Trento
Emergenza Arcese: Persi oltre 700 addetti.
Una delegazione del sindacato Cobas regionale – settore trasporti – ha incontrato oggi i consiglieri provinciali per chiedere una mobilitazione politica attorno a un’emergenza occupazionale: dopodomani sarebbe attesa la decisione da parte della ditta Arcese di Arco di licenziare 66 autisti.
Una delegazione del sindacato Cobas regionale – settore trasporti – ha incontrato oggi i consiglieri provinciali per chiedere una mobilitazione politica attorno a un’emergenza occupazionale: dopodomani sarebbe attesa la decisione da parte della ditta Arcese di Arco di licenziare 66 autisti.
Antonio Mura ha ricostruito le vicende di questa potenza dell’autotrasporto, da quattro anni or sono, quando i dipendenti al volante erano ben 791, fino all’attualità che parla di soli 111 autisti assunti, di cui appunto 66 prossimi a rientrare dalla cassa integrazione e destinati con ogni probabilità a rimanere senza contratto.
Mura e i Cobas (presente anche la rsu aziendale) annunciano un libro bianco circostanziato, che verrà presto consegnato – così hanno detto – a diverse Procure della Repubblica oltre che al governo provinciale. La convinzione di Mura e colleghi è che Arcese in quest’ultimo lustro non abbia affatto perso commesse, lavoro e presenza sul mercato, ma abbia scelto deliberatamente di esternalizzare, di delocalizzare nei Paesi dell’est europeo e di alleggerire progressivamente la pianta organica, convincendo moltissimi autisti a dimettersi con incentivi e a continuare lo stesso lavoro in altra forma contrattuale.
Ciò che Mura ha sostenuto oggi è che l’azienda di Arco ha goduto di tutti gli ammortizzatori sociali di legge – oneri a carico della collettività – non per oggettive difficoltà di mercato e di lavoro, ma come effetto di una strategia imprenditoriale, che avrebbe di fatto scaricato su Stato e Provincia il processo di mutazione radicale del proprio modo di fare impresa. Lungo questa strada ci sta anche – anche su questo Mura ha fatto una propria ricostruzione dettagliata – la vicenda del mancato scalo intermodale di Mori, annunciato, promesso e fin qui non realizzato, nonostante gli impegni conseguenti assunti dall’ente pubblico e il contratto di lease-back concluso a suo tempo con Arcese.
L’appello di oggi – e su questo ha puntato soprattutto il collega di Mura, l’altro sindacalista dei Cobas Giovanni Spada – è comunque per una immediata attivazione della Provincia, capace di impedire almeno la cancellazione dei 66 posti di lavoro in bilico. E di far contestare all’azienda che il lavoro c’è e quindi anche la possibilità di dare uno stipendio alle famiglie legate a questi 66 addetti.
All’incontro di oggi a palazzo della Regione – alla vigilia di un incontro che la rsu aziendale dovrebbe avere domani con la direzione generale di Arcese – erano presenti il presidente Bruno Dorigatti, il vicepresidente Walter Viola, i consiglieri Borga, Civettini, Simoni, Zanon, Degasperi e Cia. Claudio Civettini ha fatto notare agli ospiti che sulle vicende Arcese è il governo provinciale che deve finalmente dare risposte. Walter Viola ha voluto sapere la posizione dei sindacati confederali, i Cobas hanno risposto che Cgil, Cisl e Uil hanno preso atto della realtà necessitata dalla situazione economica e di mercato.
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