Italia ed estero
Al Shabaab, la strage in Kenya e il dilagare del terrorismo islamico
L’attacco terroristico dello scorso 02 aprile in un college universitario della città di Garissanella parte nord-orientale del Kenya, ha sconvolto nuovamente il cuore del continente africano e il mondo intero.
L’attacco terroristico dello scorso 02 aprile in un college universitario della città di Garissanella parte nord-orientale del Kenya, ha sconvolto nuovamente il cuore del continente africano e il mondo intero.
Il bilancio, dopo diverse esplosioni ad opera di quattro terroristi, è stato quello di 147 morti, di cui la gran parte studenti, 79 feriti e oltre 150 persone ancora disperse.
L’attacco terroristico ha avuto inizio nelle prime ore della mattina e il campus universitario è rimasto sotto assedio per l’intera giornata. Diversi studenti sono stati presi in ostaggio dai terroristi e solo in tarda serata le forze dell’ordine sono riuscite a riprendere il controllo della situazione.
L’attentato è stato subito rivendicato dalla cellula terroristica al-Shabaab, gruppo jihadista somalo legato ad al-Qaeda, sostenitore di una versione della sharia severa e intransigente, il cui obiettivo principale è quello di colpire i simboli della cristianità.
Lo stesso gruppo terroristico fu l’artefice dell’attentato del settembre 2013 al centro commerciale Westgate Mall di Nairobi nel quale morirono circa 70 persone, molte delle quali uccise perché non hanno saputo rispondere alle domande dei terroristi sui versetti del Corano.
Anche l’attacco al campus universitario di qualche giorno fa è stato simbolicamente un attacco al mondo cristiano e occidentale. L’Università di Garissa infatti è frequentata in larga parte da studenti di religione cristiana.
La strage era in parte già annunciata. Le forze dell’ordine avevano già messo in guardia il Paese su possibili attentati nei confronti di università e college, ma l’allarme era stato concentrato soprattutto sugli atenei della capitale Nairobi.
Da più di un anno il gruppo terroristico somalo di al Shabaab ha preso di mira il Kenya, dopo che quest’ultimo ha dato avvio ad una serie di incursioni armate nel territorio della Somalia dirette proprio contro gli jihadisti.
Sarebbe questo il motivo di tanto odio nei confronti del Paese vicino, nonché la grande presenza di cristiani, circa l’83% della popolazione. Uno dei portavoce del gruppo terroristico ha dichiarato: “Il Kenya è in guerra con la Somalia, la nostra missione è uccidere quelli che sono contro gli Shebaab”.
Legati già alla rete di al-Qaeda, anche i terroristi somali, così come i miliziani di Boko Haram in Nigeria, stanno adottando lo stesso modus operandi dei corrispettivi iracheni. Nella strage di Garissa tanti sono stati gli studenti decapitati e a quattro giorni dalla liberazione del campus, la distruzione e il sangue ne sono la macabra prova.
Immagini che si ripetono, parole che risuonano ormai da tanto, troppo tempo, stragi accomunate dalla stessa efferatezza e dose di violenza. Il terrorismo islamico ha assunto una nuova, inquietante e ancora più inaccettabile forma.
In un nuovo comunicato del portavoce del gruppo terroristico somalo, gli jihadisti hanno minacciato nuovi attentati nel loro tentativo di “vendicare la morte di decine di migliaia di musulmani uccisi dalle forze di sicurezza keniane”.
E mentre il Kenya dichiara ancor di più, pubblicamente guerra agli jihadisti somali, si teme che la rete del terrorismo islamico possa estendersi a macchia d’olio e divenire sempre più forte. La cellula nigeriana di Boko Haram ha già preso contatti e stretto alleanza con lo Stato islamico iracheno e se dovesse fondersi e intrecciare le sue attività con quelle del gruppo somalo, le conseguenze potrebbero essere devastanti.
A quel punto allora, in Kenya così come in Iraq, in Siria così come Nigeria, in Medio Oriente così come in Europa, come le parole di al-Shabaab hanno annunciato e fatto rabbrividire tutto il mondo, “nelle vostre città scorrerà il rosso del sangue”.
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