Italia ed estero
Major: Meno immigrati o la Gran Bretagna lascerà l’Ue
“C'è solo il 50% delle possibilità che il Regno Unito resti nell'Unione Europea”, a dirlo non è Nigel Farage, il politico più euroscettico del Regno Unito, ma piuttosto Sir John Major.

“C’è solo il 50% delle possibilità che il Regno Unito resti nell’Unione Europea”, a dirlo non è Nigel Farage, il politico più euroscettico del Regno Unito, ma piuttosto Sir John Major.
Major è stato primo ministro britannico dal 1990 al 1997 e durante il suo mandato si distinse per uno spiccato europeismo. Ma, durante un discorso tenuto giovedì a Berlino, non ha potuto far meno di constatare che, in Gran Bretagna, l’opposizione all’appartenenza all’Unione Europea ha ormai raggiunto “una massa critica”.
E ha messo in guardia: la frustrazione britannica va presa sul serio, “il rischio di separazione è reale e potrebbe danneggiare il futuro del Regno Unito e dell’Europa nel suo complesso”.
Le affermazioni di Major si inseriscono nel dibattito sul referendum che dovrebbe permettere ai britannici di decidere se restare o meno all’interno dell’Unione Europea. Referendum che David Cameron, l’attuale primo ministro, ha promesso di convocare se il suo partito, il Partito Conservatore, vincerà le prossime elezioni generali, che si terranno nel maggio del 2015.
In caso di riconferma, Cameron ha anche assicurato che andrà a Bruxelles per rinegoziare le condizioni con cui la Gran Bretagna ha vincolato la sua appartenenza all’Unione Europea.
“Le possibilità di un’uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea sono attualmente al 50%. Ma se le negoziazioni andranno male, aumenteranno. Al contrario se Cameron riuscirà a spuntare una riforma, scenderanno”, ipotizza Sir Major.
L’ex primo ministro si mostra poi molto favorevole al referendum sull’appartenenza all’Unione Europea. “Se l’elettorato si esprimerà a favore della permanenza nell’Ue, il governo britannico avrà un nuovo mandato per far sentire la voce del popolo britannico in Europa. Se così non sarà, non avremo altra scelta che rispettare la volontà dei nostri elettori e andarcene”.
Major tenta anche di analizzare i perché dell’impopolarità del progetto europeo nel Regno Unito. E afferma: “La nostra gente fa fatica a digerire l’interferenza delle autorità europee in scelte che sono state gestite per generazioni secondo un approccio prettamente nazionale”.
L’ex primo ministro sta facendo riferimento alla questione spinosa delle politiche migratorie. E se da un lato riconosce che economie avanzate come la Gran Bretagna “hanno bisogno di giovani stranieri dotati delle giuste conoscenze per stimolare l’economia del paese”, dall’altro sostiene che la libertà di circolazione delle persone non è più “sacrosanta”.
Quello di Major è un vero e proprio endorsement alla recente proposta del primo ministro David Cameron di limitare il numero di immigrati provenienti dall’Unione Europea.
Una proposta che “ascolta la voce dei cittadini britannici”, che considerano eccessivo il numero di cittadini Ue che si trasferiscono in Gran Bretagna e che hanno diritto ai sussidi e al sostegno stato sociale. Ma anche una proposta che viola il principio europeo di “libertà di circolazione delle persone” e che ha mandato su tutte le furie la cancelliera tedesca Angela Merkel.
“È una questione di numeri… se compariamo il numero dei migranti con le dimensioni del paese che li accoglie, la Gran Bretagna ha accolto il più grande movimento migratorio nella storia dell’Europa in tempo di pace”, fa notare Major.
E aggiunge: “Non sono sorpreso che così tanti migranti vogliano migliorare il loro stile di vita trasferendosi nel Regno Unito. La loro scelta è un tributo al mio paese. E laddove i numeri potessero essere assorbiti, siamo pronti ad accoglierli”.
Ma non è così. “Il flusso di migranti è stato di proporzioni tali che la salute pubblica, lo stato sociale, e il sistema scolastico britannico sono in pericolo e molti tra gli individui più poveri nella società hanno visto un peggioramento delle loro condizioni di vita… La nostra piccola isola non può assorbire i numeri attuali a questa velocità: è materialmente e politicamente irrealizzabile, se non al prezzo di un enorme dissenso pubblico”.
“Siamo ben lontani dal chiedere la fine della libera circolazione. Piuttosto, laddove le pressioni sono incontenibili, chiediamo di poterle limitare”, puntualizza l’ex primo ministro. E conclude: “E diciamoci la verità, questo è quello che farebbe qualsiasi paese sottoposto alle pressioni migratorie cui è sottoposta la Gran Bretagna”.
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