Italia ed estero
La guerra mai dichiarata che minaccia l’Europa
Sono purtroppo sempre più insistenti le voci di chi attribuisce ai Paesi del Golfo un ruolo diretto nel processo di dissoluzione della Libia.
Sono purtroppo sempre più insistenti le voci di chi attribuisce ai Paesi del Golfo un ruolo diretto nel processo di dissoluzione della Libia.
Ieri (lunedì) il Primo Ministro libico Abdullah al-Thinni ha accusato apertamente il Qatar di aver inviato tre aerei militari, carichi di armi, al gruppo di guerriglieri che controlla l'aeroporto di Tripoli. In una dichiarazione alla Qatar News Agency, il vice Ministro degli Affari Esteri qatariota Abdullah al-Rumaihi ha risposto all'addebito, rigettando in toto le accuse.
A questo scambio di battute si aggiungono almeno quattro misteriosi attacchi aerei portati a termine nella notte di lunedì da velivoli non identificati contro postazioni strategiche, controllate dai miliziani del gruppo ribelle Lybian Dawn.
Secondo media locali, sarebbero stati colpiti magazzini e depositi di armi nei sobborghi di Tripoli, provocando almeno una vittima.
Già in agosto, il New York Times aveva pubblicato alcune indiscrezioni di funzionari statunintensi, che indicavano l'Egitto e gli Emirati Arabi come i veri mandanti delle precedenti incursioni aeree segrete. Tuttavia non vi sono mai state ammissioni di responsabilità da parte dei rispettivi rappresentanti governativi per nessuno degli attacchi.
Nonostante il rigetto delle accuse da parte di tutte le vicine potenze regionali interessate, appare sempre più probabile la loro ingerenza diretta negli affari interni libici. Sembra infatti ripetersi quello schema a cui siamo oramai abituati fin dall'inizio delle prime manifestazioni della Primavera araba del 2011.
Ovunque vi sia stato un moto di protesta nel mondo arabo, sono infatti affluite armi e finanziamenti capaci di sovvertire l'ordine geopolitico esistente. A ben vedere, i finanziatori non erano mossi dall'intenzione di aiutare popolazioni oppresse da decenni e ridotte alla fame, ma erano piuttosto interessati ad aumentare la propria influenza regionale.
La lotta che, sommessamente, contrappone il Qatar all'Arabia Saudita ed agli altri Paesi del Golfo sta acquistando un'enorme rilevanza geopolitica ma continua ad avere una bassissima risonanza mediatica. Purtroppo, ciò che più si avverte sono le sue terribili conseguenze.
La tragedia siriana, le repressioni egiziane, la guerra civile in Libia, l'ostinazione di Hamas, i naufragi nel Mediterraneo e perfino il Califatto traggono, infatti, tutti inesorabilmente origine – perlomeno finanziaria – dallo scontro fratricida in atto all'interno del mondo sunnita.
Ora che anche la Libia si avvia ad essere considerato uno Stato fallito de facto e che gli scontri al suo interno hanno raggiunto un livello esasperante per la popolazione civile, l'Europa deve reagire. Appare necessario avviare un confronto diplomatico al fine di mettere tutti i Paesi del Golfo davanti alle proprie responsabilità, arrestare gli ingenti flussi di denaro e di armi diretti ai miliziani ed avviare un grande processo politico-militare che porti alla stabilizzazione dell'intera regione.
Davanti all'eventuale inerzia dei partners europei, dovrà essere l'Italia a lanciare un grido di allarme, perché con ogni probabilità sarà la prima ad essere travolta dalle conseguenze nefaste di questa guerra mai dichiarata.
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