Italia ed estero
Isis:il califfato dello stupro
Le decapitazioni di giornalisti occidentali e i relativi video diffusi sul web sollecitano sgomento in tutta la comunità internazionale.
Le decapitazioni di giornalisti occidentali e i relativi video diffusi sul web sollecitano sgomento in tutta la comunità internazionale.
Ma esiste un altro barbaro crimine del quale i combattenti dell’ISIS si macchiano quotidianamente: lo stupro. L’umiliazione e l’abuso di donne, considerate razza inferiore, è una pratica atroce e disumana che, insieme alle altre, va ad aggiungersi alla brutalità dei metodi di questo regime.
L’ISIS si presenta come una organizzazione religiosa, orientata alla restaurazione del califfato e alla re-introduzione di norme comportamentali risalenti ai tempi di Maometto e dei suoi seguaci. Tuttavia, qui si tratta di stupro e non di tradizionalismo religioso. L’ISIS può giustificare le violenze sessuali con motivazioni religiose, affermando che le vittime avessero violato la legge islamica o fossero infedeli, ma i suoi leader non sono così ingenui da non considerare che questa è solo un’altra forma di guerra.
Le violenze sessuali sono commesse su vasta scala. L’ONU ritiene si tratti di almeno 1.500 vittime tra donne, bambine e bambini. I crimini perpetrati vanno dallo stupro, ai matrimoni forzati, alla schiavitù sessuale. Tali soprusi sono spesso utilizzati come sistema punitivo nei confronti della popolazione civile e ancor più come strategia del terrore e pratica intimidatoria.
In particolare, le donne appartenenti a minoranze religiose come gli yazidi o i cristiani assiri vengono rapite dai villaggi, rinchiuse in prigioni e messe davanti ad una tremenda scelta. Coloro che decidono di convertirsi all’Islam sono vendute ai combattenti dell’ISIS come spose, per un prezzo che varia dai 25 ai 150 dollari. Le prigioniere che invece rifiutano la conversione, sono quotidianamente stuprate e condannate ad una morte lenta e straziante.
La sorte delle donne musulmane non è certo più fortunata. Le notizie che giungono dalla Siria e dall’Iraq riportano la diffusione della pratica della mutilazione genitale femminile e di ricorrenti gravidanze frutto di stupri. Le donne rimaste incinte a seguito di stupri sono emarginate dalla comunità, e spesso divengono oggetto di delitti d’onore ad opera dei loro stessi familiari.
Tuttavia, né i governi, né le organizzazioni internazionali che operano sul territorio sembrano in grado di porre fine a questi crimini, limitandosi a condanne verbali delle atrocità che le vittime sono costrette a subire.
Sorge dunque spontaneo chiedersi come mai la commissione di questi orrendi crimini contro l’umanità non abbia in Occidente la stessa risonanza dei video di esecuzioni. Eppure, la campagna di violenza sessuale messa in atto dallo Stato Islamico avrà effetti duraturi e devastanti sulle vittime e sulle società di Iraq e Siria.
La brutalità di questo regime svela la sua ipocrisia nel professarsi un gruppo di guerrieri santi, artefici di un nuovo ordine mondiale fondato sui valori islamici. È su tale ipocrisia che gli altri stati dovrebbero far leva, al fine di privare l’ISIS del sostegno e dei consensi che riceve in Iraq e da parte suoi sostenitori all’estero.
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