Italia ed estero
La Commissione della discordia: Il parlamento europeo si spacca sui nomi dei nuovi commissari
Gli esami non finiscono mai. Anche per i futuri commissari dell'Unione Europea. Il Parlamento europeo ospita infatti in questi giorni le audizioni dei 28 candidati designati dagli stati membri per entrare a far parte della nuova Commissione Ue.

Gli esami non finiscono mai. Anche per i futuri commissari dell’Unione Europea. Il Parlamento europeo ospita infatti in questi giorni le audizioni dei 28 candidati designati dagli stati membri per entrare a far parte della nuova Commissione Ue.
In questa sorta di “test di ingresso”, cinque di loro sono già stati rimandati. Studenti impreparati o ostaggi dello scontro tra socialisti e popolari? Il patto tra i due maggiori azionisti della grande coalizione europea sembra già vacillare.
Il britannico Jonathan Hill, commissario designato ai servizi finanziari, è stato il primo in ordine di tempo a non ottenere il disco verde dei deputati europei. La sua audizione, nel primo pomeriggio di mercoledì, non ha infatti convinto. Numerose perplessità sono state sollevate in merito al suo passato da lobbista e alla sua presunta vicinanza alla City di Londra.
“Mettere Hill alla finanza, sarebbe come mettere una volpe alla guardia del pollaio”, questo il commento di chi si oppone alla sua candidatura. A Hill saranno quindi inviate ulteriori domande scritte, e poi la conferenza dei presidenti deciderà se sottoporlo a una nuova interrogazione in Aula.
È stata poi la volta dell’ungherese Tibor Navracsics e della ceca Věra Jourová. Il primo, designato alla cultura, è in difficoltà soprattutto per il suo sostegno incondizionato al modello di “democrazia illiberale” del primo ministro ungherese Viktor Orbán.
Poco convincente è stata pure l’audizione della Jourová, designata a giustizia, consumatori e uguaglianza di genere. Di conseguenza, sia lei che Navracsics dovranno fornire per iscritto ulteriori chiarimenti su diversi temi rilevanti del loro portafoglio.
Ma le audizioni più contestate sono state quelle del candidato spagnolo, Miguel Arias Cañete, e del candidato francese, Pierre Moscovici.
Cañete, popolare, è stato messo sotto torchio da tutti gli schieramenti, eccetto il suo. Possessore fino a pochi giorni fa di azioni delle società Petrolifera Ducar e Petrologis Canarias, lo spagnolo vede sempre di più allontanarsi la possibilità di diventare commissario. Si è allargato infatti il fronte di coloro che giudicano i suoi legami con l’industria petrolifera come incompatibili con il portafoglio che andrà a gestire. La decisione è rimandata alla prossima settimana.
Non se la passa meglio il socialista Moscovici, commissario designato agli affari economici, finito ieri sotto il fuoco incrociato di liberali e popolari. La sua colpa? Essere stato ministro delle finanze francese. In termini di politiche economiche, la Francia ha infatti profondamente deluso gli altri stati membri per la sua incapacità di tenere fede alle promesse.
A tal riguardo, il governo francese ha dichiarato proprio a inizio settimana che anche nel 2015 il disavanzo del paese supererà il 3% del PIL, tetto massimo fissato dagli accordi europei. E poco conta se Moscovici si affanna a ripetere: “Non ho fatto deroghe come ministro e non le farò come commissario. Ho sempre rispettato le regole e le farò rispettare”.
“Quelle di rispettare il Patto di Stabilità e di progredire nelle riforme strutturali sono belle parole. Ma solo le azioni contano”, replica Burkhard Balz per i popolari. E in tal senso, Moscovici, durante la sua esperienza da ministro delle finanze francese, pare aver dimostrato di essere troppo distante dai dettami dell’austerità. Ed è così che, entro domenica, anche lui dovrà rispondere per iscritto ad altre domande.
Ma come andranno a finire queste audizioni? Il tiro al piccione generalizzato sta mettendo a repentaglio la tenuta della grande coalizione tra popolari, socialisti e liberali, nonché complicando enormemente il compito del nuovo presidente della Commissione Jean Claude Junker.
Di fronte al rischio concreto di implosione della grande coalizione, Martin Schulz, presidente del Parlamento europeo, ha fatto sapere che Moscovici sarà confermato solo settimana prossima, contestualmente alla chiusura del dibattito sulla candidatura di Cañete.
È probabile quindi che l’intera vicenda si concluda con un compromesso tra le varie forze politiche e che tutti i commissari designati siano confermati. Il boccone amaro sarà ingoiato: popolari e liberali accetteranno i candidati socialisti e i socialisti faranno altrettanto con i candidati popolari e liberali, anche se li ritengono impresentabili.
Questo è il prezzo politico della grande coalizione.
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