Italia ed estero

Sergio Mattarella Presidente e Matteo Renzi cala il Tris

L’Italia ha un nuovo presidente della Repubblica e, per una volta, le promesse della politica sono state mantenute. “Avremo il presidente al quarto scrutinio”, aveva detto Renzi prima di iniziare il lungo percorso di tessitura in tempi non sospetti.

Pubblicato

7 anni fa

31 Gennaio 2015

Aldo Maria Valli

Pochi, persino tra i suoi avversari politici, avevano immaginato la trama con cui il premier ha scompaginato i piani lungo tutto l’arco costituzionale, ottenendo tre risultati in un colpo solo. Spregiudicato e cinico come gli italiani lo vorrebbero anche sulle questioni di sostanza.

Il primo risultato che Renzi ha ottenuto è stato ricompattare il partito democratico: sembrano molto lontane le pubbliche accuse che, solo qualche settimane fa, agitavano la minoranza interna del Pd dopo la forzatura sulla legge elettorale. “Ci saranno conseguenze interne anche sul presidente della Repubblica”, aveva tuonato Stefano Fassina.

Pippo Civati aveva ventilato anche l’ipotesi di un nuovo soggetto a sinistra del Pd, corroborato poi dal risultato storico di Tsipras alle elezioni greche. Ma da tre giorni, con il nome di Mattarella, il premier ha messo a tacere tutte le fronde interne e ha persino riguadagnato i consensi di Sel, dopo due anni dalle elezioni politiche.

La seconda vittoria di Renzi è nei confronti di Silvio Berlusconi: il premier ha flirtato a lungo con il cavaliere, fino all’ultimo, sulla legge elettorale approvata in terza lettura al Senato. Nel patto del Nazareno, è vero, non c’era il nome del nuovo presidente della Repubblica.

Ma tutto, a partire dal clima dei primi incontri, faceva pensare che Renzi non avrebbe turbato gli equilibri con Forza Italia, partner delle riforme. Renzi sapeva che Mattarella non piace a Berlusconi: da ministro si dimise contro la legge Mammì che la storia ricorda come uno dei grandi favori dello Stato italiano al leader di Forza Italia. Ma il premier non ha fatto una piega, sapendo che l’alto profilo del nome che aveva in mano avrebbe allargato i consensi rendendo inutili i voti di Forza Italia.

Dove molti ex democristiani avrebbero trovato insulso non votarlo, nonostante i mal di pancia di Berlusconi. Messo all’angolo il cavaliere, Renzi ha sistemato anche Alfano imponendogli di non sottrarsi al voto per Mattarella pena le dimissioni. E Alfano ha obbedito, come la pattuglia dei suoi ministri.

Chi comanda, insomma, è chiaramente Renzi. Ma a che prezzo? Proprio su questo si potrà misurare la portata dell’operazione: la principale incognita è il destino della riforma elettorale e del titolo V della Costituzione. Se verranno meno i voti di Forza Italia il governo le condurrà in porto? La matematica oggi non può dare risposte.

Ma la politica insegna che, con un severo guardiano della Costituzione al Quirinale, difficilmente le forze politiche, a partire da Berlusconi, troveranno eco per i propri capricci. E il centrodestra distrutto, in questo momento, non ha affatto voglia di tornare alle urne, per cui è molto probabile che, tra i due mali, scelga quello minore: votare le riforme e restare in Parlamento.

Eleonora Angelini