Trento
“Sguardi sull’Azerbaigian”: a Trento due giorni dedicati al partner strategico italiano
Dopo lo stop di Vladimir Putin al progetto del gasdotto South Stream, pensato per connettere direttamente Russia e Unione Europea, bypassando, via Europa meridionale, l'Ucraina, così come era stato fatto a nord con il realizzato gasdotto North Stream, il presidente del Consiglio Matteo Renzi ha continuato a ostentare tranquillità.

Dopo lo stop di Vladimir Putin al progetto del gasdotto South Stream, pensato per connettere direttamente Russia e Unione Europea, bypassando, via Europa meridionale, l’Ucraina, così come era stato fatto a nord con il realizzato gasdotto North Stream, il presidente del Consiglio Matteo Renzi ha continuato a ostentare tranquillità.
I contratti in essere tutelano l’Eni e le altre società italiane, mentre il governo ritiene che alla fine non ci saranno ostacoli insormontabili alla Trans Adriatic Pipeline (TAP), il gasdotto made in Azerbaigian, che dovrebbe essere realizzato fino alle coste della Puglia.
La TAP connetterà Italia e Grecia attraverso l’Albania, e permetterà l’afflusso di gas naturale proveniente dalla zona del Caucaso, del Mar Caspio e potenzialmente del Medio Oriente. Per il ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni, il gasdotto azerbaigiano rappresenta “un elemento di diversificazione molto importante. Lo era prima che ci fosse questo annuncio (lo stop a South Stream, ndr) e certamente può esserlo a maggior ragione ora”.
Lo stato caucasico dell’Azerbaigian si sta affermando quindi come un partner strategico di primo piano per la sicurezza energetica italiana ed europea. Ma la rilevanza geopolitica dell’Azerbaigian va ben oltre i suoi giacimenti di gas e petrolio e la possibilità di aprire canali di approvvigionamento energetici diversi da quelli tradizionali.
L’Azerbaigian è infatti un crocevia tra Oriente e Occidente, un paese dalla storia millenaria e al tempo stesso un attore che si affaccia con prepotenza sulla scena internazionale del terzo millennio, forte di un’economia in impetuosa crescita.
Ma è anche un paese segnato da un evento traumatico, che ha impresso un segno indelebile tanto sulla sua politica interna quanto sulle sue relazioni internazionali: l’aggressione armena, in seguito alla quale ha perso un quinto del suo territorio, il Nagorno Karabakh e le province limitrofe. Lo scontro armato si è concluso nel 1994 ma il conflitto è ancora lontano da una soluzione. L’Azerbaigian continua a reclamare i territori che gli sono stati sottratti e un milione di profughi azeri non ha abbandonato il sogno di tornare nelle proprie case.
Il rilievo internazionale dell’Azerbaigian non si limita però alle questioni energetiche e geostrategiche. Il paese caucasico è infatti anche la patria di Essad Bey, autore vissuto nelle prima metà del Ventesimo secolo, che si è affermato come scrittore di fama mondiale con il romanzo “Ali e Nino”, storia di amore e passione, guerra e rivoluzione, nonché viaggio attraverso Islam e Cristianesimo.
Infine, in questo periodo in cui l’allarme dell’estremismo islamico sembra risuonare in ogni angolo del globo, il piccolo stato caucasico, costituito da una maggioranza musulmana, va tenuto particolarmente sotto osservazione per il rischio di potenziali di travasi della guerriglia jihadista.
Le vicende dell’Azerbaigian sono ancora poco note al pubblico italiano. Questa considerazione non vale invece per gli studiosi di politica internazionale che, già da tempo, hanno cominciato ad apprezzare l’importanza dello stato caucasico come oggetto di studio. A tal riguardo, di indubbio interesse è il lavoro del Centro Studi sull’Azerbaigian di Levico Terme.
Quello di Levico è il primo centro sull’Azerbaigian in Europa. Costituito nella scorsa primavera, il Centro Studi sull’Azerbaigian svolge un’intensa attività di studio, ricerca scientifica e divulgazione sulla cultura e sulla storia dell’Azerbaigian e, più in generale, sul Caucaso e la regione del Caspio.
All’interno di quest’attività di ricerca e divulgazione si inserisce il convegno “Sguardi sull’Azerbaigian”, che si terrà il 5-6 dicembre nella “Sala Rosa” del Palazzo della Regione Autonoma Trentino-Alto Adige. Il convegno annuale, alla sua seconda edizione, rappresenta un’importante occasione per fare il punto della situazione sugli studi italiani sull’Azerbaigian e dare il via a nuove ricerche.
L’evento, aperto al pubblico, rappresenta però anche un’importante opportunità per tutti coloro che sono interessati a conoscere meglio la realtà del Caucaso. Il programma è fittissimo. Tra il pomeriggio di venerdì (inizio alle ore 15, entrata da Piazza Dante 16) e la mattina di sabato (inizio alle ore 9, entrata da Via Gazzoletti 2) si parlerà di sicurezza, energia, storia e letteratura.
Tra i vari interventi, ricordiamo: “Rischio di travasi della guerriglia jihadista?”, di Emanuele Giordana; “Dopo l’Ucraina: l’Azerbaijan e l’Occidente”, di Fernando Orlandi; “Le relazioni tra Stati Uniti e Azerbaigian: tra opportunità cooperative, potenzialità e limiti”, di Andrea Nasti; “Nuovi accenti nelle relazioni turco-azerbagiane”, di Davide Zaffi e “Essad Bey/Kurban Said: Cantore di un impero scomparso”, di Massimo Libardi.
Un’occasione imperdibile per avvicinarsi a un paese che riveste un ruolo sempre più importante nelle considerazioni strategiche italiane. Un vicino che non è più possibile ignorare.
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