Ha voluto intervenire anche
Ivan Zanon responsabile del servizio politiche sociali della comunità della Val di Non dopo i
due articoli pubblicati sulla Voce del Trentino e sulla
Voce della Val di Non, dove si raccontava la storia di un allontamento di un minore della val di Non, dal proprio nucleo famigliare piena di incongruenze e contraddizioni.
Il minore, probabilmente sottoposto a pressioni continue, ha deciso di registrare un incontro con l'assistente sociale dove si sono evidenziati alcuni comportamenti non proprio eticamente corretti della professionista. La registrazione è stata poi consegnata all'avvocato Miraglia (nella foto a destra) e al CCDU (comitato dei cittadini per i diritti umani) che ne ha dato diffusione.
Zanon (foto a sinistra) – in una nota – precisa che la comunità della val di Non segue da anni il caso evidenziato negli articoli e che, «alla luce di un quadro di particolare complessità della situazione familiare e personale della bambina, che, – spiega Zanon – fin dai primi anni di vita, ha evidenziato bisogni di carattere non solo educativo, ma anche di carattere terapeutico/riabilitativo – è stata a suo tempo individuata una struttura collocata fuori provincia, a motivo della mancanza su tutto il territorio provinciale di servizi residenziali rispondenti ai suddetti particolari e speciali bisogni, derivanti anche da un contesto familiare segnato da profonde difficoltà, marcato disagio, grave povertà culturale».
Il responsabile delle politiche sociali della comunità nonesa precisa poi che nel corso degli anni, dal Servizio sociale a sostegno delle fragilità del nucleo familiare: a puro titolo esemplificativo sono stati fatti diversi interventi economici erogati al nucleo, le deroghe nella compartecipazione alla spesa per la fruizione di servizi assistenziali, il sostegno psico-sociale, la frequente disponibilità a colloqui, la mediazione per l’erogazione di pacchi viveri, la mediazione dei conflitti condominiali, le relazioni sociali finalizzate all’ottenimento di un alloggio pubblico, il supporto anche amministrativo nella richiesta di cambio alloggio e via dicendo.
Zanon poi affonda e si chiede il perchè del cambio di atteggiamento improvviso da parte della mamma «spiace ora vedere come una mamma, che per oltre dieci anni ha sempre richiesto aiuto al Servizio sociale, collaborando nel limite del possibile e con fiducia con lo stesso, tanto da chiedere, peraltro apertamente, un aiuto per trovare strutture di accoglienza per le altre figlie, ora maggiorenni – a motivo della verbalmente manifestata incapacità di gestione delle stesse – adesso cambi improvvisamente e inaspettatamente versione, non abbia più fiducia nel Servizio sociale, ne disconosca l’operato, squalifichi il faticoso percorso di accompagnamento e sostegno da parte del Servizio».
Che cosa è intervenuto ora che è andato a modificare quanto comunemente costruito in questi anni? – si chiede quindi Zanon che incalza, «siamo fortemente dispiaciuti per questo, ma soprattutto la preoccupazione principale è che non vorremmo mai si palesassero – da parte di qualcuno – dei tentativi di manipolazione e di speculazione di questa (o di simili) vicenda, che potrebbero vanificare gli sforzi ed il lavoro fino a qui svolto, a beneficio esclusivo della minore che – in questo momento e fino a prova contraria – è l’anello debole di tutta la catena».
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