Trento
La sconcertante attualità de “I Buddenbrook” ovvero riflessioni sul futuro del ceto medio europeo.
Ieri sera ho visto nuovamente in DVD "I Buddenbrook: decadenza di una famiglia" di Thomas Mann (Buddenbrooks – Verfall einer Familie, in tedesco) nella versione cinematografica del 2008 di Heinrich Breloer, è un film che vi consiglio vivamente.

Ieri sera ho visto nuovamente in DVD "I Buddenbrook: decadenza di una famiglia" di Thomas Mann (Buddenbrooks – Verfall einer Familie, in tedesco) nella versione cinematografica del 2008 di Heinrich Breloer, è un film che vi consiglio vivamente.
La versione TV andata in onda in Italia su Sky nel 2011, diretta sempre dallo stesso regista e pluripremiata nel mondo germanico ma anche al Roma Fiction Fest del 2009, è una miniserie in due puntate con un’aggiunta di quaranta minuti rispetto alla versione cinematografica, che l’avvicina ulteriormente al modello letterario.
Mi permetto suggerirvi la visione del film, oppure ancor meglio, la lettura del romanzo perché l’eccezionalità di questo capolavoro della letteratura del novecento europeo edito nel 1901 e che fruttò il premio Nobel per la letteratura al suo autore nel 1929, è di un’attualità sconcertante e quindi potrebbe esserci di aiuto, o almeno di conforto, quale spunto di riflessione in questi tempi di totale incertezza sul futuro.
I Buddenbrook narra la storia e le vicissitudini di una ricca famiglia di mercanti tedeschi di Lubecca che, nel XIX secolo, attraverso quattro generazioni passa da una grande prosperità economica al declino, rispecchiando così l’incapacità dei protagonisti ad adeguarsi ed a reagire alla trasformazione della società tedesca dell’epoca ed al cambiamento dei valori da essa sottesi.
L’intento del regista è quello di scavare in profondità nei protagonisti e di raccontarne i rispettivi stati d’animo ed i conflitti interni che essi vivono scontrandosi con una quotidianità che, giorno dopo giorno, gli appartiene sempre meno e dalla quale vengono irrimediabilmente schiacciati.
Il regista dimostra che i temi del romanzo: i valori della famiglia, la casa, il valore personale dell’individuo, il ruolo dell’imprenditore, la crescita economica della ditta ai tempi della globalizzazione (l’attuale mercato globale versus il mercato unificato della Germania dal 1871 in poi) ora come allora, restituiscono la cronaca di un declino che sembra inarrestabile.
La rappresentazione di Breloer, scorre agevolmente, per lo sforzo del regista di voler raccontare una storia attuale anche se in veste antica, lo spettatore è coinvolto in una storia familiare e sociale che potrebbe benissimo appartenere ai giorni nostri e ancor più, potrebbe esser proprio la sua.
Lo spettatore vive assieme ai personaggi del romanzo le incertezze per il futuro, l’insostenibilità e la crisi dei modelli sociali e soffre per la perdita dei valori che lo rassicurano, a mano a mano che sacrifica i propri sentimenti e snatura il proprio essere per offrire un’immagine patinata di sé stesso al resto della società civile, con la conseguenza di piombare in una crisi identitaria e di non riconoscersi più nel mondo dal quale proviene; sensazione che quotidianamente i più sensibili tra noi sicuramente provano, almeno da qualche anno a questa parte.
H. Breloer e prima di lui T. Mann ci raccontano in maniera avvincente il destino, la storia, le passioni, la politica, la rivoluzione, l’ascesa e la decadenza di una famiglia e di un’intera società.
Con i debiti parallelismi, riscontriamo analogie inquietanti: allora la primavera dei popoli, oggi la primavera araba, in passato la caduta della grande borghesia commerciale tedesca, ai giorni nostri lo sgretolamento progressivo ed inarrestabile del ceto medio europeo.
