Italia ed estero
Obama, Israele e il terzo incomodo: gli alleati divisi dal nucleare iraniano
La visita del Premier israeliano Benjamin Netanyahu negli Stati Uniti, iniziata ieri e che continua nella giornata di oggi davanti al Congresso, è stata e sarà molto diversa da quanto pianificato mesi orsono.

La visita del Premier israeliano Benjamin Netanyahu negli Stati Uniti, iniziata ieri e che continua nella giornata di oggi davanti al Congresso, è stata e sarà molto diversa da quanto pianificato mesi orsono.
Il premier israeliano infatti non incontrerà il presidente Obama, i senatori e i deputati democratici non ascolteranno il suo discorso al Congresso americano e il Consigliere per la sicurezza nazionale, Susan Rice ha addirittura definito la sua visita “distruttiva”.
I rapporti tra Stati Uniti e Israele si sono pericolosamente incrinati a causa della posizione assunta dal Premier Netanyahu nei confronti del programma nucleare iraniano, la cui realizzazione dovrebbe essere portata a termine il prossimo mese di giugno.
Netanyahu è particolarmente scontento della possibilità che venga raggiunto un accordo tra Teheran e il gruppo dei 5+1 (i cinque membri permanenti del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite più la Germania). Il premier israeliano infatti non ritiene tale accordo adeguato a prevenire lo sviluppo nucleare iraniano, anzi incoraggerebbe l’Iran a mettere in piedi un vero e proprio arsenale di armi nucleari potenzialmente pericoloso per i vicini.
E tale posizione Netanyahu è pronto ad esprimerla oggi di fronte al Congresso americano che però sembra non apprezzare quanto il partner israeliano ha da dire circa il programma nucleare iraniano. Dura è stata la reazione della Casa Bianca tanto che il presidente Obama ha deciso di non ricevere Netanyahu dopo il suo discorso di fronte ai deputati.
Il presidente statunitense ha infatti interpretato la decisione del premier israeliano di esprimere proprio in Congresso queste sue opinioni circa l’accordo che si sta discutendo a Ginevra con l’Iran, come una vera e propria intrusione in un settore di grande interesse e considerato prioritario dall’alleato americano.
Il Primo Ministro israeliano ha subito precisato che “Non è vero che le relazioni tra Israele e Stati Uniti sono finite”, ma che anzi l’alleanza tra i due Paesi è più forte che mai nonostante questa divergenza di opinioni sull’Iran.
La realtà però appare oggi ben diversa. Criticato aspramente anche in patria per la mossa molto azzardata di scagliarsi contro, non solo il vicino Iran, ma anche contro le grandi potenze che con questo Paese sono pronti a stringere accordi sul nucleare, Netanyahu ha sicuramente messo un piede in fallo.
L’accordo che il gruppo dei 5+1 vuole concludere con l’Iran, stando a quanto dichiarato del premier israeliano, minaccerebbe direttamente il suo Paese e rafforzerebbe la rete del terrorismo internazionale. Dure e pesanti le parole di Netanyahu che non ha fatto altro che incrinare i rapporti, già così fragili negli ultimi tempi, tra Israele e Stati Uniti.
Per di più in Israele questo è il periodo pieno della campagna elettorale in vista delle elezioni anticipate del 17 Marzo che vedono il partito del premier, il Likud, in seria difficoltà e a rischio di riportare una pesante sconfitta a vantaggio dell’Unione Sionista guidata da Isaac Herzog.
Il gelo di questi giorni nei rapporti tra Obama e il premier israeliano di certo non aiuteranno quest'ultimo durante le elezioni dato che in patria molti sono dell’avviso che la special relation con gli Stati Uniti non vada messa in alcun modo e per nessun motivo, a rischio.
A prescindere dalle ragioni che possano sostenere e in parte giustificare la preoccupazione di Israele nei confronti di un potenziale rafforzamento dell’Iran con armamenti nucleari, si sa che in scontri come questo, seppure soltanto diplomatici, a farsi male non saranno di certo gli Stati Uniti.
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