Italia ed estero
Dove un bacio può uccidere: l’Ebola ha spezzato il cuore della Sierra Leone
La Sierra Leone ha recentemente sorpassato la vicina Liberia nella classifica dei paesi più colpiti dal virus Ebola. Secondo le ultime stime dell'Organizzazione Mondiale della Sanità, dallo scoppio dell'epidemia in marzo, il numero dei contagiati in Sierra Leone avrebbe raggiunto la cifra di 7.780, mentre la Liberia si sarebbe fermata a 7.719 casi.

La Sierra Leone ha recentemente sorpassato la vicina Liberia nella classifica dei paesi più colpiti dal virus Ebola. Secondo le ultime stime dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, dallo scoppio dell’epidemia in marzo, il numero dei contagiati in Sierra Leone avrebbe raggiunto la cifra di 7.780, mentre la Liberia si sarebbe fermata a 7.719 casi.
Quella che ha colpito l’Africa Occidentale è la peggiore epidemia di Ebola nella storia. In nessun paese com in Sierra Leone, il virus si sta diffondendo così velocemente. Nelle ultime tre settimane, i nuovi casi sono stati ben 1.400.
È passato giusto un decennio dalla guerra civile che mise in ginocchio la Sierra Leone, causando più di 50.000 morti. Ora, il paese si trova nuovamente a fronteggiare un nemico mortale. Un nemico invisibile, che si potrebbe nascondere in ogni goccia di fluido corporeo, sia esso sudore, sangue, o saliva.
L’epidemia ha stravolto la vita delle persone. Quando qualcuno si avvicina troppo, la reazione istintiva è ora quella di allontanarsi. Basta strette di mano, basta abbracci, basta baci. Un dramma per un popolo come quello della Sierra Leone, abituato, più di altri, al contatto fisico.
In questo clima di terrore, persino il calcio è stato bandito. Una tragedia per una popolazione ossessionata dallo sport, che vive il calcio come una seconda religione. Qui in molti sarebbero disposti a rinunciare a mangiare, pur di comprare il biglietto per andare allo stadio.
Ora però il campionato è stato sospeso. I campi di calcio sono vuoti. La gente non va neanche più a guardare le partire nei bar e nei cinema. Il virus si trasmette attraverso sudore, sangue e interazione: proprio gli ingredienti su cui fonda lo sport del calcio.
L’Ebola ha rubato l’anima agli abitanti della Sierra Leone. La paura del contagio ha vinto sul loro senso di umanità. Basti pensare a come ci si comporta con i malati. Di fronte a qualcuno che sta male, viene naturale desiderare di abbracciarlo, di toccarlo. Ma qui non è possibile, a meno che non si sia disposti a mettere a rischio la propria vita.
Lo stesso vale per i morti. È fondamentale evitare ogni contatto con la salma del defunto, specialmente se si tiene conto che nel 20% dei casi il virus viene trasmesso proprio durante i funerali.
Lunedì, l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha dichiarato di aver ampiamente conseguito gli obbiettivi che si era posta negli ultimi due mesi, e cioè, iltrattamento del 70% delle persone infette e la sepoltura del 70% delle vittime entro il primo di dicembre.
Allo stesso tempo pero, l’OMS ha anche fatto sapere che i risultati in Sierra Leone sono stati peggiori rispetto a quelli ottenuti negli altri paese.
Vien da chiedersi se la comunità internazionale stia facendo abbastanza per spegnere le fiamme dell’inferno africano o se piuttosto gli sforzi siano limitati a un’opera di contenimento, finalizzata a evitare che il virus possa diffondersi in altri paesi.
Di tutti i mali che stanno colpendo il mondo, l’Ebola è senza dubbio il più subdolo, perché annienta i legami sociali, trasformando i malati in veri e propri paria che devono essere evitati a ogni costo. La guerra contro il virus più essere vinta solo attraverso uno sforzo coordinato della comunità internazionale. Uno sforzo che richiede coraggio e, soprattutto, un profondo senso di umanità.
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