Questa saga familiare, e in fin dei conti sociale, è ancora interessante a più di un secolo di distanza proprio per l’attualità dei temi trattati.
Nella rappresentazione di Breloer è evidente la marcata analogia fra gli eventi storici della Germania del XIX secolo e, mutatis mutandis, l’attuale momento storico di crisi di ideali e di valori vissuto dalla società occidentale e legato principalmente alla crisi della finanza e dell’economia, con le relative ripercussioni sul tessuto sociale, sulle famiglie e sui singoli.
La società umana dell’epoca al pari di quella odierna è la vittima sacrificale ed inerme del cambio dei paradigmi che regolano i mercati e che determinano la caduta delle certezze e dei valori di un tempo.
La mancata sostituzione dei vecchi valori con altri più nuovi e più solidi, l’indecisione e la debolezza della politica nei confronti della forza dei gruppi finanziari, conducono alla polverizzazione della società civile, all’annientamento dell’individuo in quanto persona ed all’annichilimento dello spirito umano.
Oggi la globalizzazione dilagante, il decentramento della produzione, lo sfruttamento dei Paesi emergenti, lo spostamento di masse di migranti non solo più dal terzo mondo ma anche da una regione d’Europa all’altra, alla ricerca di un lavoro, di condizioni di vita migliori, di un welfare sempre più soggetto a tagli e restrizioni e che sempre meno gli Stati nazionali dell’occidente decadente riescono ad assicurare, ci stanno conducendo inevitabilmente ad un nuovo olocausto sociale.
L’epopea generazionale dei Buddenbrook si conclude con la morte per tifo del giovane Hanno, estinguendo definitivamente in quella metafora le speranze di riscatto della propria famiglia e dell’intera società borghese tedesca da essa rappresentata, mentre il nuovo avanza inesorabilmente.
Nel romanzo, la debolezza è la cifra costante, irreversibile, e in un certo senso consapevole e autodistruttiva, che favorirà l’affermazione delle classi popolari e la fine della classe borghese dei Mann-Buddenbrook, sempre più raffinata e sensibile, ma sempre più incapace di far fronte ai cambiamenti e di difendersi.
La condizione odierna del ceto medio europeo è oggi analoga a quella della borghesia del XIX secolo, ma quest’ultima, a chi cederà il posto? A favore di chi, o per cosa verrà immolata?
L’analogia di quel momento con questo momento, dell’allora con l’adesso, l’ascesa della nuova classe che sorpassa quella dominante e immobile, può essere paragonata all’attacco delle nuove economie del mondo che mettono in crisi i giganti statici dell’occidente.
Il mondo in rapida evoluzione sembra schiacciare oggi l’essenza del ceto medio europeo, come nel XIX secolo ha schiacciato i Buddenbrook, i Mann e la classe borghese tedesca senza dargli il tempo di elaborare e di comprendere i propri drammi interiori, adeguarsi e reagire per sopravvivere.
Il capolavoro di T. Mann in questo momento di crisi economica, o a dir meglio, di grande recessione, di declino del potere economico e di caduta delle grandi dinastie industriali occidentali è sempre attuale.
Oggi come allora gli stati dell’Europa centrale vivono l’angoscia della propria decadenza mentre all’orizzonte nuovi ricchi e nuove civiltà si affacciano inesorabilmente sulla scena della storia lottando per conquistare un posto di primo piano, pensiamo all’affermazione dei neocapitalisti russi, cinesi e del medio ed estremo oriente sul mercato globale.
I Buddenbrook, è un vero codice della letteratura, non solo tedesca ma europea, un romanzo che restituisce ancora oggi l’analisi e la chiave di lettura di una intera civiltà.
L’invito è alla lettura dei classici europei, per il recupero della nostra storia, delle nostre tradizioni, dei nostri valori e delle nostre certezze, che se crollano cade tutto; solo ritrovando le nostre radici riusciremo infatti ad affrontare, in maniera più solida e consapevolmente, le tempeste future.
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