligatorie, sottolineando però anche che: “Bisogna avere conoscenze appropriate per prendere decisioni fondate, dobbiamo conoscere i parametri”. In tal senso, Rajoy ritiene che i tassi di disoccupazione e le spese impiegate per la difesa dei confini dei diversi paesi dovrebbero fare la differenza.
Quella del premier spagnolo è comunque un’importante concessione. Non va dimenticato che finora la Spagna è stata uno dei Paesi contrari al sistema di quote e ha accolto soltanto 2.700 richiedenti asilo provenienti da altri Paesi membri.
Anche la cancelliera tedesca si è mostrata disponibile a modificare il sistema attuale, invitando il suo Paese a manifestare flessibilità nell’applicazione del regolamento di Dublino, documento che definisce l’approccio dell’Unione in materia di diritto di asilo e che stabilisce che la domanda di asilo venga esaminata dallo stato dal quale il richiedente ha fatto ingresso nell’Unione.
“Per quanto riguarda i rifugiati che scappano da guerre, dovrebbe esserci un’equa distribuzione in Europa basata sulla forza economica, la produttività e la grandezza di ogni paese”, ha dichiarato la cancelliera, che continua: “È stato detto che coloro che arrivano in Germania avranno buone possibilità di ottenere l’asilo o uno status di rifugiato politico e, tenendo conto della situazione attuale in Siria, non è una sorpresa e bisognerebbe che tutti i paesi europei facessero così”, ha sostenuto Merkel.
Sì al rimpatrio per chi proviene da Paesi “sicuri”. I due leader hanno anche concordato sulla necessità di definire una lista di “safe countries”, cioè paesi di origine sicuri che comportino il rimpatrio di coloro che arrivano da queste zone. Il compito di stilare questa lista verrebbe affidato alla Commissione europea.
Aiutare Italia e Grecia ad aprire i centri di registrazione. Merkel e Rajoy hanno poi posto l’accento sulla necessità di aiutare Italia e Grecia ad aprire i centri di registrazione, soluzione individuata recentemente dai capi di governo Ue per condividere i dati sui migranti e adottare così decisioni precise sulla concessione dell’asilo politico. A detta di Merkel, i centri di registrazione dovranno essere “aperti al più presto”, sicuramente entro l’anno.
Il prossimo appuntamento è il 14 settembre, data in cui sarà convocato a Bruxelles un vertice straordinario dei responsabili degli Interni e della Giustizia. Obbiettivo dichiarato: superare il regolamento di Dublino e gettare le basi per una politica di immigrazione europea, con un diritto di asilo europeo.
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