Trento
PD: tre settimane in pallone
La confusione del Pd trentino dura da tre settimane.

La confusione del Pd trentino dura da tre settimane.
Prima l'assemblea ha chiesto a Giulia Robol di dimettersi, una settimana dopo la segretaria ha rilanciato ottenendo un mandato esplorativo per Elisa Filippi. La quale ha svolto una lunga serie di consultazioni e domani, salvo sorprese sempre possibili, si presenterà in assemblea alla ricerca della maggioranza di due terzi richiesta dallo statuto per eleggere un nuovo segretario.
Il lavoro dietro le quinte per arrivare alla soglia è intenso sia da parte della componente più vicina alla segretaria incaricata, sia da parte di chi sostiene invece una soluzione-ponte, con un segretario di garanzia al vertice di un triumvirato per andare al congresso dopo le elezioni comunali oppure in autunno.
È preoccupante che, dopo tre settimane, il partito si ritrovi allo stesso punto.
Gli scenari sono stati analizzati tutti, compreso il commissariamento, ma il fatto basilare è che la geografia interna al Pd trentino sembra costruita non tanto sulle alleanze politiche, quanto piuttosto sulle simpatie o antipatie personali, i veti, la fiducia o la sfiducia nei confronti di vecchi o nuovi avversari. La tattica sconfina nel personalismo, l'inerzia surclassa la buona volontà.
Le maggioranze interne si sono ormai rimescolate decine di volte, ma ormai non si vedono più opzioni politiche forti abbastanza da generare un dibattito e schieramenti chiari. A dire il vero la debolezza del dibattito e l'indeterminatezza delle posizioni si erano manifestate anche un anno fa, al congresso.
Il risultato, probabilmente non a caso, è stato un anno abbastanza indecifrabile, dove non si ricordano grandi prese di posizione del Pd sullo scenario politico amministrativo. Il momento di maggiore determinazione si è visto sulla ricerca, con lo stop a una discutibile nomina al vertice della fondazione Mach, e sul finanziamento alla cantina La Vis.
Ma si è trattato soprattutto di iniziative della componente della giunta e del gruppo consiliare, che non hanno coinvolto più di tanto l'assemblea e la base. Il rischio, a questo punto, è che dopo tre settimane in pallone, storpiando un celebre romanzo di Jules Verne, l'assemblea del Pd veda il mondo e le dinamiche della propria base sempre più da lontano. L'atterraggio non si annuncia morbido, con le elezioni alle porte. Le trattative dureranno fino a domani, fino all'ultimo minuto. Ma poi, in qualche modo, sarà necessario rimettere i piedi per terra.
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