Trento
In Trentino 101 minori in visite protette
Secondo la risposta dell’Assessore alle Politiche Sociali Donata Borgonovo Re all’interrogazione del Consigliere Provinciale Giacomo Bezzi, volta a fare chiarezza sullo servizio di spazio neutro del Trentino, nel 2014 ben 101 bambini hanno visto i genitori in regime di visita protetta per meno di 4 ore alla settimana, questa la risposta data dall'assesorato al Comitato dei Cittadini per i diritti Umani (CCDU).
Secondo la risposta dell’Assessore alle Politiche Sociali Donata Borgonovo Re all’interrogazione del Consigliere Provinciale Giacomo Bezzi, volta a fare chiarezza sullo servizio di spazio neutro del Trentino, nel 2014 ben 101 bambini hanno visto i genitori in regime di visita protetta per meno di 4 ore alla settimana, questa la risposta data dall'assesorato al Comitato dei Cittadini per i diritti Umani (CCDU).
Di questi, un impressionante numero, ben 95 bambini, non viene mai lasciato solo con i genitori o con il genitore. Solo per 3 bambini l’operatore non è sempre presente mentre per altri 3 il servizio è stato sospeso nel corso dell’anno.
In altre parole, 95 bambini che non possono parlare alla loro mamma o papà nella loro lingua o sussurrarle qualcosa all’orecchio come disposto anche dalle linee guida sull’affidamento e ulteriormente chiarito dall’Assessore in risposta a un’altra interrogazione.
I genitori vengono addirittura seguiti in bagno e non è permesso nessun tipo di intimità con i figli. Un trattamento che dovrebbe essere riservato a pedofili, assassini e genitori violenti, che secondo una stima del 2010 sono circa il 6% mentre per il rimanente 94% dei genitori le motivazioni dell’allontanamento sono di natura psicologica, educativa o economica. Solo per 8 di questi bambini le visite sono aumentate gradatamente.
Tra i vari servizi spicca quello di Rovereto che ha aumentato le visite a ben 5 bambini. Per ben 56 bambini le visite sono rimaste invariate, mentre per gli altri sono state ridotte e sospese.
Per 12 bambini le visite sono state aumentate di una sola volta al mese. Per chi non è un tecnico questo significa che solo per 8 bambini c’è un progetto di recupero o rafforzamento della genitorialità che sta procedendo positivamente.
Un altro dato preoccupante che emerge dalla ricerca sono i 24 bambini che vedono i genitori in visite protette da oltre 2 anni e 16 bambini da oltre 1 anno: anche questo indica un progetto di recupero della genitorialità assente o inefficace. Secondo Silvio De Fanti, Vicepresidente del Comitato dei Cittadini per i Diritti Umani: «Questa ricerca è molto importante perché rivela una mancanza di progettualità nella tutela dei minori».
Evitiamo le polemiche sulle ingenti somme di denaro dei contribuenti versate per questo servizio e sui conflitti di interesse che vedono addirittura un giudice onorario che ha un ruolo in un’importante struttura che gestisce le visite protette.
La ricerca ci mostra soprattutto che in Trentino prevale una cultura psicologica e psichiatrica coercitiva che vede il disagio come una colpa e che punisce invece di riabilitare e aiutare le famiglie. In allineamento con le convenzioni internazionali sui diritti dei fanciulli, la legge 149/2001 prevede che nel provvedimento di allontanamento deve essere indicato un periodo di presumibile durata dell’affidamento rapportabile al complesso di interventi volti al recupero della famiglia d’origine.
Infatti la sentenza della Corte di Cassazione n. 16175 del 15 luglio 2014 afferma che gli operatori sociali e psicologici coinvolti devono avere un ruolo proattivo teso a sperimentare tutte le possibilità di successo del progetto di recupero della genitorialità.
Ci auguriamo che il Trentino abbia il coraggio di incamminarsi sulla strada della tutela degli affetti famigliari: «ci sono ben 101 bambini che attendono di potersi ricongiungere ai loro cari».
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