Una storia tragica e incredibile vissuta da un cittadino trentino, dapprima vittima di un'incidente drammatico che lo ha costretto sulla sedie a rotelle per sempre e poi vessato da equitalia in modo inumano e lapidatorio.
Ma ritorniamo indietro. Siamo alla fine degli anni 90', Fabio (nome di fantasia) è l'unico titolare di una ditta artigiana che da lavoro a circa 20 operai, consolidata e riconosciuta sul territorio. Purtroppo il destino per lui sta preparando un brutto e tragico scherzo che cambierà per sempre la sua vita.
Una sera mentre torna dal lavoro è vittima di un pauroso incidente che lo costringe a combattere fra la vita e la morte per 3 anni. Fabio vince la sua battaglia, ma non fino in fondo, infatti rimane sulla sedia a rotelle con disabilità del cento per cento. Ma il primo indizio che la sua vita sia segnata dalla sfortuna sta nel fatto che a provocare l'incidente è un giovane nomade la cui macchina non è nemmeno assicurata, quindi per Fabio nessun risarcimento, solo un «mi scusi, arrivederci e grazie».
Già, perché ora viene il bello. Fabio dopo l'incidente rimane in coma per quasi 3 anni, durante i quali la sua ditta naturalmente va a rotoli. Ma non perchè deve pagare i debiti con i fornitori che sono già saldati, ma per l'impossibilità di presentare e pagare le imposte e gli enti previdenziali. Lo stato è lento ma inesorabile e mette in moto il suo braccio armato della morte; equitalia.
«Era meglio morire, – ci spiega tristemente Fabio – rimanere qui dopo quello che è successo da ulteriore sofferenza, sono stato un cittadino onesto e rispettoso delle leggi per tutta la vita ed ora che ho bisogno di aiuto, distruggono quello che rimane del sottile filo che mi lega a questa terra.»
Rimasto sulla sedia a rotelle e bisognoso di cure Fabio è ospitato a casa di parenti che amorevolmente lo aiutano, la sua pensione è di 600 euro, il minimo vitale. Ma ad equitalia questo interessa poco, infatti dopo poco tempo gli interessi sul debito si accumulano e dopo alcuni avvertimenti scatta il pignoramento del quinto della pensione. La soglia di sopravvivenza si abbassa ancora di più, a fronte di spese maggiori, costi dei farmaci e assistenza.
«Io mi ritengo fortunato – afferma Fabio – perchè ho trovato dei parenti con dei valori famigliari importanti che mi stanno aiutando, a volte penso ai disabili che magari con 600 Euro devono pagare un affitto, l'assistenza e tutto quello che serve per vivere, che tristezza.»
Ma il bello deve ancora venire, e qui davvero il succhiatore di sangue equitalia dimostra tutta la sua cattiveria, l'avvoltoio si prepara a colpire, e sarà un colpo letale.
Una triste mattina di Autunno del 2013 squilla il telefono di casa dei parenti di Fabio, è il direttore della banca che con voce flebile ed imbarazzata comunica che il conto corrente dove arriva la mini pensione di 600 Euro, (diventata nel frattempo di 500 per il pignoramento del quinto) del malcapitato Fabio è stato pignorata.
Il giorno prima era stata accreditata la pensione, equitalia ha aspettato l'arrivo della somma sul conto corrente ed è intervenuta. L'avvoltoio ha portato a termine il suo inesorabile attacco.
Ma i parenti del povero Fabio non ci stanno e decidono di consultare un avvocato. Parte subito un ricorso presentato al giudice in tempo record, anche perché quella pignorata è l'unica fonte di reddito per Fabio. Il giudice decide per il «congelamento» della somma, finchè non sarà data sentenza. La somma pignorata quindi, insieme ai prossimi due accrediti mensili della pensione, non sarà nella disponibilità ne di Fabio ne di equitalia.
Una legge parla chiaro a proposito, e dice che non è possibile il pignoramento di nessuna somma la cui disponibilità serve per il minimo vitale. Ma sembra che le leggi per equitalia non esistano proprio, o meglio, lo stesso ente spiega il pignoramento della somma in modo sconcertante e bizzarro: «Quando i soldi – spiega equitalia – arrivano su un conto corrente perdono la loro origine, quindi possono essere sottratti tranquillamente.» Incredibile!
Lo stato italiano solo alcuni anni aveva votato una legge che dice chiaramente che le pensioni non possono più essere ritirate come da tradizione agli sportelli delle poste ma devono essere accreditate sui conti correnti, questo equitalia lo sapeva bene.
Probabilmente questa è una delle tante tristi storie di vessazione e abusi perpetrati da equitalia nei confronti di cittadini trentini. Siamo andati a guardare il sito di equitalia, e per ironia della sorte esiste un menù nominato «servizi», dove si riportano modi e metodi di riscossione dei debiti, già, per equitalia questo è un servizio.
Ma all'interno del sito c'è anche di peggio, cliccando su «lavora con noi» si legge: «Il capitale umano è, per Equitalia, il principale patrimonio su cui investire per crescere. La consapevolezza di interpretare un ruolo fondamentale all’interno della società civile si traduce nella volontà di migliorare il servizio e garantire l’ascolto, per unire in modo nuovo e autentico i cittadini e le istituzioni nel comune impegno per un Paese più giusto.»
Questa per equitalia è la giustizia sociale, o la via da seguire per unire i cittadini con le istituzioni, se così fosse si può davvero pensare ad uno sterminio di massa.
Fabio, più volte nel raccontare la sua storia si è chiesto come sia possibile che lo stato, la provincia, il comune, non possano fermare queste ingiustizie sociali che fanno male, ma non fisicamente ma nell'anima e nella consapevolezza che non hai nessuno che ti difende e sei in balia dl più forte. Sempre Fabio alla fine ci ricorda che anche se la sentenza emessa dal giudice fosse positiva, i costi per suo avvocato sarebbero di alcune migliaia di euro e quidi alla fine lo sconfitto sarebbe sempre lui.
Ma la cosa che ci ha fatto rabbridire, è il vedere che ne da parte di Fabio, ne da parte dei suoi parenti ci sono rabbia o livore nei confronti dell'avvoltoio Equitalia o delle istituzioni. Rimane la disperazione, l'assenza di qualsiasi reazione emotiva di fronte a questa situazione, che viene espressa sotto forma di indifferenza, di inerzia fisica, quasi una sorta di silenziosa sottomissione.
È in quel momento che dal viso di Fabio scende una lacrima, forse è il suo modo di ringraziarci per aver avuto il coraggio di raccontare la sua storia, un racconto difficile da sentire ma soprattutto da vivere.
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