Trento
Gabriella Maffioletti, una Donna.
Gabriella Maffioletti è conosciuta a Trento come la consigliera comunale che si è sempre distinta nel portare avanti le battaglie sociali a favore delle classi più deboli e indifese.
Gabriella Maffioletti è conosciuta a Trento come la consigliera comunale che si è sempre distinta nel portare avanti le battaglie sociali a favore delle classi più deboli e indifese.
Abbiamo appreso recentemente la scelta, sofferta ma profondamente meditata, della consigliera di lasciare il panorama politico cittadino e di non ricandidarsi alle prossime elezioni comunali del 10 maggio.
La decisione personale della consigliera merita rispetto, ma abbiamo ragione di credere dalle molteplici manifestazioni di solidarietà espresse dalla cittadinanza che la sua assenza da Palazzo Thun sarà rimpianta da non poche persone e che la politica cittadina di Trento sarà certamente privata nell'immediato futuro di una protagonista di primo piano.
Abbiamo intervistato la Consigliera Maffioletti per approfondire il profilo della Donna che è dietro al personaggio pubblico da noi tutti conosciuto.
Consigliera Maffioletti, come ha vissuto la sua esperienza politica e come ha conciliato in questi lunghi anni il suo impegno politico e sociale con le esigenze familiari?
«Una donna che sceglie di far politica spesso si trova a dover fare i conti, a dividersi a metà tra due passioni quella politica, perché io intendo la politica come passione, e l'altra sua passione che è la famiglia.
La passione politica è sempre stata la mia propensione principale, ho vissuto i trascorsi dieci anni di politica, gli ultimi sei in Consiglio Comunale, sempre in maniera attiva sul territorio, tra la gente, a prodigarmi nel cercare e nello studiare soluzioni per dare risposte alle molteplici esigenze e bisogni nel campo del sociale, dei diritti civili, dei diritti umani primari e fondamentali messi sempre più in discussione in questi tempi in cui la crisi si fa sempre più stringente, il bisogno dei cittadini di una casa, di un lavoro, quello di poter conservare la propria dignità di Persona.
Chi come me propende, per propria sensibilità, ad approfondire il campo della politica sociale vive senza porre limiti di tempo alla propria attività.
Quando si ha a che fare con situazioni sociali delicate quali ad esempio la sottrazione di minori, i problemi delle persone con handicap, quelli di chi vive e alloggia nelle case ITEA e c’è la necessità continua di confrontarsi con persone, associazioni ed Enti per dare risposte ed agire spesso in maniera tempestiva, data la drammaticità dei casi, non si possono porre limiti di tempo.
Anche a casa il telefono era diventato una sorta di call-center spesso la mia famiglia mi faceva notare di non avere alcun filtro in qualsiasi ora della giornata.
Tuttavia, la mia coscienza di moglie e di madre non ha dovuto fare i conti con disastri familiari, ho lasciato un ambìto lavoro nel settore pubblico per accudire la famiglia ed educare i miei figli quando avevano bisogno di me ed ho ripreso a fare le cose che amavo quando l’età dei figli me lo ha consentito.»
I suoi familiari come hanno vissuto il suo impegno, i figli le hanno mai rimproverato qualcosa nella sua scelta di vita?
«I miei figli, ora entrambi maggiorenni, hanno guardato alla mia attività politica con rispetto all’inizio e successivamente anche in maniera critica per il tempo impegnato, che per loro era enorme, rispetto ai risultati prodotti.
Ad un certo momento sono stati proprio loro i giudici della mia attività politica che mi hanno fatta fermare e prendere in considerazione che forse era necessario mettersi in stand-by per capire e far capire, forse, anche alla popolazione trentina cosa serve a motivare il politico a continuare un’attività di servizio spesa con assoluta abnegazione ed altruismo a favore di temi che potrebbero sembrare semplici, ma che semplici non sono.
Anche quando mi sono fatta prendere la mano dalla politica, i miei figli e mio marito non mi hanno mai rimproverato nulla, hanno sempre capito l’importanza delle mie battaglie e l’impegno profuso.»
Riguardo alle quote rosa, questione oggi prevalente ovunque in politica come nelle aziende, qual è il suo pensiero?
«Bisogna dare la possibilità alle donne di decidere in piena libertà ciò di cui vogliono occuparsi nella vita.
Anche in Consiglio Comunale una madre con figli piccoli dovrebbe avere tempi di conciliazione lavoro-casa, perché altrimenti rischiamo di assistere a quei drammi in cui la donna manager deve dividersi tra innumerevoli attività ed alla fine si esaurisce; questo tipo di emancipazione femminile, chiaramente, non giova a nessuno.
La vera emancipazione femminile la vedo realizzata, laddove esistono infrastrutture quali asili aziendali, dove è attuabile il ricorso al part-time, al telelavoro, dove è conciliabile il tempo lavoro con il tempo famiglia.
La donna che vuole fare carriera oggi, difficilmente riesce a conciliare il tempo per la famiglia con quello per il lavoro e per soddisfare le ambizioni materne si può rischiare che ne risentano i figli.»
Come impegnerà, in futuro, Gabriella Maffioletti il tempo lasciato libero dalla politica?
«Collaboro con molte associazioni nazionali che si occupano di minori, e recentemente sono entrata in contatto con un’associazione locale che si occupa di persone con handicap che lavora su tutto il territorio provinciale ed ha bisogno di supporto, avendo maturato negli anni una grande esperienza amministrativa non vorrei disperdere queste capacità ma metterle al servizio delle realtà associative con cui sono in contatto; inoltre, ho in programma degli importanti viaggi all’estero che serviranno ad aprirmi nuovi orizzonti professionali legati a nuovi progetti lavorativi che sto elaborando.»
In conclusione c'è qualche messaggio che vuole dare alla cittadinanza trentina?
«La mia scelta attuale di lasciare la politica è una scelta molto sofferta, perché in me la passione politica è sempre viva, le logiche e le dinamiche di basso profilo dell’attuale scena politica, anche territoriale, mi hanno spinta a tale decisione.
La politica è, e deve rimanere passione e servizio alla cittadinanza, non può trasformarsi in altro seguendo le logiche di mercato; ho visto colleghi che non hanno mai preparato un ordine del giorno, mai fatta un’interrogazione, mai un intervento durante un’intera consiliatura, io credo che ricevere un gettone di presenza significhi dare un riscontro alla cittadinanza su quello che fai.
Il mio rammarico è quello di lasciare il territorio quasi politicamente sguarnito, io credo che la politica, quella vera, non possa avere l’orologio in mano perché la gente quando ti cerca ha bisogno e dovrebbe poter trovare il politico a cui ha rivolto il suo credito disponibile, invece ciò non corrisponde assolutamente alla verità.
Inoltre, è difficile che il politico si impegni veramente perché questo richiede studio, richiede andare sul posto, richiede viverle le esperienze delle persone, conoscerle in profondità, andare nelle loro case, scoprire le loro problematiche, dedicargli anche un’ora di ascolto e poi capire come muoversi.
Non so se i competitor attualmente presenti sulla scena politica avranno questo spirito, avranno questa volontà e soprattutto se l’avranno per un giorno o per quanto.
Il fatto stesso che sempre meno cittadini vadano a votare è significativo.»
Ringraziamo Gabriella Maffioletti e le auguriamo il successo per i suoi futuri progetti.
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