Trento
Progetti Vita: favorire il ruolo attivo dei disabili
Supportare la domiciliarità attraverso gli strumenti dell'integrazione socio-sanitaria e sostenere l'autonomia e il progetto di vita delle persone con disabilità.
Supportare la domiciliarità attraverso gli strumenti dell'integrazione socio-sanitaria e sostenere l'autonomia e il progetto di vita delle persone con disabilità.
È quanto persegue il disciplinare approvato oggi dalla Giunta provinciale, su proposta dell'assessora alla salute e solidarietà sociale, Donata Borgonovo Re: "L'obiettivo – commenta l'assessora – è quello di sperimentare un nuovo modello di intervento per l'inclusione nell'ambiente sociale e nella vita di comunità delle persone con disabilità, per favorirne un ruolo attivo".
Il progetto, il cui costo totale è di 92.000 euro, viene finanziato per l'80% dal Ministero del Lavoro e delle politiche sociali e per il 20% dalla Provincia autonoma di Trento.
La sperimentazione di un modello di intervento in materia di vita indipendente si inserisce in una prospettiva più ampia di sostegno alla domiciliarità e contrasto all’istituzionalizzazione, e vuole riconoscere alla persona un ruolo attivo nelle scelte della sua vita e della propria assistenza.
L’intervento è rivolto a persone disabili in condizione di non autosufficienza, intesa come limitazione nello svolgere autonomamente le normali attività relative alla cura del proprio corpo e alla mobilità, ma che opportunamente sostenute possono condurre una vita autonoma favorendone l’autodeterminazione, il miglioramento della qualità di vita, la permanenza nella propria casa e nell’ambiente sociale di riferimento.
L’avvio di questa sperimentazione si inserisce in un percorso di promozione della vita indipendente già attivo in provincia di Trento e parte da una proposta inviata al Ministero del Lavoro e delle politiche sociali dal Dipartimento Salute e solidarietà sociale e dall’Azienda provinciale per i servizi sanitari. La proposta, che ha ricevuto positiva valutazione, è stata finanziata dal Ministero con l'obiettivo di avviare un nuovo modello di intervento a favore della vita indipendente.
Destinatarie dell'intervento sono le persone adulte di età compresa fra i 18 e i 64 anni a cui è stata riconosciuta un'invalidità civile al 100%. Il progetto individualizzato viene costruito dall'Azienda sanitaria attraverso l' U.V.M. (Unità Valutativa Multidimensionale) del Distretto sanitario territorialmente competente, con il coinvolgimento dei diretti interessati.
L’obiettivo non vuole avere natura assistenziale bensì quello di favorire il più possibile l'indipendenza della persona disabile e la sua partecipazione alla vita di comunità intesa come attività lavorativa, di studio e di tempo libero.
Una delle principali novità consiste proprio nell’applicazione sperimentale di un modello di valutazione che trova le basi in alcuni domini dello strumento dell’ICF (International Classification of Functioning, Disability and Health – Classificazione internazionale del Funzionamento, delle Disabilità e della Salute) elaborato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità dalla portata innovativa e multidisciplinare. La misura dell’intervento sarà quantificata in relazione all’indicatore ICEF che considera la condizione economico patrimoniale del nucleo familiare.
L’utilizzo di questi due strumenti, rispetto ai progetti di vita indipendente attualmente in essere, permetterà di misurare in maniera oggettiva i bisogni e le reali necessità delle persone disabili richiedenti, rispondendo in maniera più equa e sostenibile.
L’auspicio è quello di implementare ulteriormente strumenti di intervento in linea con il Programma nazionale di azione biennale per la promozione dei diritti e l’integrazione delle persone con disabilità e la Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità.
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