Trento
Accordo fra Ateneo e Provincia per il contenimento dei costi.
La Quinta commissione permanente presieduta da Lucia Maestri ha dato il via libera questa mattina (favorevoli Maestri, Passamani e Bottamedi, astenuti Viola, Simoni e Civettini) ad una proposta di delibera della Giunta provinciale in materia di Università.
La Quinta commissione permanente presieduta da Lucia Maestri ha dato il via libera questa mattina (favorevoli Maestri, Passamani e Bottamedi, astenuti Viola, Simoni e Civettini) ad una proposta di delibera della Giunta provinciale in materia di Università.
Si tratta dello schema d’intesa tra la Provincia e l’Ateneo trentino, che fissa gli obblighi e vincoli a carico dell’Università, finalizzati a garantire il concorso al perseguimento degli obiettivi di finanza pubblica e il patto di stabilità. In questo momento, ha spiegato l’assessora competente Sara Ferrari, il piano della ricerca è al vaglio dei soggetti interessati ed entro fine giugno potrà essere completato l’iter. E’ in arrivo anche l’atto di indirizzo triennale.
Questo è l’accordo sul patto di stabilità e contiene una serie di articolate azioni di razionalizzazione della spesa che l’Università è obbligata a sottoscrivere con la Provincia entro il 31 maggio di ogni anno, pena l’adeguamento all’accordo nazionale.
Il documento fissa dei vincoli in ordine alle spese del personale, ai miglioramenti economici dei docenti, dei ricercatori e ai rinnovi contrattuali del personale tecnico amministrativo. E’ fissato un limite numerico di turn overe di spesa (i costi per il personale non possono superare il 65% della spesa complessiva). In base a quanto stabilito dal Ministero, l’Ateneo è tenuto a vincolare il 30% del costo equivalente delle cessazioni del personale tecnico e amministrativo intervenute nell’anno 2014 per destinarlo alle procedure di mobilità delle Province.
Vengono introdotte misure di contenimento dei costi comuni e, dove sussistano le condizioni di efficacia, economicità e standard compatibili, si impone all’Ateneo il ricorso ai servizi offerti dalle agenzie ed enti strumentali della Provincia. Restano invariate le spese per la ricerca, alta formazione e investimenti.
Sara Ferrari ha poi risposto ad alcuni dubbi sollevati da alcuni consiglieri ribadendo che il patto non è obbligatorio per l’Università, la quale può scegliere in alternativa di adeguarsi all’accordo sottoscritto dagli altri Atenei con lo Stato: è ovvio che l’Università, se lo sottoscrive con la Pat, ne intravede dei vantaggi.
Lo stesso principio vale per il concorso al risanamento dei conti pubblici: ogni Ateneo è tenuto a vincolare il 30% del costo del personale per destinarlo alle mobilità delle Province.
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