Italia ed estero
L’unione fa la forza: la strategia dell’Ue per ridurre la dipendenza energetica dalla Russia
Le tensioni con Mosca in seguito alla guerra in Ucraina hanno spinto l'Unione europea a lanciare il progetto europeo in materia di energia più ambizioso dopo la Comunità del carbone e dell'acciaio.

Le tensioni con Mosca in seguito alla guerra in Ucraina hanno spinto l’Unione europea a lanciare il progetto europeo in materia di energia più ambizioso dopo la Comunità del carbone e dell’acciaio.
Il 25 febbraio, la Commissione europea ha presentato la propria strategia per la realizzazione di un’Unione energetica. L’obiettivo della Commissione è trasformare drasticamente il sistema energetico europeo, per fornire a famiglie e imprese europee “energia sicura, sostenibile e competitiva a prezzi accessibili”.
Per raggiungere questo risultato, l’Ue punta a ridurre la propria dipendenza dai fornitori esterni. L’Ue si colloca infatti al primo posto al mondo per l’importazione di energia, con ben il 53% del proprio fabbisogno energetico proveniente da paesi esterni all’Unione.
La Commissione sta valutando la possibilità di adottare “meccanismi volontari di aggregazione della domanda per acquisti collettivi di gas in caso di crisi e per gli stati membri che dipendono da un unico fornitore”. Inoltre, la Commissione ha proposto che gli accordi bilaterali di approvvigionamento energetico vengano sottoposti alla sua approvazione. Lo scopo della Commissione è chiaro: l’Unione europea deve parlare con una sola voce nei negoziati con i paesi terzi, in modo da spuntare un prezzo più conveniente.
L’impatto sulle relazioni con la Russia in materia di energia si prospetta notevole. La Russia è il principale fornitore dell’Unione europea in materia di combustibili fossili: gli stati membri importano dalla Russia il 31% del gas, il 26% del carbone e il 32% del petrolio che utilizzano. Si tratta di un commercio vitale per Mosca, in quanto i combustibili fossili, venduti perlopiù all’Europa, rappresentano il 70% delle esportazioni russe.
L’eccessiva dipendenza dell’Europa dalla Russia la rende debole, in quanto consente a Mosca di usare la sua posizione dominante nel mercato per imporre un prezzo maggiore ad alcuni stati membri.
La riduzione della dipendenza energetica dalla Russia si rende particolarmente difficile per quanto riguarda il gas. Il gas viene infatti trasportato attraverso i gasdotti, che richiedono investimenti notevoli e numerosi anni per la loro costruzione.
Inoltre, le alternative al gas russo sono poche. L’Algeria presenta significative minacce alla sicurezza, l’Azerbaigian non completerà prima del 2020 la TANAP, il gasdotto che dovrebbe connettere Baku con l’Europa, e la produzione norvegese non è sufficiente a sostituire completamente quella russa.
In questo contesto, la capacità della Russia di definire il prezzo del gas non può essere ridotta solo cercando di diversificare le forniture. È importante che l’Unione europea cominci a trattare con Mosca con una sola voce, acquisendo così un potere contrattuale maggiore rispetto a quello dei singoli stati membri. Il progetto della Commissione europea va esattamente in questa direzione.
Ungheria, Repubblica Ceca e Slovacchia hanno però già espresso apertamente le loro riserve. Secondo una fonte diplomatica del Financial Times, altri sette stati membri avrebbero manifestato le loro perplessità. Sono molti coloro che nell’Europa dell’est ammettono privatamente di temere le potenziali ritorsioni di Mosca in seguito a l’intromissione di Bruxelles nella definizione di contratti di approvvigionamento energetico.
Si tratta di preoccupazioni che necessitano di un’adeguata risposta, altrimenti c’è il pericolo che il progetto della Commissione venga ridimensionato dal veto degli stati membri.
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