Italia ed estero
La BCE comprerà titoli del debito pubblico, “la Germania capisca”
La Corte di Giustizia dell’Unione Europea, nei panni dell’avvocato generale, Pedro Cruz Villalon, e attraverso la sua opinione preliminare, ha riconosciuto la piena legittimità dell’acquisto di titoli di Stato dei Paesi membri dell’Unione da parte della Banca Centrale Europea.
La Corte di Giustizia dell’Unione Europea, nei panni dell’avvocato generale, Pedro Cruz Villalon, e attraverso la sua opinione preliminare, ha riconosciuto la piena legittimità dell’acquisto di titoli di Stato dei Paesi membri dell’Unione da parte della Banca Centrale Europea.
Da mesi infatti il governatore della BCE, l’italiano Mario Draghi, ha fatto capire di voler avviare concretamente quelle manovre di quantitative easing che erano state prospettate già anni fa all’acuirsi della crisi economica e finora mai attuate.
Dopo il parere favorevole della Corte, il prossimo 22 gennaio, data in cui si riunirà il direttivo, la BCE potrebbe quindi già dare avvio all’acquisto di titoli del debito pubblico emessi dagli Stati membri dell’Unione Economica e Monetaria, senza rischiare di incorrere in vincoli di tipo legale.
L’obiettivo primario di Draghi è quello di far risalire il tasso di inflazione che nelle ultime settimane si è ridotto pericolosamente trascinato soprattutto dal brusco calo dei prezzi dei combustibili fossili. Bisogna riportare l’inflazione ad un livello del 2% e a farlo deve essere la Banca Centrale Europea che nel suo mandato ha come priorità il mantenimento del livello generale dei prezzi.
Lo ha ribadito anche il governatore Draghi durante un’intervista rilasciata al quotidiano tedesco Die Zeit che, parlando del ruolo della Banca Centrale ha detto: “La Bce deve mantenere i tassi bassi e mirare ad una politica espansiva che accompagni la crescita”.
E infatti crescita e uscita dalla crisi sono i due grandi obiettivi paralleli della misura di acquisto massiccio di titoli del debito pubblico emessi dalle banche centrali dei Paesi della zona euro. La manovra porterà ad una consistente iniezione di nuova moneta nel sistema economico europeo e allevierà, seppure solo in minima parte, gli effetti ancora marcati della crisi.
L’annuncio di Draghi tuttavia non è stato accolto in tutti i Paesi dell’Unione Economica e Monetaria con l’entusiasmo che invece è stato manifestato da alcuni di questi, tra i quali sicuramente troviamo anche l’Italia. La Germania infatti storce ancora il naso quando sente parlare di quantitative easing da parte della Banca Centrale Europea.
Sembra infatti che molti economisti tedeschi rimproverino a Draghi di favorire, attraverso queste sue misure espansive, soprattutto gli Stati del Sud, non solo l’Italia, ma anche Spagna, Portogallo e soprattutto la Grecia.
La difficoltà della Germania sta nell’accettare che Paesi che hanno dimostrato incapacità nel gestire i propri conti pubblici e che hanno fallito nell’implementare riforme strutturali per rientrare con il proprio debito, possano continuare a dormire sonni tranquilli grazie all’intervento riparatore della Banca Centrale Europea.
Si teme che vengano ulteriormente rimandate quelle misure a livello nazionale necessarie a far cambiare rotta a Paesi sull’orlo del fallimento, con un indebitamento alle stelle che tergiversano sull’esigenza di approvare riforme di ampia portata che vadano a scardinare l’architettura fallimentare degli ultimi anni.
Alle provocazioni provenienti dalla Germania, Draghi ha risposto affermando con fermezza che le misure varate dalla Bce non vogliono in alcun modo “provocare vantaggi a questo o quel Paese, o tanto meno a punire i contribuenti tedeschi”.
Per il governatore della Banca di Francoforte, i tedeschi devono rendersi conto che la Bce ha un mandato ben preciso e pan-europeo a mantenere la stabilità dei prezzi e onorerà questo compito con gli strumenti che ha a disposizione e che non sono, ha sottolineato Draghi, infiniti ma sono invece limitati, nonostante all’interno del direttivo ci siano pareri contrastanti su come allontanare lo spettro della deflazione.
A conti fatti, sembra proprio che in questa occasione la Germania, che finora ha fatto da freno e un po’ da ostacolo all’attuazione di misure straordinarie, debba stare ferma a guardare e lasciare che la Banca Centrale Europea faccia il suo dovere per dare sollievo ad un’euro-zona prostata dalle difficoltà economiche.
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