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Nitsana Darshan-Leitner: è donna l’avvocato che lotta contro l’Isis
È l'incubo di stati canaglia e terroristi: l'avvocato israeliano Nitsana Darshan-Leitner non si ferma davanti a nessuno. Supportata dallo staff del suo studio legale, lo Shurat HaDin, Leitner ha rappresentato centinaia di vittime del terrorismo in casi contro al Qaeda, Hezbollah e l'Autorità nazionale palestinese, ma anche contro Iran, Siria e Corea del nord. Quest'autunno, poi, ha cominciato a dare la caccia allo Stato Islamico.

È l’incubo di stati canaglia e terroristi: l’avvocato israeliano Nitsana Darshan-Leitner non si ferma davanti a nessuno. Supportata dallo staff del suo studio legale, lo Shurat HaDin, Leitner ha rappresentato centinaia di vittime del terrorismo in casi contro al Qaeda, Hezbollah e l’Autorità nazionale palestinese, ma anche contro Iran, Siria e Corea del nord. Quest’autunno, poi, ha cominciato a dare la caccia allo Stato Islamico.
L’avvocato israeliano intende, infatti, fare causa a chi fa affari con gli uomini del califfo Abu Bakr al Baghdadi. Più in particolare, Leitner vuole scovare le banche che ricevono il denaro proveniente dalle vendite del petrolio. “La questione è: da dove provengono i soldi dell’Isis?”, commenta l’avvocato israeliano dal suo studio di Tel Aviv. E continua: “Tecnicamente, non possiamo dare la caccia all’Isis. Ma possiamo inseguire le banche arabe che lo finanziano. Non si tratta di noccioline. Stiamo parlando di svariati milioni di dollari che l’Isis ottiene ogni giorni grazie al controllo dei giacimenti di petrolio. Ci devono essere delle banche che aiutano l’Isis a ricevere quei soldi. È lì che dobbiamo cercare”.
La strategia di Leitner è, quindi, colpire i terroristi mettendo mano al loro portafoglio. Il primo passo in questa direzione consiste nell’individuare le banche utilizzate dai gruppi criminali. Spesso, si tratta di istituti di credito con una o più filiali negli Stati Uniti o in Canada. In questi casi, lo studio legale dell’avvocato israeliano ha il via libera per perseguirli in giudizio, grazie al Patriot Act o al Canadian Anti-terrorism Act.
Con l’Isis, però, è tutto più difficile. Come ammette Leitner, dare la caccia allo Stato Islamico è “arduo”. Infatti, l’organizzazione presenta una struttura di comando torbida e, quel che è peggio, opera in Siria e in Iraq. In questi paesi, il sistema bancario è particolarmente oscuro. Perfino con Al Qaeda si riusciva a rintracciare il conto in banca dei suoi esponenti. “Con l’Isis, invece, perdi le tracce”, ammette sconsolata Leitner.
L’avvocato israeliano però non molla. Dal 2003, il suo studio legale ha intentato una lunga serie di azioni civili contro numerose banche e istituzioni finanziarie accusate di sostenere e aiutare i gruppi terroristici musulmani e arabi. Diversamente da quello che si potrebbe credere, i clienti di Leitner non sono solo ebrei, ma anche arabi, cristiani, musulmani e drusi.
Le vittime del terrorismo rappresentate da Leitner sono più di cento. Di volta in volta, l’avvocato israeliano ha citato in giudizio l’Organizzazione per la Liberazione della Palestina, Hezbollah, Hamas, la Repubblica dell’Iran, la Corea del nord e la Bank of China. Recentemente, poi, ha avviato una causa presso la Corte internazionale di giustizia contro Khaled Meshaal, il leader di Hamas.
Nel corso degli anni, il suo studio legale ha ottenuto: un miliardo di dollari in risarcimenti dai finanziatori del terrorismo islamico, il congelamento di 600 milioni di dollari di fondi appartenenti ai terroristi e un risarcimento di 120 milioni di dollari alle vittime del terrorismo e alle loro famiglie.
La svolta per la carriera di Leitner è arrivata nel febbraio del 2002. L’avvocato israeliano era impegnato nel caso “Ira Weinstein”. Ira Weinstein era l’autista dell’autobus che nel febbraio del 1996 fu oggetto dell’attacco di un attentatore suicida a Gerusalemme. In quell’occasione, morirono venticinque israeliani. Il team di Leitner presentò denuncia contro il governo iraniano per conto della famiglia Weinstein, nel Distretto di Columbia. Le autorità iraniane erano accusate di aver sostenuto i terroristi di Hamas, responsabili di aver effettuato l’attacco. Nel febbraio 2002, il giudice federale ordinò a Teheran di pagare 183 milioni di dollari di risarcimento.
Per quanto riguarda il caso contro l’Isis, l’avvocato israeliano si dice intenzionato ad andare avanti per il bene dell’intera comunità internazionale. “È ovvio che sarà arduo, non solo per la natura del caso ma anche per il pericolo che pone per il resto del mondo. Non si tratta di terrorismo locale, come nei casi di Hamas o Hezbollah”, riconosce Leitner.
E ribadisce: “Il blocco dei finanziamenti avrà un ruolo chiave nella lotta contro il terrorismo”.
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