Trento
Una crisi che annulla e uccide…
Un suicidio ogni giorno e mezzo. E' un semestre nero, a tinte fosche, quello appena trascorso: nei primi sei mesi del 2015 sono addirittura 121 le persone che hanno deciso di farla finita per motivi di natura strettamente economica (per onor di cronaca 71 i casi di tentato suicidio per le stesse ragioni).
Un suicidio ogni giorno e mezzo. E' un semestre nero, a tinte fosche, quello appena trascorso: nei primi sei mesi del 2015 sono addirittura 121 le persone che hanno deciso di farla finita per motivi di natura strettamente economica (per onor di cronaca 71 i casi di tentato suicidio per le stesse ragioni).
E' un dato drammatico, il peggiore dal 2012, con un incremento quasi pari al 100% rispetto a tre anni fa, con una progressione significativa specialmente nel Mezzogiorno e nel Nord-est, rispettivamente con 37 e 35 "vittime".
Lo rivelano i dati diffusi dal Laboratorio di ricerca socio-economica dell'Università degli Studi Link Campus University di Roma. Come sottolineato dal Direttore Ferrigni "gli imprenditori tornano a essere le prime vittime della crisi economica con 53 suicidi, che nel semestre 2014 erano stati 46". I casi tra i disoccupati sono ben 43 e 19 tra i dipendenti (cifra triplicata rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso), mentre tre sono i pensionati. Dei 121 suicidi per motivazioni economiche, dieci sono donne. Salgono così i suicidi per motivazioni economiche a 560 (a 320 i tentati suicidi), dall'inizio del 2012 al giugno 2015.
Anche l'età media si è abbassata con il 28,9% dei casi che ha interessato la fascia d'età tra i 35-44 anni; fenomeno in crescita anche tra gli under 35, con un'incidenza raddoppiata rispetto al 2012, con ben il 12,4%. “L’aumento qui considerato – ha evidenziato Ferrigni– fa pensare che l’ammortizzatore sociale rappresentato dalla famiglia, che negli ultimi anni ha sostituito quello sociale erogato dallo Statoe permesso fino a ora al sistema di restare in piedi, vada progressivamente esaurendosi”.
Globalmente, dal 2012 a oggi, il più elevato numero di suicidi correlati alla tragica
situazione economica si rileva soprattutto nel Nord-Est (146); a seguire il Sud (126), il Centro (120), il Nord-Ovest (108) e le Isole (59).Tra le regioni il Veneto è ancora una volta l'area più colpita e con il più sensibile aumento: rappresenta da sola in questi primi 180 giorni il 23,1% del totale dei casi (lo scorso anno era al 14,8%). A seguire la Campania, che supera la Lombardia e raggiunge un'incidenza del 15,7% (4,4 punti in più rispetto al 2014).
Insomma, altro che tanti proclami sensazionalistici di ripresa… Almeno questi "numeri" dissentono dai facili entusiasmi. La politica che, nonostante il propalare di continue e salvifiche promesse, non riesce quindi a dare delle risposte significative e ad arginare così un crescente dramma sociale.
La crisi spinge, ben lo sappiamo, a gesti disperati, di forte impatto sociale, che lacerano profondamente la coscienza collettiva e che scuotono anche le sensibilità più refrattarie ( come chi sceglie, tragicamente, di darsi fuoco e di morire fra atroci sofferenze); la crisi “uccide nello spirito” quotidianamente e silenziosamente; lo testimoniano i casi di coloro, e sono innumerevoli, che braccati da un sentimento di impotenza e d’incolpevole fallimento si spengono e si annullano lentamente; ormai disillusi, si lasciano “abbruttire” dalla mancanza di motivazioni presenti e di prospettive future e cadono in uno stato di dolorosa prostrazione materiale e psicologica.
Giovani laureati e oltremodo specializzati, costretti a ripianificare e a rivedere i propri progetti, ad accettare, nel migliore e più fortunato dei casi, professioni demansionanti ( moltissimi i giovani che risultano sottoinquadrati, cioè che possiedano un titolo superiore a quello richiesto per svolgerequella professione); cinquantenni, che improvvisamente si trovano senza lavoro e sono necessitati ad arrabattarsi per sopravvivere, a condividere, ad un’età un tempo da pensione, con milioni di ventenni/trentenni disoccupati e precarizzati, la stessa condizione di instabilità (forse, tardi, per avere la forza di ripartire e di rimettersi in gioco dal nulla…); troppi accomunati dallo stesso destino, dal doversi trascinare faticosamente in un’esistenza priva di luce e di speranza, senza alcuna via d’uscita.
Quanti casi potremmo porre all’attenzione in questo drammatico ed insanabile busillis!…
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