Italia ed estero
Sette giostrai finiscono in carcere C’è il figlio del bandito ucciso da Stacchio
Guidava la banda degli assalti alle sale slot. Colpi che sono aumentati dopo che il 3 febbraio scorso suo padre Albano, è stato ucciso dal benzinaio Graziano Stacco.
Guidava la banda degli assalti alle sale slot. Colpi che sono aumentati dopo che il 3 febbraio scorso suo padre Albano, è stato ucciso dal benzinaio Graziano Stacco.
In manette insieme a sei complici all’alba di lunedì mattina è finito infatti Alan Cassol, 19enne giostraio di Fontanelle, figlio del 41enne morto durante la tentata rapina a Ponte di Nanto. A sgominare la banda, i carabinieri nel nucleo operativo radiomobile di Conegliano, guidati dal capitano Salvatore Gueli e dal Tenente Sandro Volpini, con il coordinamento del sostituto procuratore Massimo De Bortoli.
Un’indagine iniziata a gennaio che si è conclusa con 7 ordinanze di custodia cautelare in carcere e l’accusa di associazione a delinquere finalizzata al furto per 7 giovani giostrai eseguite all’aba con un blitz congiunto in 20 campi nomadi della Marca e che ha visto impegnati 150 carabinieri, l’elinucleo dell’Arma e i nuclei cinofili di Torreglia e Bologna.
Oltre a Cassol in cella sono finiti i fratelli Nicolls e Michele Garbin di 20 e 23 anni, Matteo Zilli 20 anni, Denis Maronese 20 anni tutti di Mareno di Piave, Nicholas Floriani 20 anni di Loria e Giacomo Zolini, 33enne di Giavera: “Tutti molto giovani ma anche molto aggressivi nonostante solo alcuni di lavoro abbiano qualche precedente di polizia e nessuno sia mai stato in carcere – commenta il colonnello Ruggiero Capodivento, comandante provinciale dell’Arma -. Ma capaci di organizzarsi in un sodalizio finalizzato ad assaltare bar e sale slot con colpi frequenti, a volte addirittura ripetuti a danno delle stesse vittime”.
Una decina i colpi per ora attribuiti alla banda, nella zona tra il Coneglianese, la Castellana e Treviso. Ma molti altri potrebbero entrare presto tra i capi d’accusa, perché gli accertamenti dei carabinieri non sono ancora finiti. Da quanto trapelato durante le indagini però, gli inquirenti hanno notato un’intensificarsi dei colpi dopo l’uccisione di Albano Cassol quasi che tra padre e figlio ci fosse stato un naturale passaggio di testimone ai vertici della famiglia e che il 19enne, considerato insieme a Nicolls Garbin il capo della banda.
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