La Sfera e lo Spillo
Juve sfonda la Puerta del sol, è finale
Il cielo iberico disegna il tramonto di una giornata a strisce, le stelle brillano nella notte insonne di Madrid. E’ solo l’inizio, il pensiero che conduce alla finale, alla porta di Brandeburgo, a Berlino.
Il cielo iberico disegna il tramonto di una giornata a strisce, le stelle brillano nella notte insonne di Madrid. E’ solo l’inizio, il pensiero che conduce alla finale, alla porta di Brandeburgo, a Berlino.
Le strisce sono decise pennellate bianconere, la stella cristallina che illumina il delirio sabaudo è quella per il fato e il destino, di Alvaro Morata, nato a Madrid ventidue anni fa.
La Juventus infrange l’ultimo muro europeo e sogna la “Statua della Vittoria”.
I piemontesi possono approdare alla finale di Champions League; è un’attesa interminabile, sfinita, finita 12 anni dopo.
La visione passa da una sfida sontuosa, contro la squadra più blasonata del continente, quella maglia bianca che i fanciulli bramano, s’illudono e sperano.
I contendenti sono i campioni d’Europa in carica, con il loro fascino e carisma, mostrano con fierezza l’incontrastato potere.
La forza e il peso della sua gente sulle gradinate rappresentano il dodicesimo uomo in campo. La tana dei galattici è una bolgia e l’estadio incute da sempre, utopia, paura e speranze.
Il catino nel cuore della città, in Avenida de Concha Espina, è battezzato con l’appellativo di Nuovo Stadio Chamartin nel lontano 1947.
Dal 1955 l’impianto sportivo porta il nome del grande patron del club, Bernabéu scomparso durante il mondiale argentino del 1978.
Santiago è un giocatore dei Blancos dal 1912 al 1927 e indimenticato presidente, carica che ricopre per 35 anni (dal 1943 al 1978).
Sotto la sua reggenza, le merengues vincono 71 titoli, 16 sono i campionati nazionali, 6 Coppe del Re, 6 Coppe dei Campioni, 1 Coppa Intercontinentale.
Ai citati trofei si devono aggiungere quelli conquistati con la squadra di pallacanestro della città.
E’ da ritenersi il dirigente sportivo con più titoli nel proprio personale carniere.
Mercoledì 13 maggio ore 20.45, si gioca al Santiago Bernabéu la contesa tra Real Madrid CF e Juventus FC.
La serata meteo, in riva al fiume Manzanarre è rovente, il cielo è sereno e la temperatura misurata è di trentacinque gradi centigradi. Il rettangolo di gioco è colorato con un pastello color verde campo, il manto erboso si presenta in ottime condizioni, ampiamente innaffiato prima del fischio d’inizio.
La guida tecnica del centro sportivo Ciudad Real Madrid sceglie il modulo 4-3-3 con il capitano Casillas a protezione della rete. Il pacchetto arretrato schierato con Carvajal, Ramos, Varane e Marcelo; il centrocampo composta da James Rodriguez, Kroos e Isco; davanti il tris galattico con Bale, Benzema e Ronaldo.
La guida tecnica di Vinovo schiera il modulo 4-3-1-2 con il capitano Gianluigi Buffon in porta. La difesa è amministrata dal regista basso Bonucci e dal grintoso Chiellini, sugli esterni scorrono i puntuali pendolini, Lichtsteiner ed Evra; nel reparto nevralgico del campo si colloca il playmaker Pirlo, in compagnia di Marchisio e Pogba; davanti, il tandem Morata e Tevez supportati dal cileno Vidal.
Il fischietto dell’incontro è affidato al quarantunenne svedese Jonas Eriksson.
Il direttore di gara scandinavo esercita la professione di agente di commercio. Alla “fábrica de los sueños” gli assistenti dell’arbitro sono Klasenius e Warnmark. Il quarto uomo è Gustavsson. I giudici di linea sono Martin e Markus Strombergsson.
L’uomo di Lulea, nella regione del Norrland, è un imprenditore milionario dopo che nel 2007 vende una quota di start up diventata, nel frattempo, un colosso nell’acquisizione e vendita dei diritti sportivi.
Sono due i precedenti di Eriksson con la Vecchia Signora: in occasione della vittoria casalinga (3-1) del novembre 2013 contro il Copenaghen (tripletta del cileno Arturo Vidal) e nella trasferta (0-1) del dicembre 2012 contro lo Shakhtar (autorete di Kucher).
In questa stagione dirige due squadre italiane: nella partita del preliminare (andata) di Champions Napoli-Atletic Bilbao (1-1) e nella fase a gironi, Roma-Bayern Monaco (1-7).
Il big match termina in parità (1-1), uno score che consente ai bianconeri di incrociare il Barcellona nella finale tedesca in programma il prossimo 6 giugno (20.45) all’Olympiastadion.
Il merito dell’impresa è da attribuire, in primis, al coraggio dei gladiatori e al conte Max nella gestione pacata del suo arrivo improvviso e imprevisto alla corte degli Agnelli, senza dimenticare la società vigorosa e strutturata.
La squadra di Allegri esibisce, sul difficile campo della capitale spagnola, una prestazione maiuscola e sopra le righe, mostra compattezza dell’organico, capacità di stare tra le linee senza concedere spazi letali alle giocate di CR7 e compagni.
Il Madrid non si scopre nella serata, è forte e coriaceo, composto da un gruppo di ottimi giocatori e da qualche fuoriclasse, ben diretti a bordo campo da Carlo Ancelotti.
A sprazzi il tecnico di Reggiolo misura potenza, profondità e intensità delle giocate, ampiezza nel fraseggio, il dialogo però, non è sempre univoco. Il Real coniuga impeto e classe individuale a singhiozzo, la Juve risponde con umiltà collettiva, gioco d’insieme e intelligenza tattica.
Gli ospiti partono con il piede giusto senza timori reverenziali, il baricentro è alto e la difesa accompagna con ordine e linearità la costruzione delle azioni.
La mediana nella prima parte è sostenuta, in particolare, dal ritrovato Vidal e dalla costanza del principino Marchisio. Le pericolose folate dei blancos sono arginate con sofferenza e volontà dall'interdizione della diga juventina.
Al primo vero affondo i padroni di casa sbloccano l’inerzia dell’incontro. Il fallo ingenuo è di Chiellini, James Rodriguez va per le terre e l’arbitro Eriksson senza esitazioni decreta il calcio di rigore.
Sul dischetto si presenta Cristiano Ronaldo che trafigge Buffon (al minuto 23).
Nel secondo tempo, dopo l’inizio in sordina, Paul Pogba cresce e ritrova giocate affinate con le pedine del centrocampo amico.
Il pareggio dei torinesi (in maglia blu) con Alvaro Morata che spedisce la palla nel sacco di Casillas dopo una sponda di testa di Pogba (al minuto 57).
Sui titoli di coda la Juve potrebbe allargare il bottino con alcune pregevoli ripartenze non concluse a dovere per mancanza di cinismo e di buona sorte.
Si cambia modulo, il tecnico di Livorno passa alla difesa a 3, gli undici resistono con carattere e tenacia limitando con l’animo dei vincenti gli ultimi assalti rassegnati dei cavalieri bianchi.
Emanuele Perego www.emanueleperego.it www.perego1963.it
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