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Non sono un'esperta di conflitti armati. Non riesco ad affrontare l'argomento perché mi turba profondamente.
E neanche sono esperta di Islam per poter valutare se ciò che è scritto in
questo articolo sia del tutto condivisibile.
I miei studi mi hanno portato a comprendere quanto siamo debitori al mondo islamico in termini di cultura scientifica e matematica, ma non so molto della religione islamica e da atea fatico a comprendere le ragioni diell'agire in nome di un dio e non in nome di un'etica, individuale e collettiva, laica e rispettosa delle vite altrui.
Gli estremismi e i fanatismi non mi piacciono in nessun ambito e credo che ci siano valori, al di sopra delle religioni, da sostenere e promuovere senza porre confini ideologici tra popoli.
Da quando ho imparato a leggere, la questione delle donne bottino di guerra è stata il corollario di tutti i conflitti in cui gli uomini si sono esibiti per confermare la loro virile supremazia su altri popoli.
Pagine di mitologia e di epica sono piene di descrizioni di eroi (già, i combattenti ci vengono sempre raccontati come eroi) e delle loro donne rapite o conquistate con la forza.
E di stupri di donne da parte di soldati conquistatori abbiamo sempre sentito parlare, così come di ventri di donne gravide, squarcati per impedire la sopravvivenza del popolo che si vuole conquistare.
Chi ha letto il libro "La ciociara"di Moravia, o ne ha visto il film, non può dimenticare lo strazio della scena dello stupro di soldati arrivati sul nostro suolo per contribuire alla liberazione del nostro paese dalla dittatura fascista.
Mai però ero giunta ai conati di vomito che ho avvertito leggendo le
parole di una ragazza più piccola di mia figlia.
Mi chiedo il senso di sostenere economicamente e con forniture di armi e aerei di guerra conflitti nel mondo.
Mi chiedo il senso di una politica estera incapace di fare valere la ragione, cieca di fronte agli orrori.
Non importa chi sia artefice di orrori, se l'avversario o l'alleato.
Le cronache dei conflitti, quando riescono a varcare la cortina di censura posta, di fatto, per rendere accettabile non solo l'esistenza di conflitti ma anche l'impegno dei governi occidentali nei conflitti, ci raccontano che il conflitto armato genera scempio di umanità ed alimenta la brutalità atavica dell'uomo.
Condivido quanto ha dichiarato recentemente
Barbara Spinelli a proposito di un conflitto armato e feroce, quello in Ucraina, che si sta consumando a due passi da noi.
L'europarlamentare del GUE, criticando l'inutile compiacimento europeo, dichiara "…la soddisfazione è fuori luogo e inoltre infeconda. Più che una forza, conferma una debolezza europea che persiste e dura. Le sanzioni non sono l'equivalente di una politica, se per politica intendiamo agire con cura e conoscenza nei conflitti che tormentano il nostro 'estero vicino', a Est come a Sud dell'Unione"
Ho visto di recente un film, un insolito naufrago nell'inquieto mare d'Oriente, che mi sembra molto più efficace di tanti inutili discorsi in politichese autocelebrativo e ricco di alibi per giustificare l'ingiustificabile.
Questo film, proposto come divertente commediola, è tutt'altro: è la ridicolizzazione di entrambe le parti, che, di fatto, sono molto più simili di quanto credano, è la messa in evidenza del potere distruttivo del conflitto vissuto attraverso le piccole azioni quotidiane, è l'umiliazione del soldato armato che si sente rinvigorito quando, a sua insaputa, beve nient'altro che sperma di maiale, in una sequenza in cui alla sacralità del maiale per palestinesi ed israeliani si contrappone l'immagine negativa che noi occidentali attribuiamo allo stesso animale.
In questo film, in cui, a parer mio, l'implicito è molto più eloquente di ciò che viene esplicitato ed i silenzi parlano più di tanti discorsi, il messaggio è evidente: il conflito armato non ha ragion d'essere, il conflitto armato è stupido.
Aggiungo che è insopportabilmente crudele e sempre meno capisco le donne che scelgono di prendere il fucile e affiancare gli uomini nella loro follia autodistruttiva.
anterfra@gmail.com
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