Italia ed estero
L’Unione si ferma a Ventimiglia: fine del sogno di un’Europa mai esistita?
L’art 2 del Trattato sull’Unione Europea recita: “L'Unione si fonda sui valori del rispetto della dignità umana, della libertà, della democrazia, dell'uguaglianza, dello Stato di diritto e del rispetto dei diritti umani, compresi i diritti delle persone appartenenti a minoranze. Questi valori sono comuni agli Stati membri in una società caratterizzata dal pluralismo, dalla non discriminazione, dalla tolleranza, dalla giustizia, dalla solidarietà e dalla parità tra donne e uomini”.
L’art 2 del Trattato sull’Unione Europea recita: “L'Unione si fonda sui valori del rispetto della dignità umana, della libertà, della democrazia, dell'uguaglianza, dello Stato di diritto e del rispetto dei diritti umani, compresi i diritti delle persone appartenenti a minoranze. Questi valori sono comuni agli Stati membri in una società caratterizzata dal pluralismo, dalla non discriminazione, dalla tolleranza, dalla giustizia, dalla solidarietà e dalla parità tra donne e uomini”.
I valori declamati e decantati nei Trattati che sorreggono l’intera costituzione dell’Unione Europea vengono messi a dura prova dagli avvenimenti degli ultimi giorni lungo la frontiera tra Italia e Francia.
Nell’ultima settimana non si è parlato d’altro che della potenziale violazione da parte della Francia degli accordi di Schengen, firmati nel 1985, con i quali sono stati aboliti i controlli sulle persone lungo le frontiere comuni ai Paesi che vi hanno aderito ed è stata istituita la libera circolazione per i cittadini degli Stati membri.
Dopo il grande afflusso di migranti provenienti dal vicino Medio Oriente e dall’Africa settentrionale, la Francia ha deciso di ristabilire in parte i controlli lungo la frontiera con l’Italia da dove molti di loro cercano di raggiungere i Paesi del Nord Europa sperando, in molti casi, di ricongiungersi con chi li ha preceduti in passato.
Nonostante le molte critiche rivolte contro la decisione delle autorità francesi di dispiegare forze di polizia a Ventimiglia, la Francia continua a sostenere di non aver violato in alcun modo gli accordi di Schengen. La prefettura elle Alpes-Marittimes ha dichiarato: “Chiunque abbia il diritto di circolare nello spazio Schengen può continuare a farlo liberamente”.
Quello di Ventimiglia, secondo le autorità francesi, è stato soltanto un episodio dettato dalla situazione di emergenza, un’eccezione agli accordi, tra l’altro prevista dagli stessi trattati, di sospensione temporanea della circolazione lungo la frontiera con l’obiettivo di facilitare e permettere l’evacuazione dei migranti che si sono riversati già la scorsa settimana al confine tra Italia e Francia.
I controlli messi in atto nell’ultima settimana non sarebbero contrari agli accordi di Schengen in quanto non sistematici, ma temporanei e sporadici dettati da situazioni di emergenza.
E ad oggi sono dieci giorni che centinaia di migranti sono bloccati alla stazione di Ventimiglia, altri 170 sono ammassati sulla scogliera, in attesa di sapere se verrà consentito loro di attraversare la frontiera.
La Francia si avvale del suo diritto di respingere gli immigrati clandestini in virtù di un accordo bilaterale firmato con l’Italia del 1997 e continua a permettere la normale circolazione dei cittadini e degli extracomunitari regolari come previsto dagli accordi di Schengen.
Nessuna violazione dunque?
Come in apertura, forse più che parlare di violazione delle norme contenute nei trattati bisognerebbe fare appello alla solidarietà, uno dei valori fondamentali sui quali è stato costruita l’intera architettura dell’Unione.
L’Italia ha certamente le sue colpe, la sua disorganizzazione, l’incapacità di gestire una situazione critica come quella dei tanti richiedenti asilo. Ma è anche vero che il fenomeno la interessa in modo più rilevante rispetto ad altri Paesi per la sua posizione geografica che la rende la prima sponda di un viaggio che vorrebbe proseguire ma che trova muri e barriere.
Ed è alquanto difficile credere che l’Italia debba fare tutto da sola, che debba dare ospitalità ai tanti sfollati che fuggono dalle guerre civili che stanno uccidendo i loro Paesi. L’Alto Commissario per i diritti umani delle Nazioni Unite ha lanciato un appello: “L'Ue accolga i migranti […]; dispone delle capacità per dare rifugio, su un certo numero di anni, a un milione di rifugiati sfollati dai conflitti in Siria e altrove”.
Ma forse a mancare non sono tanto i mezzi, quanto la volontà. L’Unione, che noi pensiamo fondata su determinati valori comuni a tutti gli Stati membri e condivisi da una storia comune, oggi dimostra alla prova dei fatti, che non è più quella di un tempo, che non esiste più e che forse addirittura non è mai esistita.
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